Lido di Camaiore
Livornesi arrestati per spaccio: «Hai una pasticca per un decino?». Le intercettazioni, chi sono e da cosa è partita l’inchiesta
Livorno, i 4 avevano come base il circolo anziani alla Leccia. Durante l’interrogatorio di garanzia si sono avvalsi della facoltà di non rispondere
LIVORNO. «Ciao, sono Luca, ti volevo chiedere una cortesia». «Dimmi». «Ma se ti do un decino, ce l’hai una pasticchina da vendermi per stasera?». «Sì, vieni qui da me che la vado a prendere subito che c’ho il motorino». «Ma tra quanto?». «Prima vieni, io devo arrivare in piazza dei Mille e tornare indietro. Ci metto un secondo, c’ho un Sh 150». «Eh, de, sai cosa... io son con lei e non mi volevo far vedere...». «Eh allora passa lì a trovarmi un secondo». «Eh, ti dicevo, ma se ti lascio un decino e poi tu allunghi un secondo e me lo butti sul marciapiede davanti casa?». «Ah voglia». «Si può fare?». «Oh fai 15 euro, dai topo, non c’ho una lira». «Dai guardo quando viene lei quando mi dà...».
L’inchiesta
Mentre parlavano erano intercettati dai carabinieri. È il 21 febbraio scorso quando Simone Mambrini – quarantenne livornese, ora agli arresti domiciliari, indagato per spaccio, lesioni e tentata estorsione – sta parlando al cellulare con Luca, un suo cliente secondo quanto ricostruito dagli inquirenti. Vuole la droga, ma allo stesso tempo ha paura di essere scoperto dalla fidanzata o comunque dalla persona che in quel momento è con lui. I militari dell’Arma, nei giorni scorsi, hanno arrestato quattro persone, fra cui Mambrini. L’inchiesta è partita dopo un pestaggio, da parte del quarantenne, nei confronti di un agente di commercio livornese che non avrebbe pagato 150 euro di prestazione sessuale a una prostituta: «Mi devi dare tutti i soldi e il tuo telefono sennò ti ammazzo», gli avrebbe detto il giovane, poi denunciato dalla vittima, fuori dal bar Sardelli, mandandolo all’ospedale con cinque giorni di prognosi. È da qui che è partita l’inchiesta, che si è poi estesa allo spaccio di droga: 1.200 vendite fra la Leccia, la Scopaia e Antignano, per un giro d’affari – secondo quanto ricostruito dal nucleo investigativo di Livorno – attorno ai trentamila euro. E la base, stando alla ricostruzione di alcuni clienti, al centro anziani della Leccia, un luogo frequentato anche da molti ragazzi, che uno degli indagati indicava come «suo ufficio».
Gli arresti
L’aggressione al professionista risale al 5 dicembre dell’anno scorso e l’inchiesta, coordinata dal pm Massimo Mannucci, è andata avanti per sei mesi. In carcere in regime di custodia cautelare per aver spacciato cocaina il quarantanovenne livornese Lido Frangini (a lui viene contestata anche la detenzione della droga sintetica Mdma) e la compagna Serena Barinci, di 38 e ora a Sollicciano, mentre per tentata estorsione e lesioni si trovano ai domiciliari (col divieto di comunicare verso chiunque, eccezion fatta per i conviventi) la cuoca trentaduenne Sibilla Bruselli e il fidanzato Mambrini, 40 anni, indagato pure per vari episodi di spaccio, accusati di aver pestato l’agente di commercio, minacciandolo di morte per convincerlo a pagare la prestazione sessuale e di aver intimidito al telefono una persona, mai identificata dagli inquirenti e da quanto emerso di nazionalità straniera, chiedendogli «dieci grammi di cocaina altrimenti sarebbe stato denunciato per aver staccato un orecchio» a una persona. Nell’inchiesta, anche se estraneo al filone in questione, compare anche un altro presunto spacciatore, soprannominato «Il sultano»: è il tunisino Akrem Zammaouri, arrestato nell’aprile scorso dalla Squadra mobile della polizia di Stato con 94,91 grammi di cocaina, 47 di eroina, 1,61 di hashish e materiale per confezionare il tutto.
L’interrogatorio
Per i quattro – tutti i livornesi e difesi dagli avvocati Marta Gaiotto, Mario Maggiolo, Linda Sozzi e Fabio Ungheretti – ieri mattina si è tenuto l’interrogatorio di garanzia, in videoconferenza, davanti al giudice per le indagini preliminari Marco Sacquegna. Tutti, stando a quanto emerso, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Gli accertamenti degli investigatori, in ogni caso, stanno andando avanti.
Ricariche Postepay
Al vaglio degli inquirenti anche numerose ricariche Postepay, grazie alle quali i carabinieri sono riusciti a risalire alle identità di alcuni clienti. Le transazioni, del tutto tracciabili, sarebbero la somma da corrisponde reper la droga, spesso cocaina, ma in alcuni casi anche marijuana e hashish. Pagamenti che oscillano dai 10 ai 250 euro, con gli estremi forniti ai tossicodipendenti tramite messaggio.
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