Il Tirreno

Livorno

Lida, ragazza coraggio che riuscì a salvare una famiglia ebrea in fuga dai nazisti

Gianfranco Grossi
Lida Basso Frisini a Lunata
Lida Basso Frisini a Lunata

Livorno: ricevette l’onorificenza di “giusta tra le nazioni” nel ’7.8 Ora il figlio Pierluigi la ricorda nel libro “Andava fatto” 

28 gennaio 2021
5 MINUTI DI LETTURA





LIVORNO. Fra quanti salvarono la vita degli ebrei mettendo a repentaglio la propria, Livorno ricorda Lida Basso Frisini che lo Stato di Israele ha riconosciuto “giusta tra le nazioni”. Di recente il figlio Pierluigi Frisini ha pubblicato un libro per ricordarla, titolo “Andava fatto. La ‘giusta’ Lida Basso Frisini”. Era quella la risposta che Lida dava a chi le chiedeva perché quell’impegno: «Andava fatto». Maria Raffaella Calabrese De Feo segnala che l’onorificenza l’ha avuta dopo molti anni: «Il riconoscimento la snida da quell’anonimato in cui l’ha rinchiusa la sua riservatezza». Il titolo di “giusto” è concesso a quanti hanno messo a rischio la propria vita si sono adoperati per salvare la vita degli ebrei in tempo di guerra per le leggi razziali. Lida Basso Frisini a Lunata (in Lucchesia) ha salvato dalle rappresaglie tedesche (e fasciste) due famiglie di ebrei francesi (otto persone).

Chi era Lida Basso che viene ricordata con affetto e stima? Una giovane che rischia la vita per dare aiuto a due disperate famiglie di ebrei. Con il consenso e l’aiuto della sua famiglia li ha accolti in casa, ha offerto protezione e insegnato l’italiano. E, dopo l’8 settembre ’43, li ha protetti dalle rappresaglie naziste.Lida nasce il 1° ottobre 1919 all’Ospedale di Pescia dove, appena nata, viene abbandonata e subito affidata ad un’altra mamma che aveva appena perso il suo bambino. Questa mamma è Gennì Michelotti che con gioia la prende con sé. Il marito Paride Sabatini l’accoglie con altrettanta gioia . Dopo l’adozione nascono due figli: Enzo ed Enza. Lida frequenta la scuola con ottimo profitto. Il babbo Paride è orgoglioso di lei e tutti i giorni l’accompagna a scuola con la sua bicicletta a motore. Alle superiori si iscrive all’Istituto Magistrale.Lida è vivace e intraprendente, guidata da un profondo, innato altruismo. Un giorno, al rientro dal lavatoio con la mamma, vede cinque persone con le valige. Un uomo le viene incontro e in uno stentato italiano misto a francese la saluta: «Buongiorno, sono Renato Gabbai, ho con me la mia famiglia, veniamo dalla Francia invasa dai tedeschi, abbiamo paura, sono spietati». Lida capisce di avere davanti persone bisognose di aiuto e lo rassicura: «Non temere, sono Lida e questa è la mia mamma. Se possiamo aiutarvi, lo faremo volentieri». Poi si gira verso la mamma e basta solo uno sguardo per stabilire un rapporto di complicità. «Lida, grazie per quello che fai. Ci stai restituendo la speranza di continuare a vivere», dice Renato.

Dopo poco arriva il padre Paride: il suo sguardo è incuriosito, ma privo di ostilità. Così per la sorella Enza che torna dai campi. Il fratello Enzo, invece, inviato al fronte non è più tornato. Una mattina Renato bussa alla porta: «Sono arrivati i miei zii con il loro figlio…». Lida guarda il gruppo e con due amiche “risolve” la situazione.

