In tre giorni 5 giovani all’ospedale ad un passo dal coma etilico
Un altro weekend con troppi abusi di alcol: stavolta sono tutti maggiorenni
LIVORNO. Un drink, poi un secondo e un terzo. Fino a stare male. Anche lo scorso fine settimana al pronto soccorso dell’ospedale di Livorno sono arrivare cinque persone con intossicazione alcolica più o meno grave. Anche perché sembra che accada ogni week end. Questa volta nessun minorenne: tutti ragazzi e ragazze intorno ai vent’anni, trasportati in viale Alfieri dalle ambulanze della città, che spesso ricevono chiamate dalla centrale operativa del 118 legate a casi di svenimento o malore dovuti, appunto, all’eccessivo abuso di bevande alcoliche.
Il problema, come ha detto qualche giorno fa al Tirreno, il primario del pronto soccorso Luca Dellatomasina è considerato grave e con numeri in aumento col passare del tempo. All’ospedale di Livorno arrivano soprattutto giovanissimi ed è capitato anche di vedere ragazzini con 250 di alcolemia, ovvero 2, 5 grammi per litro. Teniamo presente che a 0, 5 c’è la sospensione della patente. Mentre per avere un coma etilico servono valori molto alti di alcolemia, intorno ai 300. «Consideriamo – ha detto Dellatomasina – che una birra piccola dà il valore di 20 e un ragazzino arriva a 50 con una birra media e un paio di bicchieri di vino, perciò per arrivare a 250 almeno due o tre cocktail con superalcolici li hanno bevuti».
Chi beve fino a star male tendenzialmente fa uso di superalcolici, spesso vodka. Meno battuta da chi insegue lo sballo facile, invece, la via del vino e della birra. Quando si arriva al pronto soccorso vengono somministrate terapie di supporto, sia respiratorie sia fornendo liquidi e le persone vengono messe in posizione di sicurezza. Non c’è altro da fare. Bisogna aspettare che il paziente si riprenda. E il tempo necessario varia da caso a caso, dipende dal grado di intossicazione alcolica. E oltre all’intossicazione in sé c’è da considerare il contesto: l’alcol, infatti, aumenta l’aggressività, oltre a rallentare i riflessi e incrementare il rischio di incidenti stradali. Quello del cosiddetto binge drinking, cioè del bere sino a stare male, è un problema che con il tempo non si è risolto, anzi. Così è anche in città. Ecco dunque che diventa uno dei punti cardine nella gestione della movida. Sia dal lato della prevenzione e della sensibilizzazione sia da quello dei controlli.
Perché, come ha detto ieri il direttore di Confcommercio Pisa e Livorno Federico Pieragnoli in sede di firma del protocollo contro la mala movida, «bisogna rispettare le regole. E lo shottino sottocosto non è consentito. Perché non fa guadagnare il barista, ma soprattutto danneggia l’utente». La vendita di drink alcolici ai minorenni, d’altra parte, è vietata per legge. Ma di ragazzini intossicati dall’alcol, in pronto soccorso, ne arrivano. Non molto tempo fa, per esempio, è stato ricoverato un 17enne. In quell’occasione il primario disse che «il problema è grosso, qui arrivano tre o quattro giovani ogni fine settimana. Il più delle volte hanno tra i 16 e i 18 anni».l