Il Tirreno

Livorno

Bracconieri al Castellaccio allevano i cinghiali nei boschi

Matteo Scardigli
Bracconieri al Castellaccio allevano i cinghiali nei boschi

Livorno, tra le piante spuntano cumuli di pane lasciati illecitamente dai cacciatori per nutrire le femmine e far crescere così gli animali da abbattere

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LIVORNO. Il termine tecnico è “governo abusivo”, ed è l'equivalente illecito della pasturazione in mare (pratica consentita per attirare i pesci) ma applicato in boschi e radure per foraggiare gli animali allo scopo di cacciarli. «In questo caso siamo di fronte a un governo abusivo di cinghiali», spiega il comandante Stefano Vagniluca, comandante del gruppo carabinieri Forestale di Livorno, che prima di approdare nel capoluogo labronico due anni fa ha prestato servizio nel grossetano, terra di ungulati e di cacciatori. Cinghiali per i quali, dopo l'incidente di giovedì sull'A1 (un morto e 10 feriti causati da un conducente che ha sterzato per evitare un branco di animali), la Coldiretti lombarda ha chiesto un piano di abbattimento straordinario.

Il Tirreno intervista Vagniluca in merito alle segnalazioni inviate dai lettori, in cui si denunciano gli abbandoni di cumuli di pane nei boschi del Castellaccio proprio al fine di favorire la "figliolanza" delle femmine: «Siamo al corrente di queste pratiche e stiamo sorvegliando tutta la zona. Incoraggiamo ogni denuncia da parte dei cittadini, e ringraziamo Il Tirreno per questa segnalazione. L’andamento del fenomeno sul territorio livornese tuttavia non è tale da giustificare un allarme, anche perché la siccità del 2017 ha falcidiato la popolazione dei cinghiali – precisa il comandante – ma è doveroso ricordare che i responsabili commettono un illecito punibile con una denuncia penale; e un’altra ancora, in caso siano protagonisti di atti di bracconaggio vero e proprio».

Bracconaggio dunque, in una zona dove comunque la caccia al cinghiale può essere esercitata regolarmente: «La stagione inizia a novembre e termina a fine gennaio, ma le squadre in battuta sono spesso spinte dal senso di sfida nei confronti della norma e di chi la fa rispettare; anche se non è da trascurare l'aspetto economico, sebbene l'imposizione della tracciabilità della carne ponga un freno alla vendita abusiva», spiega ancora Vagniluca.

Il rischio sul territorio dunque è contenuto, ma non al punto di abbassare la guardia. «Casi di incontro con la selvaggina ci sono anche nel livornese, sebbene riguardino in prevalenza la stagione estiva». Due anni fa Il Tirreno pubblicò il video di una mamma con i suoi cuccioli tra i bagnanti di Calignaia (gli animali furono poi catturati e trasferiti lontano dalla scogliera, che è frequentatissima d’estate). «L'incontro comunque è pericoloso, specialmente a ridosso delle abitazioni», conclude il comandante Vagniluca, aggiungendo però una buona notizia: «In questo senso è positiva la ricomparsa del lupo, da sempre dipinto come il “cattivo” del bosco, ma in realtà una preziosa risorsa nel controllo della selvaggina».

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