Acquedotti, reti, bacini e dissalatori: all'Iti Galilei di Livorno Asa svela i segreti dell’acqua
Gli studenti dell’istituto tecnico industriale incontrano il gestore del servizio idrico
LIVORNO Il luogo non poteva essere più azzeccato per parlare di acqua pubblica e acquedotti, vecchi e nuovi. Il primo acquedotto di Filettole per Livorno è iniziato proprio qui, nel 1911, dove oggi c’è l’istituto tecnico industriale Galileo Galilei.
Ed esattamente al Galilei si è svolto, nei giorni scorsi, l’incontro tra alcune classi e Asa, nell’ambito di Scuola2030, il percorso per le competenze trasversali e l’orientamento (ex alternanza scuola-lavoro) che Il Tirreno realizza quest’anno, per il secondo anno consecutivo, con oltre 30 scuole toscane, tra le quali il Galilei. Asa, gestore del servizio idrico integrato, partner di Scuola2030, ha incontrato diverse classi per parlare loro di questa risorsa e di come non sciuparla. Un compito che richiede, prima di tutto, opere e infrastrutture.
Lo ha spiegato Mirco Brilli, direttore operativo del servizio idrico integrato di Asa, relatore dell’incontro. Brilli ha ripercorso le tappe della realizzazione di tutte le opere idrauliche per abbeverare Livorno, dalle otto fontane che fino a metà Ottocento dissetavano gli allora 95mila abitanti (9 litri ad abitante al giorno) al Cisternone, costruito tra il 1829 e il 1842 e ancora in uso, su su fino al nuovo impianto di Mortaiolo. «È il nostro futuro impianto ed è in costruzione proprio ora – ha spiegato brilli – e servirà per abbattere ferro e manganese e per rendere meno dura l’acqua distribuita. Sarà inoltre dotato di un grande serbatoio da 5mila metri cubi. È un impianto da 15 milioni di euro, 8 dei quali arrivano dal Pnrr».
Perché non basta “raccogliere l’acqua” e distribuirla ai cittadini. L’acqua va trattata e, quando è scarsa, bisogna trovare il modo per accumularla, così da poterla usare nei periodi di difficoltà nel reperimento.
Nasce così il nuovo serbatoio di Stagno per l’acqua potabile da 10.600 metri cubi, corredato dal potenziamento del nodo idraulico, ai dissalatori, agli impianti per il riuso delle acque reflue urbane destinate all’agricoltura e all’industria.
«In Val di Cornia – ha spiegato Brilli – sono già iniziati i lavori per ammodernare e ampliare il nuovo impianto di depurazione di Campo alla Croce, che sarà dotato di un trattamento terziario per il recupero delle acque in agricoltura. Sarà terminato entro il 2026». In Val di Cornia, come è noto, c’è un grave problema di infiltrazione del cuneo salino nelle falde. L’acqua del mare, in altre parole, è entrata nelle falde, basse a causa della siccità, inizialmente vicino alla costa ma poi sempre più verso l’interno, per cui i pozzi sono diventati salati e di conseguenza lo sono diventati anche i terreni coltivati, peggiorandone la resa. L’uso, in agricoltura, di acqua recuperata e trattata consente di fronteggiare il problema.
«Un’altra azione è quella del bacino di infiltrazione, realizzato a Suvereto da Asa, Consorzio di Bonifica e Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, per ricaricare la falda in modo naturale», ha spiegato Brilli, mostrando le immagini di quello che è a tutti gli effetti un gradevole laghetto.
La risposta definitiva alla carenza d’acqua dolce in Val di Cornia e sull’Isola d’Elba, è, però in altri tipi di impianto, vale a dire nei dissalatori, che attingono l’acqua dal mare, la fanno diventare dolce e la distribuiscono. «A primavera del 2025 entrerà in funzione il dissalatore di Mola sull’Isola d’Elba – ha spiegato Brilli – Dopo questo, Asa indica come unica soluzione per l’abbattimento del cloruri nella acque la realizzazione di un secondo dissalatore in Val di Cornia, da realizzare insieme all’Acquedotto del Fiora, gestore del servizio idrico integrato nelle province di Grosseto e Siena, al fine di ottenere un impianto in grado di ricaricare in inverno le falde ormai compromesse dal cuneo salino per una loro normalizzazione». Insomma, tante azioni per garantire che non venga sprecata neanche una goccia. «Siate pragmatici: i cambiamenti climatici necessitano di grosse sfide», ha concluso.
Il risparmio con le fontanelle pubbliche
Ma per dissetare i cittadini non ci sono solo “grandi opere”. Come ha spiegato Mirco Brilli nel corso della mattinata all’istituto Galilei di Livorno, nel territorio servito da Asa sono in funzione 72 fontanelle di acqua potabile, dei veri e propri impianti di potabilizzazione composti da filtrazioni elevate, desanilizzatori Osmosi, debatterizzatore Uv, sistemi di misura e controllo anche a distanza per il monitoraggio dell’efficienza dell’impianto stesso.
Ma quanto piacciono le fontanelle ai cittadini? Tanto, a giudicare dai consumi. E ancor di più perché, a fronte di un’acqua buona, si risparmia un sacco di soldi. Quanti? Quasi 5 milioni di euro.
Tanto hanno risparmiato nel 2023 gli abitanti dell’area dove opera Asa – 32 comuni delle province di Livorno, Pisa e Siena – che hanno bevuto l’acqua “del sindaco”. Che hanno, cioè, attinto l’acqua potabile dalle fontanelle. Nei 12 mesi dello scorso anni sono state riempite bottiglie d’acqua per, in tutto, 26.674.556 di litri, corrispondenti a 17.783.037 bottiglie, che hanno portato un risparmio medio per gli utilizzatori delle fonti AQ di gestione Asa Spa di 4.979.250 euro. Un’acqua gratuita, supercontrollata e pronta da bere, trattata, filtrata, debatterizzata, declorata su carbone attivo microfiltrata e protetta sull’erogazione da una lampada Uv. E non solo. L’acqua sgorga pure fresca. Ogni fontanella è infatti corredata da un refrigeratore per mantenere la temperatura a circa 13-15 gradi centigradi. Una vera sorgente dissentante di freschezza e un guadagno per l’ambiente. Una sola bottiglia di plastica abbandonata impiega infatti dai 100 ai 1.000 anni per biodegradarsi.
Un servizio per 365mila abitanti
Asa Spa gestisce il servizio idrico integrato nel territorio dell’Ato5 Toscana Costa, che conta circa 365mila abitanti residenti in 32 comuni, distribuiti tra le aree, della Val di Cornia e dell’isola d’Elba, della Val di Cecina e di Livorno
Il territorio è molto differenziato e presenta caratteristiche che rendono spesso complessa la gestione del servizio idrico integrato. Le maggiori criticità sono riconducibili alla carenza di fonti idriche naturali, alla forte incidenza turistica, all’agricoltura idro-esigente e al sottosuolo con elevate percentuali di sostanze potenzialmente inquinanti, seppur di origine naturale.
Asa gestisce anche la rete di distribuzione del gas naturale in cinque comuni della provincia di Livorno, raggiungendo dunque un bacino servito di circa 220mila abitanti.