«Ristorante travestito da circolo: non ha dichiarato un milione». Maxi contestazione al Jusbalino
Livorno, l'indagine delIa finanza sul locale di via di Popogna: «rilevato l’esercizio di una vera e propria attività commerciale di somministrazione di alimenti e bevande, in regime di assoluta sleale concorrenza»
LIVORNO. Un’associazione sportiva dilettantistica che – secondo la guardia di finanza – avrebbe nascosto «un vero e proprio ristorante». È per questo che le fiamme gialle hanno stangato il Jusbalino di via di Popogna di Roberto Bonaldi. Il locale, che è aperto e ha subìto un provvedimento di natura amministrativa e non penale, in due anni secondo l’accusa non avrebbe dichiarato un milione di euro, omettendo di versare 100.000 euro di Iva. Un’indagine andata avanti per tre mesi «con sviluppo di accertamenti dei flussi finanziari, le analisi della documentazione extracontabile rinvenuta e l’individuazione dei lavoratori e dei clienti».
Gli addebiti
«È emersa – scrivono i finanzieri – la consistente e ripetuta assenza di alcun titolo associativo» ed è stato «rilevato l’esercizio di una vera e propria attività commerciale di somministrazione di alimenti e bevande, in regime di assoluta sleale concorrenza nei confronti degli operatori in regola e dichiarati al fisco che lavorano nello stesso ambito». Le fiamme gialle hanno «disconosciuto la natura di ente non commerciale, ricostruendo i proventi derivanti dall’attività svolta: in due anni, la finta associazione sportivo dilettantistica non ha dichiarato ricavi in nero per oltre un milione di euro, con relative violazioni di Iva dovuta ulteriori 100.000 euro».
«Lavoratori in nero»
Contestate dai militari diretti dal colonnello Cesare Antuofermo anche «violazioni in materia lavoristica (presenti tre lavoratori privi di regolari contratti) e valutaria (per diversi i mesi sono stati pagati in contanti, non utilizzando metodi tracciabili). Per queste violazioni sono scattate «ulteriori pesanti sanzioni amministrative per 30.000 euro».
«Una vera impresa»
Dagli accertamenti è emerso come l’associazione non avesse «rispettato i requisiti previsti, perdendo la qualifica di ente associativo (e i relativi benefici fiscali) e inquadrandosi piuttosto quale vera e propria impresa con tutti gli obblighi contabili conseguenti. In sostanza è stato fatto un uso distorto dello strumento associazionistico al solo fine di eludere il fisco e fare concorrenza sleale alle analoghe attività imprenditoriali che rispettano le norme – spiega la finanza – L’ente è stato riqualificato in soggetto esercente di fatto un’attività di impresa, con conseguente rideterminazione della base imponibile ai fini Ires, Irap e Iva. In particolare è emersa l’assenza di democraticità-reale partecipazione della compagine sociale, attesa la sostanziale esclusione di associati dalla vita associativa e dalla partecipazione alla volontà collettiva dell’ente».
Plauso di Confcommercio
«Queste nostre attività – spiega il colonnello Cesare Antuofermo, comandante provinciale della guardia di finanza – vanno a tutelare gli imprenditori che lavorano nel rispetto delle regole e i cittadini che ritengono di fruire dei servizi. Così tuteliamo, naturalmente, anche gli effettivi circoli ricreativi e quelli culturali che svolgono attività di natura sociale». «Siamo a favore di queste operazioni perché bisogna tutelare gli imprenditori regolari», aggiunge Gianni Vignoli, presidente degli albergatori di Confcommercio Livorno». l