In aula
La Canaviglia al primario Sani: «Mi sprona a rimanere in corsia»
L’onorificenza al medico che è stato in trincea anche fuori dall’ospedale
LIVORNO. Lunedì pomeriggio in municipio Spartaco Sani, primario del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale, riceverà dalle mani del sindaco la Canaviglia.
È la prima volta che l’onorificenza della città di Livorno, assegnata “a chi abbia contribuito a dare impulso e vitalità alla città, attraverso la propria personale virtù e dedizione”, viene data a un medico.
Nella lista, prima del dottor Sani, figurano grandi livornesi: il presidente Carlo Azeglio Ciampi fu il primo a riceverla nel 2006, poi negli anni è toccato a Paolo Virzì, a Mario Cardinali, a Nada, a monsignor Paolo Razzauti, l’anno scorso a Francesco Bruni.
Dietro la scelta di Sani emerge un segnale “politico” forte: la volontà di riconoscenza ma soprattutto il riconoscimento dei meriti al medico e all’uomo che è stato in trincea in difesa della salute dei livornesi nei due anni più difficili dal dopo-guerra. In trincea non solo in corsia, col camice di infettivologo, al fianco di decine di colleghi, ma anche fuori dalle mura ospedaliere, sul fronte comunicativo, dove con coraggio, caparbietà, passione ha portato avanti la sua battaglia di informazione.
E così nei due anni di pandemia, i livornesi che fin dal 2003 conoscevano Sani come il primario di uno dei reparti d’eccellenza degli Spedali Riuniti, ne hanno scoperto anche il carattere e la combattività nell’affermare verità scientifiche impopolari.
Quando il 22 ottobre 2020, pochi giorni prima che esplodesse la seconda ondata, in un’intervista al Tirreno lanciò l’allarme “Basta movida, chiudere la città o conteremo i morti”, il medico dovette incassare smentite anche a livello istituzionale, ma non per questo si ritirò tra le mura del reparto né fece un passo indietro nella sua esposizione esterna, convinto sostenitore che solo corretti comportamenti sociali potessero fermare o almeno rallentare la diffusione del virus. E allo stesso modo mai in quel biennio ha deciso di tacere di fronte alle centinaia di insulti che sui social gli sono piovuti addosso ogni volta che ha spiegato quanto per salvare i nostri nonni, i nostri genitori, le fasce più deboli della popolazione tutti dovessero rinunciare a un pezzo della propria libertà.
Non è un caso che nelle motivazioni con cui il sindaco Luca Salvetti spiega il perché della Canaviglia a Sani si parli del suo impegno medico ma anche civile: «Il dottor Sani ha operato in prima linea con competenza e generosità per assistere e curare le persone ammalate e per diffondere nella cittadinanza la conoscenza scientifica del Covid e la consapevolezza dei rischi legati alla sua diffusione», spiega Salvetti.
«Mi onora e mi fa molto piacere», commenta il primario parlando col Tirreno. È stato il sindaco a chiamarlo nei giorni scorsi per comunicargli la notizia.
«È un riconoscimento all’attività di tutto il mio reparto e a tutto il personale medico e infermieristico che è molto permeato con la città, è ben considerato dai livornesi e questo è un sentimento che si avverte e ci dà forza nella quotidianità. È col mio reparto che voglio condividere la Canaviglia».
Sani ripercorre quei lunghissimi giorni. «Sono stati molto difficili, a livello professionale e sotto l’aspetto umano. Spesso verso la sanità c’è un approccio apparentemente negativo, ma l’ospedale ha fatto un buon lavoro durante la pandemia, c’è stato un impegno eccezionale. A livello divulgativo era importante far capire in che direzione si doveva andare, spiegare alla cittadinanza che per risolvere la situazione bisognava anche prendere precauzioni, che i comportamenti erano fondamentali nella battaglia al virus e mi sono sentito in dovere di dire queste cose».
Il primario compirà 65 anni il prossimo novembre. E teoricamente potrebbe andare in pensione a breve. La Canaviglia, lo ammette lui stesso, rappresenta una testimonianza importante di affetto che potrebbe fargli cambiare i programmi. «Sono 35 anni che lavoro in quest’ospedale, di cui 20 da primario – ricorda –. Questo riconoscimento arriva in un momento della carriera prossimo alla fine e mi stimola a continuare, a essere presente ancora un po’, mi sprona a restare a Livorno».
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