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Livorno, medici di famiglia sempre più oberati: «Colpa della sanità in stile Amazon»

di Giulio Corsi
Livorno, medici di famiglia sempre più oberati: «Colpa della sanità in stile Amazon»

Il segretario provinciale Massimo Angeletti: «Aumentano le richieste con pretesa di risposte in tempo zero».È la giornata mondiale del medico di base: secondo un sondaggio Ipsos il 70% dei pazienti è soddisfatto del proprio curante

19 maggio 2024
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Livorno Oggi è la giornata mondiale del medico di famiglia. Nell’occasione la Fimmg, il principale sindacato dei medici di base, ha pubblicato i risultati di un sondaggio Ipsos secondo cui il 70% dei cittadini italiani è soddisfatto del proprio curante. Secondo l’indagine il 77% degli italiani vede nel proprio dottore una persona di fiducia, che rappresenta il punto di riferimento principale per la gestione della propria salute, mentre per il 18% il medico di base è la guida utile per individuare procedure, specialisti e strutture più adatte per le proprie esigenze.

Massimo Angeletti, segretario provinciale Fimmg e coordinatore dei medici di famiglia livornesi, siete contenti di questo giudizio?

«Ringraziamo la cittadinanza: il questionario Ipsos dice che due terzi della popolazione è contenta del proprio medico e gradisce che la sua salute sia gestita da noi. Questo dato va inquadrato in un contesto complesso, dove la richiesta di salute è sempre più presente e pretende risposte sempre più rapide, ma noi non abbiamo la bacchetta magica...».

Insomma, c’è soddisfazione ma ci sono pure problemi quotidiani.

«Non sempre c’è la necessità di risposte veloci come vengono richieste da alcuni assistiti. Tra l’altro siamo rallentati nelle nostre attività dal carico burocratico che è sempre maggiore. Un’indagine recente fatta in Veneto dice che la burocrazia dal 2013 è raddoppiata, questo rallenta e rende difficoltoso il nostro lavoro. Parlo di certificazioni, compilazione di moduli, ricette, un grande aumento del lavoro che ci sottrae all’attività clinica – diagnostica e terapia – che è il nostro obiettivo».

Qual è la strada per uscirne?

«La modificazione della nostra organizzazione che deve passare dalla classica strutturazione individualista che avevamo 30 anni fa nel cosiddetto ambulatorio di condominio, ad un ambulatorio in cui siano aggregati più medici con un servizio di segreteria che è fondamentale. In prospettiva poi ci sono le Case della Salute che miglioreranno la qualità dell’assistenza sanitaria e offriranno servizi aggiuntivi. Non si può prescindere da questa organizzazione altrimenti i tempi del servizio si allungheranno».

Quanti sono i medici a Livorno che ancora lavorano in quello che lei chiama ambulatorio condominiale?

«Un terzo. Siamo 95 tra Livorno e Colle, dunque una trentina».

Tanti...

«Sì, ma solo una piccola parte ha scelto di stare senza personale di segreteria. Molti hanno fatto domanda per avere personale aggiuntivo e sono in attesa di una risposta da parte dell’Asl. Stiamo premendo sulla direzione perché conceda a chi ha fatto domanda il contributo per personale aggiuntivo. Alcuni aspettano da due anni».

95 medici di famiglia non sono pochi? Qualche anno fa eravate 120.

«Siamo al massimo delle uscite per pensionamento e al minimo delle entrate per la sciagurata scelta del numero chiuso all’università fatta qualche anno fa».

Questa riduzione cosa comporta?

«Un aumento del numero di pazienti per singolo medico».

Alla fine siete tutti massimalisti...

«Il tetto è ancora a 1.500 assistiti per medico, salvo per chi ha fatto la scelta di deroga a 1.800. Una opzione permessa solo a chi abbia un’organizzazione con segretaria e personale, perché da solo non ce la fai a coprire 1.800 persone».

Quanti medici hanno optato per salire a 1.800?

