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Caso del corvo a Livorno, il sindaco reagisce: «Nessuno scandalo». E attacca Perini

Il palazzo comunale
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Salvetti: «Conta che chi vince sia il migliore»

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Come raccontato negli ultimi giorni dal Tirreno, in Comune c’è qualcuno che da mesi consegna al consigliere di destra Alessandro Perini buste anonime con all’interno i nomi di chi vincerà le selezioni interne per scegliere i dirigenti o i funzionari i (quelli che hanno la responsabilità di Posizione organizzativa e quindi hanno anche una retribuzione maggiore). Oggi il sindaco Luca Salvetti e la sua giunta rispondono, sul “caso corvo”, alle dichiarazioni fatte da Perini. Intanto ieri Il Tirreno ha raccontato anche delle segnalazioni, questa volta firmate, arrivate da inizio anno alla polizia municipale sempre su alcuni incarichi.

Il fantastico e tenebroso mondo del consigliere Perini, popolato da corvi, sotterfugi, spiate e ripicche. Un mondo che il consigliere, isolato nella destra e abbandonato da tutti anche in vista delle diverse questioni giudiziarie che si troverà ad affrontare, prova a proporre attraverso i giornali e il suo ormai screditato profilo social. In questi giorni l’esponente della Lega, come incredibilmente abbiamo appreso dal giornale, senza neanche coordinarsi con il suo partito e il suo capogruppo, architetta e tira fuori una vicenda che ad una lettura attenta dei cittadini appare ridicola.

Un “corvo” ovvero molto presumibilmente uno/una dei 1054 dipendenti comunali gli avrebbe anticipato i nomi di alcuni funzionari nominati a posizioni organizzative attraverso selezioni interne. Sembrano essere cinque ma forse anche il doppio, qualcuno che non conosce i meccanismi potrebbe essere indotto a pensare ad uno scandalo, in realtà gli elementi parlano complessivamente di oltre 100 nomine in quattro anni tra dirigenti e posizioni organizzative, di 23 procedure concorsuali, migliaia di partecipanti e 416 assunzioni senza alcun ricorso sulla regolarità delle procedure.

Il consigliere Perini cita l’unico caso di ricorso su selezione per posizione organizzativa e, da fine giurista quale è, si permette addirittura di neutralizzare una sentenza di un giudice che nel ricorso ha dato ragione al Comune di Livorno e lo fa estrapolando frasi della sentenza di primo grado che poi è stata smentita. Sarà l’ulteriore e ultimo grado di giudizio a mettere la parola fine, ma ad oggi il Comune di Livorno è dalla parte della ragione.

In realtà conviene ricordare, o forse spiegare al consigliere, che non si tratta di concorsi pubblici, ma di scelte gestionali a carattere direzionale interne che il dirigente ha sempre fatto e che in passato non prevedevano, come la legge tuttora non prevede, nessun tipo di selezione. Insomma il dirigente bandisce la posizione, chiama gli interessati, li mette a confronto secondo alcuni criteri che si basano su attitudini, professionalità e curriculum e poi sceglie in piena autonomia quello che per lui è il migliore o la migliore.

Personalmente voglio dire che come responsabile di una organizzazione produttiva – e nello specifico di una organizzazione che è una pubblica amministrazione e che quindi è istituzionalmente e costituzionalmente tenuta a garantire imparzialità ed interesse pubblico – la questione non è, come sembra essere per il consigliere Perini, chi vince una selezione, ma se chi vince quella selezione è in possesso dei titoli previsti dalla legge ed è davvero il/la migliore rispetto ai candidati quanto ad attitudine culturale e professionale ed esperienza dimostrata. Ed è questo il lavoro di chi seleziona e fino ad oggi, per quanto mi riguarda, tutti i dipendenti titolari di Posizione organizzativa del Comune di Livorno lo sono.

Molto probabilmente il/la segnalatore/segnalatrice non ha questo profilo e per questo prova a gettare discredito su questi procedimenti. Ed il consigliere Perini, più o meno inconsapevolmente, si rende strumento di un costume sociale e politico disdicevole.

L’ultima cosa che ci preme ricordare è legata all’ennesimo esempio di un mondo, quello della politica, che per ottenere vantaggi e riscontri è disposto a costruire meschini scenari e a insinuare dubbi sulla morale, sull’onestà e sulla rettitudine dei dipendenti pubblici e degli amministratori, come se chi lavora in questo settore o ha incarichi ad esso collegati sia giocoforza un approfittatore in malafede. Caro consigliere Perini, le assicuro che a lavorare in comune e ad amministrare può capitare anche che ci siano tutte persone per bene.

 

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