Addio alla Signora del Teatro Si è spenta Enzina Conte
Aveva debuttato da bambina e il palcoscenico l’aveva stregata: sarà la sua vita Ha insegnato l’arte della recitazione a generazioni di attori e sceneggiatori
LIVORNO
Il mondo del teatro piange la scomparsa di una delle sue figure più note. Se n’è andata all’età di 93 anni la “signora del teatro”: stiamo parlando di Enzina Conte, una vita intera per il palcoscenico ma dietro le quinte come insegnante di recitazione e di dizione, oltre che come direttrice della scuola Vertigo.
Tutto era iniziato quando i telefoni (e i mulini) erano bianchi: prima della guerra, siamo all’inizio degli anni ’30 e c’è bisogno di una bambina da mettere in scena. Enzina Conte è ancora una bimba eppure capisce subito che non vuole più scendere dal palcoscenico.
Del resto, è a teatro che si gioca un altro momento-chiave della sua vita. Il padre ufficiale di Marina è in Grecia e lei, poco più che ragazza, è sulla scena per recitare in “La maestrina”, un testo di Dario Niccodemi, drammaturgo livornese.
E’ forse questa la prima volta che qualcosa di livornese si mette sulla rotta di questa donna originaria della Maddalena: da allora in poi Livorno tornerà a ogni piè sospinto. Comunque, quel che interessa è il fatto che in platea, perché invitato da un amico, c’è un parà italiano che alla vista di quella giovane donna sente il classico colpo di fulmine: nel ’43 diranno il loro “sì” di sposi davanti all’altare.
Non si è attenuata affatto la voglia di fare teatro, anzi: ritroviamo Enzina Conte all’Accademia d’arte drammatica Silvio D’Amico. Prima ancora è allieva di recitazione della marchesa Fabbricotti (che a sua volta era stata allieva di Eleonora Duse): è questo un altro pezzetto livornese nel puzzle dell’esistenza di Enzina Conte, prima di diventare lei stessa livornese .
Insomma, aveva di fronte a sé la prospettiva di vedersi spalancare la strada come attrice. «Ma – raccontano i familiari – sente che le esigenze di famiglia vengono prima della sua carriera in scena». Dunque, lascia il palcoscenico.
Non del tutto, però: quella passione di ragazza la anima ancora e perciò, se non è possibile calcare le scene in prima persona, c’è pur sempre la possibilità di insegnare ad altri come farlo al meglio. Prima a Roma, poi a Modena, quindi a Viterbo, successivamente a Pisa, infine a Livorno, seguendo le destinazioni della carriera militare del marito che a un certo punto viene inviato a Livorno come primo comandante della caserma Vannucci.
A Livorno ha cresciuto intere generazioni di attori. «Fra i suoi allievi c’è il 90 per cento di quanti oggi fanno teatro: da Barresi a Paolino, da Bruni a Crestacci, da Marmugi a Brondi, da Ballantini a Bondi, solo per citarne alcuni», racconta il figlio Marco, che dalla madre ha preso la passionaccia per la scena. «E’ stata – aggiunge – maestra di teatro ma anche di vita, gli volevano bene tutti».
Molti dei suoi allievi li aveva rivisti nel cast di film anche importanti oppure come sceneggiatori di fama o impegnati in fiction: “La prima cosa bella” di Virzì così come “La Passione” di Mazzacurati o serie come “Carabinieri”, “Don Matteo” e “Il commissario Manara”. «E lavora molto anche mio figlio Marco – aveva detto in una intervista al Tirreno per il suoi settant’anni di teatro – che ha partecipato a numerosi film, fiction e trasmissioni tv».
I suoi interessi spaziavano sull’intera gamma dei testi di teatro «ma – dice Marco Conte – adorava soprattutto Piandello e Niccodemi». —