Il Tirreno

Livorno

finita nel mirino delle proteste 

La nave transitata da Livorno non ha caricato armi e bombe

La nave transitata da Livorno non ha caricato armi e bombe

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livorno. Alla mezzanotte di venerdì ha lasciato la banchina Tdt in Darsena Toscana la nave Asiatic Island e ha raggiunto alle 15 il porto di Napoli. È la portacontainer nel mirino delle proteste di Weapon Watch (Osservatorio sulle armi nei porti europei e mediterranei): dopo le segnalazioni del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali di Genova, rilanciate dalla sezione porto del sindacato Usb che ha denunciato che la presenza a bordo di «contenitori carichi di armi ed esplosivi diretti al porto israeliano di Ashdod».

La nave battente bandiera singaporeana era arrivata alle 13 di venerdì: proveniva da Genova e prima ancora aveva alle spalle toccate nel porto francese di Marsiglia-Fos e, il 6 maggio, in quello israeliano di Haifa.

Il citato Osservatorio segnalava che «nel momento in cui scriviamo la “Asiatic Island” sta imbarcando altri container con merci pericolose nel porto di Livorno». A quanto risulta al Tirreno, sulla base di informazioni che sono state raccolte negli ambienti portuali, invece da Livorno è passato un container di munizioni che non è stato né sbarcato né imbarcato sulle banchine livornesi ma transitato.

Qualcosa del genere si desume anche dal post di Usb: ricordando il presidio livornese in solidarietà con il popolo palestinese, parla di «transito, nel nostro scalo, della nave portacontainer Asiatic Island» segnalando «tre-quattro contenitori carichi armi ed esplosivi diretti proprio in Israele: armi che serviranno a massacrare la popolazione civile palestinese».

I dirigenti del sindacato di base segnalano che «la questione dei traffici di armi nel nostro porto è molto più complessa»: peraltro, questo è solo «il primo passo per iniziare una campagna vera e propria che dovrà coinvolgere i lavoratori e tutta la città». Aggiungendo poi: «Livorno non deve essere complice delle guerre e dei massacri di popolazioni civili e lavoratori come noi».

A Genova, secondo quanto denuncia l’Osservatorio, «le operazioni di imbarco si sono svolte senza che il container (segnalato come contenente esplosivi di classe 1, esattamente 1.4) toccasse la banchina, e quindi dovesse sostare nell’apposita area del terminal destinata alle merci pericolose».

Quanto al blocco da parte dei lavoratori portuali dell’imbarco o dello sbarco di armi, è il dirigente sindacale Cgil Giuseppe Gucciardo a sottolineare che «i portuali sono schierati contro ogni guerra e contro l’utilizzo dei porti per l’invio di armi», ugualmente sono «loro stessi a dire che quando ci sono carichi di questo tipo non vengono fatti nemmeno avvicinare». Riguardo invece alla denuncia della presenza in zona Molo Italia di «decine di mezzi blindati militari pronti ad essere imbarcati», l’esponente Cgil spiega che sulle banchine sono collocati da mesi «jeep o mezzi di trasporto in uso a forze armate, che comunque sono qualcosa di ben diverso da armi e esplosivi». —

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