Lo stadio riapre per l'ultimo saluto a Gigi Guccini, l'ultrà morto a 51 anni: "Fino all'ultimo bandito" - Video
Livorno: commozione e lacrime all'Armando Picchi per il funerale della colonna delle Brigate autonome livornesi. Petardi e razzi per ricordarlo
LIVORNO. Lo stadio ha riaperto solo per lui, come a luglio successe dopo la morte di Fabio "Fabino" Bettinetti, un'altra colonna della curva nord venuta a mancare troppo presto. Il triste e ultimo saluto a Gigi Guccini, l'ultrà amaranto e anima delle Brigate autonome livornesi morto sabato 20 marzo a 51 anni, si è concluso alle 16 di lunedì 22 sotto la "Nord", dentro l'Armando Picchi, all'ombra di quegli stessi spalti che ha frequentato per decenni. Seguendo il Livorno in ogni serie e su ogni campo.
Dopo la cerimonia funebre alla camera mortuaria dell'ospedale - curata dalle onoranze della Svs di via San Giovanni - il feretro ha attraversato i viali della città fino a raggiungere lo stadio, aperto proprio per lui. Che ha fatto un ultimo e lungo giro di campo, sulla pista di atletica, concludendolo sotto la curva nord con i supporter e amici di sempre che lo hanno seguito in corteo, mentre altrettanti attendevano in lacrime sul campo o dietro la porta. "Fino all'ultimo bandito", "Il tuo ricordo infinito sarà fino all'ultimo bandito" e "Un vero compagno. Un grande ultrà. Ciao Gigi", si legge negli striscioni preparati per l'occasione.
Quasi 200 persone - fra loro anche la bandiera amaranto Igor Protti - hanno partecipato prima alle esequie in viale Vittorio Alfieri, poi - più numerosi - all'ultimo saluto fuori dallo stadio. Con tre petardi esplosi all'ingresso del feretro e altrettanti razzi di segnalazione sparati per aria al transito sotto la curva nord. Qui, i tifosi in lacrime, lo hanno salutato per l'ultima volta, stringendosi al dolore della moglie e del figlio di 16 anni, campione di lotta greco romana con il Gruppo lottatori livornesi di Igor Nencioni, grande amico di suo padre.
"Uno di noi, Gigi uno di noi", "Gigi il campo degli ultràs". I cori rimbombano dentro l'Armando Picchi. Poi il grande applauso, l'ultimo, per salutare il tifoso amaranto strappato troppo presto all'affetto dei familiari e dei numerosi amici che negli anni - prima lavorando per la Svs e poi in curva - lo hanno conosciuto e apprezzato.