Il Tirreno

Livorno

Diciamo basta a offese e prepotenze

Diciamo basta a offese e prepotenze

L'editoriale. Il Tirreno è stato, è e sarà sempre strumento di dibattito all’interno delle comunità a cui si rivolge. Ma non può non stare dalla parte opposta di chi vuol imporre le proprie posizioni con offese e minacce

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Vivono nella giungla dell’ignoranza pensando di sapere tutto, citano la Costituzione senza averla letta, paragonano Auschwitz alle vaccinazioni senza rendersi conto che stanno bestemmiando, confondono le misure anti-Covid con il Covid, attribuendo alle prime la funzione di minaccia alla libertà e dimenticando la realtà fatta di contagi, morte e persone costrette a una lunga lotta senza certezze. Ce l’hanno con il resto del mondo, alcuni anche in buona fede, imbevuti come sono da false informazioni, da frottole ammantate di leggenda spacciate per realtà.

Poi definiscono protesta pacifica un assalto alla sede di un sindacato e quello mancato alla sede del governo. Alla testa di quel corteo di 10mila persone (loro aggiungono uno zero e dicono che sono 100mila) ci sono caporioni e militanti illustri di forze dell’estrema destra che dichiarano: «Stasera ci prendiamo Roma».

Di fatto è un assalto alla democrazia, non solo a due simboli come la sede di un sindacato o come quella del governo. È anche un attacco alle forze di polizia. Quei palazzi e quegli agenti siamo noi. Quei palazzi e quegli agenti rappresentano le regole, l’equilibrio fra diritti e doveri.

Quelli che non ci stanno scambiano il “me ne frego” per libertà. È vero, c’è anche chi è in piena buona fede, eversore inconsapevole ma pur sempre eversore. Tutti quanti contestano una misura di sicurezza che si chiama Green pass. Non è un attentato alla libertà dare a tutti quanti l’opportunità di entrare in luoghi sicuri, con possibilità di contagi ridottissime. Nessuno dotato di un minimo di senno vorrebbe mai come vicino di scrivania uno che potrebbe mandarlo in rianimazione o all’altro mondo. Il diritto di non vaccinarsi resta tale ma non può venire prima del dovere di non attentare alla salute altrui. E dunque, contestare queste misure non vuol dire puntare alla conquista di più libertà ma porta dritti a toglierla a tutti quanti, a darci ancora un inverno di restrizioni fisiche ed economiche. È togliere l’ossigeno a una comunità che solo così può ripartire.

Fra i manifestanti ci sono anche persone pacifiche, non è il caso di “regalare” tutta quella folla ai neofascisti di Forza Nuova. Ma va detto chiaro che quelli che pesano, che condizionano la folla, non discutono: pretendono, prevaricano. Ieri hanno preso di mira anche Il Tirreno, bersagliando la pagina Facebook di offese e minacce. Ormai i social sono diventati una palude maleodorante, quelli perbene osservano ma si tengono alla larga perché provare a interagire sarebbe come discutere con chi nega le evidenze della matematica. Si rischierebbe di diventare bersaglio di uno squadrismo virtuale pesante da sopportare.

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Ovviamente il nostro ufficio legale è già al lavoro. La misura è colma e non possiamo accettare questo clima infame, questo coro stonato di gente che parla di vaccini e anticorpi e non sa cosa siano. Epperò crede di saper tutto, sulla base di un flusso di false informazioni costruito ad arte. Nel servizio in alto trovate qualche dettaglio in più. C’è chi vuol organizzare un’aggressione nei nostri confronti (c’è una data: sabato prossimo), chi vuole entrare con la forza al giornale per farci vedere bene cosa è la democrazia, c’è chi sostiene che scriviamo queste cose perché pagati non si sa bene da chi. E c’è chi fa circolare l’idea di bruciarci la sede. Era già accaduto a febbraio, quando eravamo stati costretti a denunciare – fra gli altri – un signore di Pistoia che aveva scritto: «Ci vorrebbe un attentato alla sede del Tirreno con tanto di morti e feriti». Quella volta la nostra “colpa” era aver anticipato dati dei contagi che di fatto ponevano quel territorio in zona rossa. Era ovviamente tutto vero: la zona rossa qualche giorno dopo è arrivata.

La democrazia è fatta di regole, non vince chi grida o minaccia. Quella si chiama giungla, lo squadrismo non è strumento di democrazia. E se a capo di chi assalta i palazzi ci sono esponenti di Forza Nuova, tristemente noti nell’aggressione a chi non la pensa come loro, altro non può essere che fascismo.

Va detto, molti di quelli che vanno dietro all’ondata di ignoranza non sanno nemmeno cosa sia il fascismo, perché conoscono poco o niente di tutto. In particolare, non sanno che ciò che è stato disposto sull’emergenza Covid è stato fatto nel totale rispetto delle regole ed è nel pieno interesse della salute pubblica. Il nemico non è il vaccino, il nemico non è il Green pass, il nemico è il virus, il nemico è soprattutto chi pretende di fare le regole con le minacce. Tutto questo non si può definire diversamente: è un attacco alla democrazia. Inaccettabile, da respingere giorno dopo giorno. E devono capirlo soprattutto quelli che sono andati ciecamente dietro ai peggiori, agli apostoli del neofascismo.

Chi vuol usare la clava dell’ignoranza e poi magari passare a quella reale, è al di fuori delle regole di convivenza civile. Chi crea questo clima infame di insulti e minacce ignora che la libertà è partecipazione ma è prima ancora rispetto. Alla ragione si risponde con la ragione. E se la ragione alternativa si chiama manganello o assalto squadrista, allora siamo alla dichiarazione di guerra alla democrazia.

Oggi, per fortuna, a differenza di quanto accadde un secolo fa, viviamo in una Repubblica democratica sana, in grado di respingere questi attacchi. Anche se nel coro stonato ci sono quelli che fanno finta di prendere le distanze e sotto sotto sostengono chi crede di avere ragione partecipando a queste corride anti-regole. Sono molto più che complici, e non possono più restare in mezzo al guado: o si sta senza indugi dalla parte della democrazia o si sta lavorando a favore di chi la combatte.

Il Tirreno è stato, è e sarà sempre strumento di dibattito all’interno delle comunità a cui si rivolge. Ma non può non stare dalla parte opposta di chi vuol imporre le proprie posizioni con offese e minacce.

Twitter: @s_tamburini

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