Il Tirreno

Livorno

Ventunenne livornese a processo per aver rapinato una tabaccheria

Stefano Taglione
Giacomo Santi, il titolare della tabaccheria rapinata
Giacomo Santi, il titolare della tabaccheria rapinata

Livorno, l’episodio un anno fa in via Mastacchi: coinvolto anche un complice minorenne. Quest'ultimo avrebbe minacciato un dipendente col coltello

2 MINUTI DI LETTURA





LIVORNO. Il presunto complice, minorenne, avrebbe puntato un coltello alla gola del dipendente, fuggendo con sei pacchetti di sigarette dalla tabaccheria Santi di via Mastacchi, vicino a piazza Due Giugno. Mentre lui sarebbe rimasto ad attendere fuori. È con l’accusa di rapina aggravata che il ventunenne livornese Yuri Carbonell, difeso dall’avvocata Barbara Luceri, è a processo davanti al collegio del tribunale presieduto da Ottavio Mosti e con a latere i giudici Alberto Cecconi e Andrea Guarini.

I fatti contestati risalgono alle 20 del 21 novembre dell’anno scorso. Ieri, in aula, davanti alla legale Angie De Santi Simonini (che sostituiva Luceri) e al pubblico ministero Pietro Peruzzi ha parlato il sessantunenne Marco Santi, padre del titolare Giacomo e marito di Cristina Giorgetti, che in quel momento si trovava con lui nella tabaccheria. «Ho avuto paura che mi tirasse una coltellata – ha detto – e sarà durato tutto diversi minuti, quando sei minacciato non hai la cognizione del tempo». Dopo che il minorenne, di cui Il Tirreno omette il nome visto che ha meno di 18 anni, ha puntato il coltello al commesso e preso i sei pacchetti di sigarette, Santi è riuscito perfino a colpirlo con uno sgabello e a far scattare il sistema d’allarme collegato alla questura. Ma non è servito a fermarlo, visto che è fuggito. Mentre qualche ora dopo, a mezzanotte inoltrata, lo stesso dipendente chiamerà la polizia di Stato avvistando nel quartiere della Venezia il complice, Carbonell, che verrà subito denunciato e poi punito con l’obbligo di firma (che ora non ha più).

Dal canto suo, il ragazzo, si è sempre difeso spiegando di essere estraneo ai fatti. Di essere rimasto fuori, convinto che il complice fosse entrato solo per comprare delle sigarette. Per lui è stata chiesta dalla difesa anche una perizia psichiatrica. l

S.T.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Primo piano
L’emergenza

Quando il lavoro è a “caldo prezzo”: perché l’ordinanza anti afa in Toscana non salva tutti

di Francesca Ferri
Estate in Toscana