Il Tirreno

Livorno

Il mistero

Livorno, giallo alla Rosa: fratello e sorella muoiono a distanza di 18 ore

di Stefano Taglione

	A sinistra Anna Auletta e a destra Giuseppe Li Volsi
A sinistra Anna Auletta e a destra Giuseppe Li Volsi

Giuseppe aveva 56 anni, la sorella Anna 49: il dramma dopo un soccorso in casa. Smentita dopo ore l’intossicazione da carbonio: forse una drammatica fatalità

07 dicembre 2023
5 MINUTI DI LETTURA





LIVORNO. Sono morti in ospedale a 18 ore di distanza l’uno dall’altro dopo essere stati soccorsi dal 118 nel loro appartamento di via Bikonacki, accanto al ponte della Rosa. Come se il filo invisibile che li collegava si fosse spezzato all’improvviso e all’unisono, senza alcuna avvisaglia. Livorno piange il cinquantaseienne Giuseppe Li Volsi e la sorella, da parte di madre, Anna Auletta. Abitavano nel quartiere alle porte del centro insieme al fratello Alberto Li Volsi, 61 anni, che per anni li ha accuditi con tutto l’amore possibile. Prima insieme alla madre. Poi, dopo la scomparsa di quest’ultima, da solo. Rinunciando a tutto: anche al lavoro di meccanico, che gli avrebbe impedito di stare insieme a loro e garantirgli un’esistenza dignitosa.

Chi erano le vittime

Giuseppe stava lottando da anni contro un tumore, che si trovava a uno stadio terminale. Anna, invece, era disabile dalla nascita. Condizioni di salute difficilissime, ma niente che facesse presagire al tragico e rapido epilogo, soprattutto per quest’ultima. Tanto che per lei potrebbe essere disposta l’autopsia. Giuseppe era nato a Viterbo, la città laziale di origine della famiglia, e nel 1985 dopo aver vinto un concorso pubblico da civile dell’Accademia navale, tre giorni prima di iniziare il nuovo lavoro, è stato vittima di un terribile incidente stradale in piazza Grande, vicino a dove abitava allora. Purtroppo, da quel momento, non è più risultato idoneo alla mansione per la quale aveva duramente lottato e ha dovuto rinunciare al suo sogno. Un dramma nel dramma per un uomo pieno di vita come lui. «Da allora me ne prendo cura io, prima lo facevo insieme a mia madre, poi è morta anche lei», racconta fra le lacrime il fratello Alberto, ex meccanico che per badare ai fratelli ha dovuto, anche lui, rinunciare all’impiego. Anna, invece, era disabile dalla nascita e la sua famiglia, ultimamente con Alberto appunto, se ne prende cura da 49 anni, portandola in giro sia a piedi (si muoveva con una carrozzina ndr) che con un pulmino. Una bellissima famiglia, con grandi difficoltà, ma che non ha mai rinunciato alla vita.

La ricostruzione

Nel primo pomeriggio di mercoledì scorso, quando la situazione è precipitata, Anna sarebbe dovuta andare in ospedale per un controllo programmato. All’arrivo dei sanitari del trasporto sociale, però, qualcosa non andava. Stava male. E nel frattempo, uno degli operatori, con un dispositivo per la misurazione del monossido di carbonio, oltre ad avvertire i colleghi del 118, ha chiamato pure i vigili del fuoco. Il sospetto era che da una stufa usata per riscaldarsi vi fosse una perdita di gas, anche se sia Alberto che Giuseppe stavano bene. Immediato quindi l’intervento sia dei pompieri, che hanno aperto tutte le finestre dell’abitazione al primo piano di via Bikonacki, che dei soccorritori, con un’ambulanza della Svs di Ardenza e una seconda, con a bordo l’infermiere dell’Asl, della Misericordia di Montenero inviate dalla centrale operativa di viale Alfieri. Anna, all’arrivo dei volontari, aveva lo sguardo fisso nel vuoto e non rispondeva a stimolo alcuno, ma nel tragitto verso l’ospedale si è ripresa, venendo accettata al triage in codice giallo (il secondo livello più alto dell’emergenza-sanitaria, quindi non era in imminente pericolo di vita ndr). Purtroppo, però, è morta al pronto soccorso verso le 16 della stessa giornata a causa di alcune inattese complicazioni, che dovranno essere accertate: per questo potrebbe essere disposta l’autopsia. Giuseppe, nel frattempo, è stato anch’egli trasportato nel centro di viale Vittorio Alfieri e poi trasferito dal triage all’hospice interno. Sarebbe dovuto anche lui essere ricoverato all’hospice, ieri mattina, ma quanto accaduto ha accelerato il trasferimento («Non poteva certo rimanere solo a casa», rimarca il fratello). Il decesso è poi avvenuto attorno alle 6 di ieri, con Alberto che è stato avvertito telefonicamente dopo pochi minuti e salma restituita ieri pomeriggio, con la cremazione prevista domani al cimitero dei Lupi. Non si aspettava certo di vivere una tragedia del genere, con i fratelli che – sebbene in una situazione clinica non facile – lo abbandonassero all’improvviso nel giro di 18 ore.

L’ipotesi monossido

L’ipotesi del guasto alla stufa, con la dispersione nelle stanze dell’appartamento del pericolosissimo monossido di carbonio, si era fatta strada nelle prime ore dopo la tragedia, con i poliziotti del posto fisso del pronto soccorso che hanno ascoltato Alberto Li Volsi, l’ex meccanico di 61 anni e l’unico rimasto vivo del nucleo familiare, per capire se la ricostruzione iniziale corrispondesse al vero. Il sessantunenne ha raccontato, però, di non aver avuto alcun malessere, di stare bene. Così come non hanno accusato alcun disturbo i due cani Iari e Lillo e i gatti di Anna, Michi e Giglio. Il fatto che gli animali stessero bene e non abbiano dato alcun allarme, unito al fatto che Alberto sta bene, fa pensare che il monossido di carbonio nella tragedia di via Bikonacki non abbia giocato alcun ruolo. I vigili del fuoco non avrebbero inoltre rilevato niente di anomalo, tanto che l’abitazione non è neanche sotto sequestro e ieri mattina, il fratello insieme alla sua compagna, ci è tornato per dare da mangiare agli animali e rimettere tutto a posto. Anche i vicini di casa, contattati dal Tirreno, ritengono che non si sia verificato nulla di anomalo e per Alberto spendono solo parole di elogio per come, nell’arco dei decenni, si sia preso cura con grande amore del resto della sua famiglia. «Erano tutto per me», le sue parole. La fuga di monossido, insomma, da ipotesi iniziale è venuta meno nel corso delle ore. Anche dai primi riscontri ospedalieri, disposti per comprendere la morte di Anna, la pista dell’intossicazione verrebbe scartata. Probabile che, complice il difficile quadro clinico di entrambi, si sia trattato di una tragica fatalità. Il tumore di Giuseppe, come conferma il fratello, era giunto a uno stadio terminale «e anche io, purtroppo, sapevo che la sua scomparsa sarebbe stata questione di tempo. Anna invece stava bene, la situazione per lei è precipitata ieri (mercoledì pomeriggio per chi legge ndr)». 

Primo piano
La tragedia: la ricostruzione

Rogo al poligono di Galceti, le vittime hanno provato a domare le fiamme con l’estintore: chi sono, cos’è successo e le testimonianze

di Paolo Nencioni