Stop a bar, locali e ristoranti mascherati da falsi circoli
Per la Cassazione la vendita di cibo e bevande deve essere priva di ricavi Solimano (Arci): «Giusto, è concorrenza sleale: noi puntiamo solo sul sociale»
LIVORNO. Un caffè o un bicchiere di spuma al circolo sotto casa? Sì, ma solo se sei socio - e questa è la base, non la novità - e se la vendita di cibo o bevande da parte della stessa attività è priva di ricavi. È l’ultima sentenza della Corte di Cassazione contro i bar, i locali e i ristoranti mascherati da falsi circoli, una battaglia partita dalla nostra regione con la Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi, aderente alla Confcommercio) sempre in prima fila. La sezione tributaria ha stabilito che un ente senza scopo di lucro - come i veri circoli culturali, ricreativi e sportivi - «non può fare somministrazione dietro pagamento di corrispettivi che eccedano i costi vivi», anche se rivolta esclusivamente ai soci. «In pratica non devono esserci ricavi - ha spiegato Aldo Cursano, presidente regionale della Fipe-Confcommercio Toscana - solo così si può avere diritto ai benefici fiscali riservati agli enti non commerciali. Da vent’anni lottavamo per questo risultato: noi non siamo contro i circoli, ma contro chi maschera il proprio business sfruttando l’associazionismo».
A Livorno, tra i vari circoli, 35 sono legati all’Arci, un vero e proprio punto di riferimento del settore. E l’associazione è soddisfatta della sentenze di qualche giorno fa, alla luce proprio dei risvolti legati alla «lotta ai falsi circoli», come spiega Marco Solimano, presidente dell’Arci Livorno. «Finalmente, questa è sempre stata una nostra battaglia - sottolinea - nel corso degli anni abbiamo rifiutato decine di affiliazioni a bar e ristoranti, proprio perché si trattava di locali che volevano entrare nell’Arci solo per sfruttare i vantaggi fiscali. Ecco, questa è concorrenza sleale, una mancanza di rispetto verso i commercianti che hanno le licenze e rispettano tutte le normative fiscali. Un circolo è una cosa seria, non un escamotage per guadagnare: c’è un presidente, c’è un direttivo, ci sono le assemblee dei soci, c’è un bilancio da approvare. E c’è soprattutto una finalità sociale, legata all’integrazione e all’intrattenimento». Nessun scopo di lucro, ribadisce quindi Solimano, evidenziando che «a Livorno nessun circolo Arci fa ristorazione, ma alcuni hanno il bar per i soci e tanti si limitano alle cene in occasione delle feste di quartiere». —