Il Tirreno

Livorno

FORTEZZA VECCHIA

Danilo Rea, piano-emozione raccontando Faber

Danilo Rea, piano-emozione raccontando Faber

Il grande musicista e le canzoni di De Andrè soltanto in note

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Livorno C’è tanto amore nel modo in cui Danilo Rea suona De André nel suo "A tribute to Fabrizio De André". La parola “Tribute” (tributo, omaggio), quando è possibile approcciarsi ad un concerto "unico" come questo, assume un significato tutto suo, assoluto.

Per questi motivi la performance di piano-solo in Fortezza Vecchia di Danilo Rea, stasera, mercoledì 27 luglio, alle 21.30 (posto unico 10 euro) diventa un evento imperdibile. A ventitré anni dalla morte dell'indimenticato Faber (scomparso nel gennaio 1999), Danilo Rea porta ancora in scena “la sua voce” attraverso la tastiera del piano, uno spettacolo poetico ed emozionante in scena fin dal 2010, quando uscì per la prestigiosa etichetta Act l’album “A tribute to Fabrizio De Andrè”, che resta una tra le più originali (ma nel contempo sensibile e fedele) elaborazioni del prezioso lascito del cantautore genovese. Non solo: il talento nell’improvvisazione del maestro Rea (accostato in più di un’occasione a quello del pianista statunitense Keith Jarrett) rende unica ogni data, e i brani “vivi”, liberi di comunicare in base al luogo, al pubblico e alla carica umorale della serata. Il live rappresenta un’occasione unica, in sostanza, per ascoltare la versione sempre rinnovata di brani celebri come "La canzone di Marinella", "La canzone dell’amore perduto", "Via del campo", "Girotondo", "Inverno", "Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers", "Il Pescatore", "Caro amore" e "Bocca di rosa". Il tributo arricchisce la struttura musicale delle canzoni di arrangiamenti inediti, spaziando dal jazz alla classica, dal gospel alla ballad - senza soluzione di continuità, con quella fluidità di muoversi sulla tastiera, di far sgorgare melodie e accorti, unica, di Danilo Rea. Da segnalare, inoltre, il potere evocativo della musica sui testi di De André: spogliati dalla parola ma suggeriti dalle note, i "testi mancanti" creano un effetto dirompente sull'ascoltatore, inducendo un forte lavoro emozionale sullo spettatore, un gioco di memoria quasi commovente. E solo Danilo Rea poteva portare a compimento una magia come questa. Rea, non a caso, è uno dei più conosciuti jazzisti italiani nel mondo, pianista eccezionale, ha collaborato coi più grandi, dal trombettista Chet Baker al sassofonista Leon Konitz. Nel 1997 con Enzo Pietropaoli e Fabrizio Sferra crea il suo trio “Doctor3”, col quale per dieci anni solca i palchi di tutta Europa. I due album in studio della formazione vincono diversi premi di settore, tra cui “Miglior disco jazz italiano” nel 1999. Nel pop, Rea collabora con Domenico Modugno, Mina, Gino Paoli, Pino Daniele, Claudio Baglioni, Adriano Celentano, Pino Daniele. La potenza di Rea è quella di riuscire ad attirare l’attenzione degli ascoltatori soprattutto grazie alla grande versatilità e all’apertura musicale. Un’altra differenza coi grandi jazzisti del mondo è che Danilo Rea ha sempre cercato di trarre la propria ispirazione dalla tradizione musicale della sua terra di origine, dai classici e dal pop italiano, piuttosto che dal “Great American Songbook”, questo lo rende a suo modo unico e malleabile ai generi ai quali si applica, rendendoli interscambiabili con facilità. Ecco come riesce a rendere magico un'omaggio come questo. E non sorprende nemmeno che in Italia Danilo Rea venga considerato come il "grande poeta tra i musicisti di jazz" e che sia diventato famoso suonando con molti cantautori e cantanti. Ed entrambi i suoi mondi – quello del jazz e quello della canzone d’autore – si fondono in questo tributo che sbarca in Fortezza Vecchia grazie alla collaborazione tra “Menicagli Pianoforti” e “Pisa Jazz”. Il concerto fa parte della rassegna "Jazz Meet" della Fortezza Vecchia, format di musica di alta qualità ideato sette anni fa da Luca Menicagli e diventato, negli anni, un punto di riferimento per tutti gli amanti del jazz della costa toscana. l


 

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