Uccisa dall'ex marito: l’ultima vacanza il possibile movente

Federico Lazzotti
Uccisa dall'ex marito: l’ultima vacanza il possibile movente

Livorno: per gli investigatori il delitto di piazza Attias è stato pianificato nel dettaglio

15 febbraio 2018
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LIVORNO. Francesca Citi era tornata domenica da qualche giorno di vacanza trascorso in montagna assieme al nuovo compagno e alle due figlie. «Era felice, distesa», ricordava fuori dallo studio dove martedì mattina è avvenuto il delitto, Marco Ghelardini, il dentista per il quale la donna lavorava come assistente di sala da quindici anni.

Ma proprio quei giorni di spensieratezza potrebbero rivelarsi come il possibile movente che ha spinto Massimiliano Bagnoli, 44 anni professione geometra, ad ucciderla con una coltellata nell’appartamento al secondo piano di piazza Attias 21 C, prima di chiudersi in bagno e togliersi la vita.

È questa una delle ipotesi sulle quali stanno lavorando i carabinieri del nucleo investigativo coordinati dalla pubblico ministero Sabrina Carmazzi nel tentativo di riempire quei buchi neri, molti a dire il vero, che si sono aperti dentro a questa tragedia.

Per il momento l’unica certezza, in attesa che la magistrato affidi al dottor Luigi Papi l’incarico di compiere l’autopsia sui due corpi e i test tossicologici, è che il quarantaquattrenne che da novembre scorso era libero dopo la condanna a un anno e quattro mesi per stalking proprio nei confronti della donna, abbia pianificato nel dettaglio l’omicidio.

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Molti gli indizi che portano gli inquirenti verso questa ipotesi. Il primo dettaglio riguarda il giorno scelto per compiere l’omicidio. Francesca, infatti, era tornata al lavoro lunedì, ma l’ex marito ha aspettato il giorno seguente per andare alla studio e ucciderla. Molto probabilmente perché sapeva che il martedì il medico andava a lavorare in trasferta e quindi la donna sarebbe rimasta sola, senza che nessuno potesse aiutarla.

C’è poi la questione dell’arma usata dal geometra per compiere il delitto. Il coltello a serramanico ritrovato dagli investigatori nel bagno, vicino al corpo dell’uomo, l’assassino lo ha portato con sé da casa con l’intenzione, precisa, di uccidere.

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Una domanda che forse non avrà mai una risposta, riguarda un altro aspetto che, invece, sarebbe importante accertare: come Bagnoli sia entrato nello studio. «Purtroppo – confermano gli investigatori – nel palazzo non ci sono telecamere e non ci sono testimoni che possano dirci com’è andata».

Due le possibilità. La prima è che la donna, arrivata in al lavoro dopo le 8,30 abbia aperto all’ex che si è presentato alla porta. E all’apice della discussione – i vicini hanno sentito alcune urla intorno alle 9 – si sia consumato il delitto.

La seconda è che l’assassino abbia teso un agguato alla ex nascondendosi al piano di sopra e scendendo nel momento in cui la vittima stava aprendo la porta per entrare con lei. «Quando era sola in studio – sono le parole del datore di lavoro – le dicevo di chiudersi a chiave dentro e di guardare sempre dallo spioncino prima di aprire». I carabinieri, invece, hanno trovato la porta dell’appartamento chiusa sì, ma senza nessuna mandata.
 

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