Lo drogano per rapinare la tabaccheria. Non andrà a processo: «Lo hanno costretto»
Livorno: il quarantatreenne è stato scagionato, due le persone imputate. Il colpo era comunque fallito perché il negoziante lo ha preso a pugni, bastonate e testate
i Stefano Taglione
Livorno Archiviata la posizione perché sarebbe stato drogato con la cocaina e costretto a rapinare la tabaccheria Toncelli di via del Lavoro, il cui titolare Mario Toncelli, nonostante il bandito fosse armato di coltello, per difendersi lo ha preso a bastonate, pugni e testate. Il siciliano di 43 anni che l’11 agosto scorso ha assaltato senza successo il negozio vicino a piazza San Marco, un uomo purtroppo con un passato da tossicodipendente, non è più indagato per tentata rapina. Anzi è vittima, assistito dall’avvocata Patrizia Salvadori, del processo che ieri si è aperto davanti ai giudici Ottavio Mosti, Alberto Cecconi e Andrea Guarini.
Gli imputati
Sono due gli imputati dopo l’inchiesta della Squadra mobile coordinata dalla pm Alessandra Fera: il trentanovenne livornese Niko Casoli e il diciannovenne tunisino Elyes Ayari, in carcere e accusati di estorsione aggravata, tentata rapina e lesioni. Per i due – difesi dagli avvocati Mario Galdieri e Alessandra Natale – le strade si sono separate: Casoli ha scelto il rito abbreviato, con l’udienza preliminare a maggio e lo sconto automatico di un terzo della pena, mentre ieri si è aperto il processo in giudizio immediato per Ayari. Nell’udienza, le parti, si sono limitate a indicare i testimoni da ascoltare: oltre al quarantatreenne, non costituitosi parte civile, saranno sentiti Toncelli e i poliziotti.
Le accuse
Secondo l’accusa i due avrebbero ceduto dosi di cocaina alla vittima per 35 euro, che però quest’ultima non sarebbe stata in grado di saldare. Motivo per il quale l’avrebbero costretta, dopo averla drogata, alla rapina. Avrebbero «approfittato della debolezza del tossicodipendente – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare firmata nell’agosto scorso dal gip Mario Profeta – e della difficoltà a onorare il debito, chiedendogli di porsi al servizio degli spacciatori, non tanto attraverso altre cessioni, ma con l’induzione a commettere più gravi reati, stordendo l’acquirente delle sostanze attraverso la deliberata e provocata assunzione delle stesse, costringendolo a subire la privazione del mezzo, portato sul luogo della rapina, attendendo poi la consumazione della stessa senza compromettersi più di tanto». l