Livorno

La città e la musica

Livorno, quella volta d’estate che Frank Sinatra cantò per i soldati in Piazza Magenta

di Teresa Giannoni
Livorno, quella volta d’estate che Frank Sinatra cantò per i soldati in Piazza Magenta

Maurizio Mini pubblica “Frankie Goes to Leghorn”: il concerto del 1945 di “The Voice”. «Aveva 30 anni ed era l’idolo delle ragazze americane». Qui anche Dietrich e Fitzgerald

19 settembre 2023
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LIVORNO. Quella volta che Frank Sinatra cantò in piazza Magenta. A rievocare quel concerto che si tenne il 7 luglio 1945, pochi mesi dopo la Liberazione (Livorno libera lo era già dall’anno prima ma intanto era distrutta dai bombardamenti) è il giornalista Maurizio Mini in una pubblicazione delle Edizioni Erasmo dal titolo “Frankie Goes To Leghorn”.

Realizzata in collaborazione con il Comitato Unesco Jazz Day Livorno e grazie ai fondi messi a disposizione dalla SoCrem, per la nuova fatica di Mini ci sarà una presentazione-concerto al Caffè Il Palcoscenico di piazzetta Goldoni Giovedi’ 21 settembre a partire dalle 17,30. Protagonisti saranno la cantante Chiara Pellegrini e il pianista Federico Monzani, che eseguiranno alcuni dei brani che Sinatra cantò in quell’occasione, e l’attore Claudio Monteleone. Insieme all’autore ci saranno poi Massimo Volpi e Stefano Lucarelli dell’associazione Only Music Can Save Us. «Non è un vero libro – dice Maurizio Mini – lo chiamerei piuttosto un libretto d’opera perché è fatto per accompagnare i concerti. Racconta una storia livornese già conosciuta ma con nuovi particolari e precisazioni rispetto a quanto è stato detto fino ad ora.

Sinatra non fu il solo a cantare a Livorno: anche Marlène Dietrich si esibì a villa Mimbelli per i militari inglesi, Ella Fitzerald al club della Croce Rossa di via Micali. La guerra era finita ma a Livorno c’erano ancora le retrovie, era piena di feriti e di soldati stanchi che avevano solo voglia di tornare a casa. Quello di Sinatra era un concerto soltanto per le truppe, si raccolsero in piazza Magenta, nell’area davanti al locale che oggi si chiama I Paparazzi, almeno 10mila persone».

Sinatra era già famoso…

«Aveva 30 anni, era l’idolo delle ragazze in America, un po’ meno dei soldati e delle mamme dei soldati. Aveva il timpano perforato dalla nascita ed era stato fatto rivedibile, fu convinto a farsi perdonare per non aver partecipato alle azioni militari con una serie di concerti per le truppe. L’ultimo fu proprio a Livorno».

Ci si può immaginare la Livorno di allora?

«In tutta la città c’erano italiani, americani, inglesi, brasiliani, truppe coloniali e prigionieri tedeschi. Tra i livornesi c’era una specie di amore-odio verso gli americani. A nord della città c’era il paradiso nero di Tombolo: lì dove nel 1951 sarebbe sorta la base Usa di Camp Darby si rifugiavano i disertori e si faceva ogni sorta di traffico illecito, dal mercato nero alla prostituzione».

Furono gli americani a portare il jazz?

«No, era già conosciuto e praticato dai tanti gruppi che suonavano in città, anche se si trattava di una musica proibita dal regime fascista e osteggiata anche da Pietro Mascagni che la definiva “una musica da scimmie”».

Autore del libro “Livorno, dalla musica americana al jazz” insieme al musicista Andrea Pellegrini, ora questo dedicato a Sinatra. Che cosa c’è dietro?

«La mia curiosità, la voglia di approfondire, di cercare storie. Come quella del pianoforte che Saul Chaplin che più tardi diventò un famosissimo compositore e vinse tre Oscar, suonò in piazza Magenta. Uno Steinway & Sons che probabilmente fu paracadutato e dipinto di verde militare e che non è mai tornato in America ed è passato di mano in mano. Mi piacerebbe occuparmi di altri personaggi legati anche alla musica pop che sono usciti da questa città. Per esempio il duo Jonathan (Maurizio Pracchia) e Michelle che ebbe successo negli anni Sessanta e cantava alla moda di Sonny & Cher e Bob Dylan come usava allora. Tante storie tutte ancora da raccontare».

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