Il Tirreno

Livorno

Il caso

Scuole a numero chiuso a Livorno, genitori e prof alla Provincia: «Lasciamo scegliere i nostri figli»

di Francesca Suggi
I rappresentanti sindacali della Flc-Cgil Luca Tinacci e Alessandro Granata insieme ad alcuni degli studenti e degli insegnanti del liceo Cecioni presenti al presidio di protesta
I rappresentanti sindacali della Flc-Cgil Luca Tinacci e Alessandro Granata insieme ad alcuni degli studenti e degli insegnanti del liceo Cecioni presenti al presidio di protesta

Presidio Flc-Cgil per dire no all’ipotesi del numero chiuso a Cecioni ed Enriques Traversi: «No a criteri di ammissione». Faraone: «Così è una discriminazione»

18 novembre 2023
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LIVORNO. «Con mia figlia che è in terza media siamo in fase di open day e io da genitore e da insegnante sono disperata: la bimba è indecisa e chi glielo racconta che rischia di non poter scegliere la scuola che vorrebbe?». La voce di Valentina Specchia è una delle tante che si uniscono al presidio organizzato dalla Flc-Cgil davanti al Palazzo della Provincia. Sono lì davanti a quell’ente per protestare contro l’ipotesi di arrivare a spingere le scuole più gettonate (liceo Cecioni in primis e a seguire l’Enriques, entrambi licei scientifici) e che più di altre hanno problemi di spazio e fame di aule, a dover istituire dei criteri di ammissione rispetto ai nuovi iscritti.

No a criteri restrittivi

«Sono qui a testimoniare il mio dispiacere se si dovesse andare verso una limitazione della libera scelta degli studenti, attraverso l’applicazione di determinati criteri: è il dirigente che ha questa competenza, il collegio dei docenti può solo esprimere il suo punto di vista. Spero in una soluzione alternativa», afferma con forza il prof di Lettere del Cecioni Alessio Traversi. Segue quello che Luca Tinacci e Alessandro Granata, sindacalisti Flc-Cgil spiegano al megafono. «No al numero chiuso programmato che lede il diritto di scelta del percorso di istruzione e sì ad un tavolo di progettazione democratico e partecipato con tutte le realtà coinvolte».

Massiccia la presenza della comunità scuola del Cecioni. È quel gigante che ad oggi ha 2050 studenti e le cui proiezioni per le prossime iscrizioni parlano di qualcosa come 500 nuovi iscritti, come ha raccontato il vicepresidente Pietro Caruso durante il successivo faccia a faccia con una delegazione del presidio. Decisamente troppe rispetto agli spazi disponibili. «Senza dubbio non abbiamo spazi a sufficienza ma certo non si possono mettere dei tetti alle iscrizioni: intanto aspettiamo le 5 aule prefabbricate che sarebbero dovute già arrivare», ribadisce uno studente di terza, Marco Barontini. Fa eco il compagno di scuola Leandro Aiello: «Nel mio futuro mi immagino professor e l’idea del numero chiuso mi mette rabbia, irrispettoso per noi studenti che non siamo numeri e per chi vuole insegnare». Che i ragazzi non sono numeri né pacchi lo ribadisce la docente Laura Gambone: «Il problema dell’edilizia scolastica si trascina da anni, è strutturale: anche nel 2014 la Provincia avanzò l’ipotesi del numero chiuso. Mi chiedo negli anni cosa si sia fatto di concreto: i ragazzi non sono numeri». Concorda la collega Maria Antonietta Scaglia: «Rigetto l’idea che una scuola debba ricorrere a queste soluzioni estreme». Aggiunge il prof di Lettere Massimiliano Faraone: «Non è accettabile che il problema diventi poi il criterio: se la Provincia invita i dirigenti in qualche modo ad arginare le iscrizioni per mancanza di spazi è una discriminazione rispetto al diritto allo studio». Segue il collega Alessandro Ottaviani prof di Filosofia e Storia sempre al Cecioni: «La Provincia sta scaricando la responsabilità di un’edilizia inadeguata sui dirigenti e questo non è accettabile: obbligare un preside a dover mettere dei criteri di ammissione per le iscrizioni è discriminante».

Le proposte

È un coro di protesta quello davanti a Palazzo Granducale. Si dice no al dimensionamento delle scuole «che porterà a pesanti tagli all’organico e la chiusura di sedi», ribadisce Tinacci (Flc-Cgil). Si punta il dito contro quei moduli (5 aule prefabbricate) non ancora arrivate al liceo Cecioni e che tutt’ora condizionano l’orario con aggiustamenti (sono in ritardo rispetto ai tempi). Però da parte dei prof presenti e da parte dello stesso sindacato c’è anche una grande volontà di ricerca di soluzioni alternative. Come propone l’insegnante (al momento è all’Elba) Marco Bruciati: «Il problema dell’edilizia scolastica è concreto e purtroppo si trascina da tempo: a me piacerebbe spostare il dibattito anche su un’altra questione, il ripensamento dell’offerta formativa». Bruciati (dieci anni fa uno degli ideatori di Buongiorno Livornoe il candidato sindaco nel 2019) è convinto che redistribuire in maniera diversa l’offerta formativa potrebbe essere un elemento determinante anche nella scelte, al momento delle iscrizioni. «C’è poca armonizzazione dell’offerta formativa a Livorno. C’è una situazione di plessi competitivi l’un l’altro: l’offerta formativa andrebbe raccontata in modo diverso, si eviterebbe quel pensiero che spesso c’è nell’accezione generale di considerare tecnici e professionali come ghetti». E aggiunge: «È un peccato che nell’offerta formativa di una città come Livorno non ci sia ancora una scuola con un indirizzo specifico “Linguaggi audiovisivi e multimediali”: potrebbe interessare tanti ragazzi, nel 2023 è una mancanza folle». Luca Faggella noto cantautore che nella vita fa l’insegnante di Storia, Filosofia e Scienze Umane al liceo Cecioni avanza un’altra riflessione. «In questa situazione attuale diventa imbarazzante parlare con i genitori all’open day, perché non sappiamo cosa dire – e va nel cuore del suo pensiero – Una scuola elefantiaca come il Cecioni andrebbe smembrata: interi indirizzi dovrebbero essere concentrati in strutture specifiche». E cala un esempio: «Per esempio al vicino Buontalenti potrebbe essere concentrato tutto l’indirizzo Linguistico». E sull’offerta formativa da rivedere parla anche Stella Sorgente, ex vice sindaca del Comune e capogruppo M5S: «Sul piano dell’offerta formativa la Provincia non si è mai assunta la responsabilità di fare delle scelte: la sovrapposizione di indirizzi ha contribuito alla situazione che si è creata oggi». E va avanti: «Da parte dell’ente che per legge ha la competenza sulle manutenzioni delle scuole superiori non c’è mai stata una programmazione adeguata». Chiude con un appello mamma Specchia: «Contro questo grosso disagio cittadino chiedo alle istituzioni di unire le forza: la libertà di scegliere la scuola va garantita».
 

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