L’8 settembre c’è l’armistizio. Lida, preoccupata, parla con il parroco don Angelo Unti: «Lascia tutto come sta, lavorano e parlano l’italiano non dovrebbero correre rischi. Gli uomini possono essere ospitati nel convento a Capannori». Lida chiede aiuto ai Padri Carmelitani: «Ho delle persone che possono destare dei sospetti, potete accettarle nel vostro convento?». Padre Garavagna acconsente: «Lida non possiamo dirti di no. Ma abbiamo bisogno del tuo sostegno. Portaci un po’ di farina per sfamare i nostri ospiti». Lida con un’amica vanno più volte al Mulino a raccogliere gli avanzi di farina delle macine. La mattina del 16 agosto 1944 un grave episodio sconvolge il paese: i tedeschi arrestano don Angelo Unti, il suo vice don Giorgio Bigongiari e nove giovani: non hanno più fatto ritorno. Renato e il fratello Giacomino salgono su una corriera diretti al convento dei Carmelitani. Lida va a Vellano dai parenti. Lucca viene liberata il 5 settembre 1944. Renato torna dal convento e ritrova Lida e i suoi genitori. Nessuno del gruppo ha subito la tragica sorte toccata ad altri. Un vero miracolo: Lida ha vinto la sua guerra.

Tra Renato e Enza nasce un sentimento profondo e si sposano. Mettono su una bella famiglia con l’arrivo di tre figli. Negli anni ’50 si trasferiscono negli Stati Uniti. Nel gennaio 1949 Lida sposa Francesco Frisini vicebrigadiere della Guardia di Finanza in servizio a Castelnuovo Garfagnana. Si erano conosciuti su una corriera diretti a Castelnuovo. Nel 1950 si laurea alla Facoltà di Lettere e Filosofia a Pisa. Poi vanno a Grosseto dove Francesco era trasferito. Nel 1951 nasce Pier Luigi e poi Enza.Dopo pochi anni Francesco viene trasferito a Livorno. Lida insegna lettere all’Iti “Gallileo Galilei”. La sua collega e amica Anna Maria Bacci ricorda che difficilmente parlava di quanto aveva fatto. Lo raccontava con grande semplicità come se fosse stata una cosa normale. «Mi meravigliai quando Israele la proclamò “giusta tra le nazioni”». Per la nuora Cinzia era una persona «che aveva il dono di saper entrare nell’animo di chi le era accanto». La figlia Enza ricorda con commozione «la gioia, l’amore e l’impegno che ci ha trasmesso».

Nel 1953 il Parlamento israeliano istituisce l’Ente Nazionale della Memoria della Shoah per documentare lo sterminio degli ebrei. Alla commissione di Gerusalemme negli anni ‘70 giunge dall’America un corposo dossier su Lida Basso Frisini, inviato da Renato Gabbai, il suo ospite ebreo. Nel 1978 la commissione le attribuisce la prestigiosa onorificenza di “giusta tra le nazioni”.La cerimonia solenne si svolge giovedì 21 maggio 1981 nella Sinagoga di Livorno presente l’ambasciatore di Israele Moshè Alon che le consegna una medaglia e una pergamena per quanto fatto in favore degli ebrei perseguitati. Lida è felice e visibilmente commossa. Non si aspettava una tale “festa”. Poi i saluti del presidente della Comunità Ebraica Dario Cassuto, del vicesindaco Massimo Bianchi e del rabbino capo Isidoro Kahn. Il momento di più intensa commozione è stato quando Frida Misul (scampata dai campi di concentramento) tra le lacrime, consegna a Lida altrettanto commossa, un mazzo di fiori con un caloroso abbraccio di gratitudine.Lida si spegne all’età di 88 anni nel luglio 2007 lasciando ai figli un’eredità preziosa: l’esempio di una vita profondamente vissuta, spesa nella solidarietà e nella generosità. —

© RIPRODUZIONE RISERVATA


 

Primo piano
Clima e insetti

Toscana, per l'estate 2024 è allarme zanzare e insetti. Le zone più a rischio e i timori per le malattie trasmissibili

di Ilenia Reali
Sport