Livorno, l’orologio del Cantiere torna a scandire l’ora dopo mesi di restauro
Una gru lo ha posizionato nell’antico alloggio. Il restauro della parte meccanica è stato eseguito da “Giovanni Ermini”, una casa specialistica fiorentina in orologi di grandi dimensioni
LIVORNO. L’orologio che regolava il suono della sirena del cantiere navale Luigi Orlando, ma che regolava anche la vita di tutta la città perché indicava quando era mezzogiorno e le massaie sapevano quando armeggiare attorno ai fornelli, è tornato a casa dopo alcuni mesi di assenza. Nel suo alloggio naturale, incastonato nella palazzina di ingresso di questo storico santuario del lavoro di Livorno che tanti operai impegnati negli anni d’oro delle commissioni di grandi navi ha visto sfilare. È stato riposizionato dall’impresa incaricata delle opere edilizie, la Edinfra che esegue i lavori su commissione della società proprietaria degli immobili, la Porta Medice. Il restauro della parte meccanica è stato eseguito da “Giovanni Ermini”, una casa specialistica fiorentina in orologi di grandi dimensioni. Si è trattato di un lavoro fatto in piena sinergia, facendo coincidere i tempi della ripèarazione con quelli del restauro della parte muraria. Curata da Edinfra appunto, con i particolari architettonici presi in carico da una restauratrice che collabora con la stessa Edinfra, Cristina Trimboli.
Ieri pomeriggio è scoccata l’ora X, e sollevato da una gru della ditta appaltatrice che l’ha portato fino a pochi centimetri dalla destinazione, è stato piano piano guidato da alcuni operai fino a che non è entrato perfettamente nel punto dove era stato fissato sin dal giorno in cui aveva iniziato a funzionare. Attorno al 1870 e a lavorare dentro quell’area erano in tanti, riuscendo a sfornare navi mercantili ma anche per conto della Regia Marina.
Tra le prime allestite nel cantiere labronico, merita menzione la possente corazzata Lepanto, gemella dell’Italia, varata nel 1883 e progettata da Benedetto Brin.
L’intervento è stato di quelli non particolarmente complicati e l’orologio non è reputato neppure di particolare pregio. L’importanza che giustamente gli è attribuita è di valore puramente storico e di grande significato per la città. E si sa, questi fattori non hanno prezzo. I meccanismi ormai trascurati, avevano bisogno di una manutenzione abbastanza massiccia, da parte di Ermini e dei suoi orologiai. A settembre fu tolto per portarlo nella non lontana Firenze, dove è stato completamente smontato pezzo per pezzo, rimontato e rimesso a nuovo come se dovesse tornare a suonare regolando l’orario indicato con la sirena per l’uscita degli operai.
La cassa in ottone, lucida come se si fosse sulla Vespucci, è stata ammirata con i suo splendido quadrante all’interno, già da molti livornesi che hanno assistito alle operazioni stimolando un sorriso di nostalgia per qualcuno che comincia ad avere i capelli bianchi e che osservando l’orologio così bello, magari ha pensato a qualche parente che lì, un tempo con orgoglio ci ha lavorato. l