Il Tirreno

Livorno

In tribunale

Livorno, condannato a sette anni e mezzo per aver violentato l’ex moglie

di Stefano Taglione
Livorno, condannato a sette anni e mezzo per aver violentato l’ex moglie

Il meccanico livornese era anche imputato per maltrattamenti in famiglia

26 febbraio 2023
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LIVORNO. È stato condannato a sette anni e mezzo di reclusione per violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia aggravati. Una pena più alta di quella richiesta dal pubblico ministero Giuseppe Rizzo quella decisa nei giorni scorsi dal tribunale per un meccanico livornese di 50 anni – che Il Tirreno mantiene anonimo per non rendere identificabile la vittima – imputato per aver palpeggiato l’ex moglie e aver consumato con lei rapporti sessuali contro la sua volontà, oltre ad averla insultata davanti ai figli piccoli. «I maltrattamenti – ha spiegato nella requisitoria il sostituto procuratore – non sono solo botte, calci e pugni, ma lo è anche se una persona insulta tutti i giorni la moglie di fronte ai figli. Una testimone ha spiegato questo e mi sarei meravigliato se la donna non gli avesse mai risposto – le parole del pubblico ministero replicando all’avvocato del cinquantenne – Mica siamo in Arabia Saudita o negli anni Cinquanta».

I fatti

La prima denuncia della donna, che ha dei figli e con il marito nel frattempo si è separata, risale all’estate del 2020, subito dopo il periodo più duro della pandemia. La querela presentata alle forze dell’ordine riguarda il reato di maltrattamenti in famiglia, mentre nel maggio del 2021 c’è una seconda denuncia per violenza sessuale, nella quale la vittima parla di palpeggiamenti e rapporti sessuali non consenzienti. Nell’arco temporale precedente – secondo quanto ricostruito – i litigi sarebbero stati frequenti e dopo l’ultimo episodio contestato la donna è stata trasferita in una casa famiglia. Il meccanico, invece, ora si trova ai domiciliari e in passato avrebbe violato il divieto di avvicinamento imposto dal tribunale e ha perso il lavoro. Alcuni vicini, nel corso del processo, hanno spiegato come dall’appartamento della coppia provenissero spesso urla anche a tarda notte.

Il processo

Nel processo sono stati riuniti i due fascicoli d’indagine: quello per maltrattamenti in famiglia e l’altro per violenza sessuale, rispettivamente delle pm Ezia Mancusi e Antonella Tenerani. Durante le udienze non sono mancati i momenti di tensione, con l’imputato che in un caso è stato allontanato dall’aula dal presidente del collegio, Gianmarco Marinai, con a latere i giudici Rosa Raffaelli e Roberta Vicari. Lo ha ricordato anche lo stesso pubblico ministero nella requisitoria: «Ha avuto un atteggiamento irrispettoso, rispondendo pure al presidente della corte». La difesa, nel corso delle udienze, ha sempre puntato sull’innocenza del cinquantenne: «C’erano dei conflitti familiari e delle discussioni – ha spiegato nelle conclusioni il legale dell’uomo, Mauro Boni, che per lui ha poi chiesto l’assoluzione e annuncia ricorso in appello – e la donna, prima del marzo del 2020, ha detto che quelle condotte non si erano mai verificate. Lei non è mai stata succube del marito e nella discussione prendeva parte attiva». Il marito, inoltre, ha sempre sostenuto che i rapporti sessuali sarebbero stati consenzienti, ma i giudici lo hanno ritenuto responsabile dei reati di violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia aggravati: sette anni e mezzo contro i sette richiesti dalla procura.


 

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