«Quattro colleghi. Ma in tanti sono abbondantemente sopra i 1.500, perché non sono conteggiate le persone extracomunitarie o con domiciliazione di un anno. Con questi assistiti chi è a 1.800 arriva anche a duemila e oltre».

Con peggioramento del servizio?

«C’è un aumento del carico di lavoro e un allungamento dei tempi, ma il servizio è rimasto buono e i pazienti non se ne lamentano. Il carico è raddoppiato, come dicevo si è modificata la richiesta sanitaria, siamo in una sanità in stile Amazon, per cui le persone sono abituate ad avere una risposta per tutto e la chiedono a tempo zero. C’è un’ansia sanitaria che comporta un maggiore accesso da noi e nelle strutture sul territorio, guardia medica e pronto soccorso».

È per questo che le visite domiciliari sono sempre più rare?

«Continuiamo a fare visite domiciliari laddove ci sia necessità e il paziente abbia difficoltà ad allontanarsi dal domicilio per condizioni croniche o per uno stato di salute che non gli permette di lasciare il domicilio, condizione che però non è quasi mai presente. Il giovane raramente trova difficoltà a venire in ambulatorio per un po’ di febbre, diversa è la situazione dell’anziano fragile che si trova di fronte alla riacutizzazione di una patologia severa, in quel caso andiamo a domicilio, ma bisogna ricordare che una visita domiciliare comporta un impiego di tempo che è 4 volte quello di una visita ambulatoriale».

È cambiato il mondo: un tempo il medico di famiglia andava sempre a casa...

«Nell’ottica dell’aumento di richieste andare sempre a domicilio come accadeva trent’anni fa porterebbe al collasso del sistema e allora dobbiamo fare delle scelte. Prima c’era un abuso: 35 anni fa, a inizio carriera, sono andato a domicilio a vedere i raffreddori, era una prassi consolidata che a fronte di un piccolo disturbo il medico dovesse recarsi a casa, non era una forzatura, era un’abitudine a cui tutti i medici volentieri aderivano».

Ultimamente sembrava che l’allarme per la carenza dei medici fosse rientrato.

«In città la carenza non si sta verificando. Prima molti dei 120 medici livornesi non erano saturi. La media erano mille pazienti a medico, ora quasi tutti sono massimalisti o comunque tra 1.300 e 1.400 assistiti ma questo non viene avvertito da popolazione che continua ad essere assistita come prima. Certo che qualche medico in più farebbe comodo, a breve dovrebbero arrivare nuovi medici anche su Livorno. Casomai la carenza maggiore è nelle periferie e soprattutto nei piccoli centri dove non sempre si trova il medico disposto ad andare».

Le zone nord della città, Shangai, Corea, Sorgenti hanno sempre meno ambulatori.

«Il problema per quei quartieri è complesso e stiamo cercando di trovare una soluzione che arriverà quando sarà creata la Casa della Salute Hub della zona nord. Attualmente la problematica è legata al fatto che in quelle zone i medici non vanno, non perché non gli piaccia ma perché non sono presenti associazioni che in questo momento sono fondamentali e allora il medico giovane che entra in convenzione a Livorno preferisce aderire ad associazioni esistenti che sono presenti in centro e nella zona sud. Se si trovasse la possibilità di creare ambulatori e associazioni – e si torna al tema dei contributi aziendali – la situazione potrebbe sbloccarsi. Attualmente la carenza è esiste, ma è possibile che in tempi non lunghissimi alcuni colleghi di prossima nomina siano disponibili a recarsi lì».

Intanto è arrivata la possibilità di allungare a 72 anni l’uscita per pensionamento. Quanti aderiranno?

«Ci sono alcuni medici tra cui il sottoscritto a cui è stata data la possibilità di aderire al prolungamento a 72 anni, per dare un ulteriore supporto all’eventuale carenza. Nei prossimi due anni dovremmo essere almeno sette». l

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