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Livorno

Luzziè, il rapper che da Livorno conquista il mondo con le sue emozioni

Claudio Marmugi
Luzziè, il rapper che da Livorno conquista il mondo con le sue emozioni

Ha 19 anni, frequenta il liceo Cecioni dove dovrebbe girare un video e ha pubblicato il primo EP, in streaming gratuito 

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LIVORNO. Oliver è Luzziè ed è anche James. È da queste tre parole - tra nomi veri e nomi d’arte - che prende l’avvio l’esordio musicale del diciannovenne Oliver James Manfrè, in arte Luzziè, di padre livornese, Vito, e madre inglese di Newcastle (ma nata in Giamaica), Carol. Oliver/Luzziè è, da un anno, tra i protagonisti della scena musicale underground toscana e, in questi giorni, è alla prova del fuoco del debutto vero, fresco di pubblicazione dell’EP “James”, in streaming gratuito sulle principali piattaforme digitali del mondo, tra cui Spotify. Sei brani in inglese per 15 minuti di musica di grande respiro internazionale, tra ritornelli, rime serrate, giochi di parole, autotune, in un viaggio personalissimo figlio dell’influsso di tanto rap ascoltato e masticato, trap e altre contaminazioni; un lavoro che sorprende per freschezza e maturità artistica.

Una tempesta di parole, vertiginose e fitte, a cominciare proprio dal brano di apertura “Harry Kane” (in inglese suona come “hurricane”, uragano) che, parafrasando il titolo di un film di Woody Allen, ci presentano, allo specchio, un giovane James “a pezzi” graficamente ben rappresentato anche dalla bella copertina del disco. Un progetto musicale complesso, iniziato alla fine del 2019, e che ha visto la luce grazie alla sinergia di diversi giovani talenti della nostra città, fra cui Seven (il produttore e autore delle basi Gregorio Pratellesi), il suo Studio, il Seven Saint’s (Luca Bonaretti), e la crew dei Losco Boyz, formata proprio da Phaddingo (Davide Fabbri), 4re Shadow (Arega Amore) e lo stesso Luzziè , un trio che ha avuto anche l’opportunità di esibirsi al The Cage, coi ragazzi di Livornogramm.

Come nasce “James”?

«Dopo aver sperimentato un approccio al rap e alla trap nel 2019, volevo dimostrare che potevo fare anche altro. L’unico modo era concepire un EP più articolato. In questo mio lavoro si sentono gli influssi del rap “English”, del rock, del reggaeton e di tutte quelle che sono le mie passioni vere».

Cosa è finito di Oliver Manfrè dentro l’album?

«Tutto. Quello che canto sono io. Tutto ciò che vivo sulla mia pelle, alti e bassi della vita quotidiana, esperienze, i miei sogni, la mia età»

. Il suo disco è uscito in piena emergenza sanitaria...

«Da una parte sono contento di essere riuscito a finirlo poco prima dell’inizio della Pandemia. E sSeppur dispiaciuto e turbato dalla situazione, penso che la mia musica possa essere di sollievo a tanti miei coetanei che adesso hanno la possibilità di ascoltare l’album gratuitamente. Mi dispiace non aver girato il video di uno dei brani ma non escludo che non si possa fare un montaggio ad hoc sfruttando la dimensione domestica in cui stiamo vivendo, grazie al montatore e regista Lorenzo Galassi della pagina “Purple Pasta”».

Cosa farà il giovane Manfrè dopo “James”?

«Sento che il viaggio nella musica sarà anche un viaggio fisico, che probabilmente mi porterà in Inghilterra. Il mercato italiano non è pronto per i testi in inglese, ma grazie ai social e al digitale ho potuto allargare il mio orizzonte».

Ma prima c’è la maturità. «Purtroppo la piaga del Covid-19 ha bloccato la scuola sul più bello, quella fase in cui tutta la classe fa gruppo, coi professori, per arrivare all’obiettivo insieme, la maturità, uno dei traguardi più importanti nella vita di un giovane. Invece così, seppur confortati dalla didattica a distanza, noi studenti ci ritroviamo un po’isolati. Tra l’altro, avrei dovuto realizzare un sogno a scuola, quest’anno: girare un videoclip di una mia canzone nel mio liceo, al Cecioni. Avevo già ottenuto il permesso dal preside. Mi auguro si riesca a rientrare presto per completare studi e video e prepararsi come si deve alla grande prova della maturità».
 

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