Mascagni e Montenero, ecco come la Mostra del Cinema di Venezia comincia in livornese
Il “Comandante” con Favino parte dalle nostre colline
Venezia La Mostra del Cinema comincia in livornese, non solo per le note della Cavalleria Rusticana di Mascagni nella colonna sonora. Silvia D’Amico, tenera moglie di Pierfrancesco Favino, all’inizio di “Comandante”, il film in concorso che ha inaugurato il festival cerca, con accento labronico, di convincere il marito ad andare a vivere a Montenero, per un’esistenza più bella e autentica a contatto con la natura.
Invece Salvatore Todaro antepone la patria alla famiglia e diventerà un eroe di guerra nell’ottobre 1940, combattendo in un sottomarino sullo stretto di Gibilterra, dove affonda una nave belga che trasportava aerei inglesi. Ma alla patria antepone il rispetto delle regole, perché si mette in testa di salvare i nemici superstiti, saliti su una scialuppa.
Il film di Edoardo De Angelis non è avvincente come un kolossal americano e neppure un capolavoro come “La grande guerra”di Monicelli (che a Venezia vinse nel 1959), però è un prodotto italiano di qualità, tecnicamente ineccepibile e in sintonia coi nostri tempi difficili.
L’obiettivo è celebrare con epica nostrana un italiano vero, avrebbe detto Toto Cutugno, in versione bellica, non senza qualche tocco oleografico e ruffiano tipico di quella canzone: certi dialoghi un po’ sentenziosi, la miscela di dialetti, l’importanza del cibo evocato più che mangiato dai soldati, perfino un mandolino napoletano.
Favino è molto bravo nell’interpretare il soldato tutto d’un pezzo, navigatore e marito, proposto come esempio per la nostra contemporaneità: sarà anche stato un fascista (ma lui si definisce piuttosto un uomo di mare), però ha profondamente radicato il valore umano della solidarietà, per cui la polemica antisalviniana sembra trasparente.
L’Italia, dice la battuta chiave del film, è un crogiolo meraviglioso e putrido, di cui il sottomarino risulta il microcosmo che la riflette, in condizioni estreme. Insomma, non un serio concorrente per il Leone d’Oro, ma un nobile modello irraggiungibile per le fiction televisive, un inizio più che dignitoso per la Mostra e per il nostro cinema, uno spettacolo ben confezionato che emoziona e farà discutere. Non è davvero poco.