Il Tirreno

Livorno

L’intervento

Terminal Darsena Toscana: le preoccupazioni di Usb

di Maurizio Campogiani e Iacopo Simoncini

	Una delle grandi gru del terminal Darsena Toscana
Una delle grandi gru del terminal Darsena Toscana

L’organizzazione sindacale torna a puntare l’indice contro quello che definisce il monopolio delle concessioni affidate quasi esclusivamente ai grandi armatori

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LIVORNO. «Noi l’avevamo previsto». Suona più o meno così la nota con la quale l’Usb Livorno Settore Porto interviene nella vicenda del Terminal Darsena Toscana e nella quale, a suo giudizio, si stanno avverando le preoccupazioni che fin dal primo giorno, la stessa organizzazione sindacale aveva espresso pubblicamente.

«Sul “banco degli imputati” – commenta Usb – c’è oggi Grimaldi, in altri porti c’è Msc, ma alla base di questa vicenda c’è il meccanismo attuale delle concessioni e l’idea che ormai solo i grandi armatori possano e debbano ottenere le concessioni sui terminal. Un monopolio, assecondato dalle stesse Autorità di Sistema, che non fa bene ai territori, alla portualità e ai lavoratori. Perché questi grandi soggetti imprenditoriali costruiscono le proprie strategie non più tenendo in considerazione il potenziamento e lo sviluppo del singolo terminal e dei traffici che potrebbero essere attratti, ma solo sulla base di strategie nazionali e internazionali e sulle proprie fette di mercato e sui propri traffici».

Secondo Usb, anche lo stesso intervento dell’Antitrust si è sviluppato in questo senso senza considerare il fatto che, se proprio “monopolio” doveva essere, allora sicuramente il soggetto giusto poteva essere Msc e non certo Grimaldi. Questo perché, secondo l’organizzazione sindacale, Grimaldi ha già numerose partecipazioni in altri terminal livornesi e già, nei fatti, riveste il ruolo di massimo protagonista nel nostro porto.

«Questa cosa – aggiunge Usb – era purtroppo chiara fin dal primo giorno e fecero sorridere le prime dichiarazioni sia dell’Autorità Portuale e sia di alcuni soggetti imprenditoriali o cooperativistici che pensavano di arrivare ad accordi vantaggiosi con gruppi armatoriali che non tengono minimamente in considerazione né gli equilibri del territorio né tantomeno il benessere e il vero sviluppo della portualità livornese. Se da una parte i monopoli armatoriali sono un problema l’altra grande questione è l’assenza di una strategia comune di tutti quei soggetti che “portano avanti” materialmente il nostro porto e cioè le società articolo 16 e quella articolo 17, ovvero chi gestisce la manodopera. Perché nella fase attuale chi rischia di trovarsi più in difficoltà, oltre che ovviamente i portuali della Tdt (ma più nel lungo periodo) sono proprio questi soggetti. E a questo punto la creazione di un unico polo di manodopera nel nostro porto non è più rinviabile. Per il sistema delle concessioni servirebbe invece una riflessione e una mobilitazione nazionale, a partire da quanto successo a Genova, per mettere in discussione l’impianto generale. Da parte dell’attuale Governo invece riscontriamo un’assenza di intervento se non addirittura una volontà di accentuare dinamiche pericolose per tutta la portualità italiana».

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