Il Tirreno

Livorno

"Qui non c’è segnale per i cellulari": i profughi protestano e il prefetto li caccia

di Ilaria Bonuccelli
La freccia indicata la canonica di Boveglio a Villa Basilica
La freccia indicata la canonica di Boveglio a Villa Basilica

Due nigeriani rifiutano l’ospitalità in una canonica in Lucchesia. Anche il Tar boccia il loro ricorso: revocata l’accoglienza

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LUCCA. Lara Ansaldi se la ricorda bene quella sera di ottobre. Il pulmino della Croce Rossa che arriva su a Boveglio, frazione di villa Basilica, alla canonica della chiesa, trasformata in casa di accoglienza per profughi in fuga dalla povertà. O dalle guerre. Due nigeriani si rifiutano di scendere. Non gradiscono il posto. «Non c’è campo». «Il cellulare non prende». «Siamo troppo distanti da Lucca» anche se parlare di montagna è eccessivo da queste parti. I due non si fermano neppure per cena. Rifiutano l’ospitalità, ignorano l’insistenza della direttrice. Il prefetto di Lucca risponde a termini di legge: revoca la «misura di accoglienza». E il Tar le dà ragione: se gli stranieri non vogliono stare a Boveglio, non hanno diritto a stare da nessuna altra parte.

VIA CHI RIFIUTA L’ACCOGLIENZA

L’Italia accoglie gli immigrati. Non costruisce muri alle frontiere, né mette filo spinato. Ma non accetta capricci. Lamentele per il riso acquoso (a Pisa) o perché manca il wi-fi nel residence (a Venturina). Ora lo chiarisce, per la prima volta, anche un tribunale. Il Tar della Toscana trova immotivate le ragioni che hanno portato i due nigeriani a impugnare l’atto con cui il prefetto il 30 ottobre 2015 cancella l’accoglienza, in base alla legge italiana: «La revoca della misura di accoglienza è disposta dal Prefetto in caso di mancata presentazione alla struttura di accoglienza individuata o di abbandono della medesima da parte del richiedente asilo senza preventiva motivata comunicazione alla Prefettura».

TELEFONO E WI-FI GARANTITO

Con la sentenza del 12 aprile (impugnabile davanti al Consiglio di Stato), Il Tar riconosce il provvedimento corretto nella forma e, nella sostanza. Non solo perché a Boveglio i cellulari prendono. Ma anche perché c’è modo di comunicare con il mondo esterno in vari modi, visto che nella struttura di accoglienza c’è un telefono fisso, c’è il wi-fi gratuito e un computer che può essere utilizzato dagli ospiti. Al contrario di quanto denunciato dai migranti.

NON SCENDO DAL BUS

«La sera che questi ospiti sono arrivati - racconta la direttrice della struttura, gestita da una cooperativa - questi due uomini non sono proprio scesi dal pulmino della Croce rossa di Lucca che li ha accompagnati. Eppure dalla casa sono usciti altri immigrati che hanno tentato di convincerli a fermarsi: hanno spiegato che in casa non c’è campo, ma fuori con il cellulare si telefona senza problemi. E, comunque, abbiamo il wi-fi. Poi esiste un telefono fisso. In più in paese c’è un bar con il telefono pubblico. E il bar è a poche centinaia di metri: non siamo isolati». Nessun argomento, però, sarebe riuscito a convincere Victor Godwin e Anthony Osadiaye a scendere. «Io stessa - aggiunge Lara Ansaldi - li ho pregati di fermarsi almeno per la notte, visto che era tardi. Ho chiesto che restassero a cena e a dormire. Poi l’indomani avrebbero potuto scegliere se lasciare la casa. Non hanno ceduto. Neppure quando è stato fatto presente che rischiavano una denuncia non scendendo dal pulmino della Cri perché occupavano in modo indebito un mezzo necessario ai soccorsi. È stato tutto inutile».

I PROFUGHI: INGIUSTIZIA

Scatta, quindi, la segnalazione della coop alla Prefettura. E il Prefetto revoca la misura di accoglienza. E subito i due nigeriani, con un avvocato d’ufficio, chiedono al Tar l’annullamento del provvedimento per «eccesso di potere, ingiustizia manifesta e travisamento dei fatti». I due richiedenti asilo sostengono di non aver opposto «alcun rifiuto» (all’accoglienza). Né si sarebbero allontanati dalla struttura.

NIENTE LINEA, CE NE ANDIAMO

«Comunque - precisano - il rifiuto o l’allontanamento sarebbe stato determinato dall’isolamento della località (priva di segnale telefonico), nonché da difetto di comunicazione data l’assenza di un mediatore culturale o di un traduttore». Di fatto quello che riferiscono gli addetti della struttura: le lamentele per la distanza da Lucca (dove gli stranieri erano stati accolti temporaneamente nel centro di smistamento della Cri) e la mancanza di “campo” per il cellulare. «Abbiamo tentato di convincere gli ospiti a restare - insistono gli operatori - parlando in inglese e con la collaborazione di altri migranti ospiti, ma si sono rifiutati di scendere dal mezzo impedendone il rientro in sede per quattro ore».

SEDE «NON GRADITA»

La sera, poi, i due nigeriani sono stati intercettati dai carabinieri di villa Basilica e hanno riferito che sarebbero tornati a Lucca perché «la sede di Boveglio non è di nostro gradimento». Un atteggiamento che lascia di stucco tutti. Da chi gestisce la struttura al sindaco Giordano Ballini, da anni impegnato nell’accoglienza. Villa Basilica, infatti, è stato uno dei primi Comuni in Toscana ad accogliere migranti già nel 2011, ai tempi dell’emergenza della Primavera araba.

ACCOGLIENZA SUPERIORE ALLA CAPACITÀ

«La prima ondata di migrazione - sottolinea Ballini - è stata un’esperienza più che positiva, tanto che anche oggi ospitiamo 16-17 persone invece delle 3 che ci spetterebbero come quota in base alla popolazione». La disponibilità nasce proprio dal successo della prima esperienza. «I primi migranti - prosegue - iniziarono a coltivare i campi intorno alla canonica. Misero su perfino un allevamento di galline e gruppi di acquisto equo e solidale iniziarono a venire qui ad acquistare verdure e uova». Poi, anche per mancanza di fondi, l’esperienza è finita. Ma Ballini non si arrende «anche perché questi primi migranti si sono davvero integrati: alcuni lavorano perfino nei migliori ristoranti di Lucca». Perciò ora torna alla carica con due progetti di “lavori socialmente utili”: la pulizia dei sentieri di due percorsi turistici, quelli dei castagni secolari e quelli della “via della carta in Toscana”. «Con la speranza - chiosa - che aderiscano tutti i migranti che oggi ospitiamo». Degli altri due nessuno ha saputo più nulla.

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