Il Tirreno

Livorno

Siuski, shizzan, cammellone, ovo e militare, l’arte di tuffarsi è livornese

di Federico Lazzotti
Siuski, shizzan, cammellone, ovo e militare, l’arte di tuffarsi è livornese

I modi di entrare in acqua si ispirano a cartoni, aneddoti popolari e plasticismi. Si tramandano di generazione in generazione tra gare, sfottò e riti

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LIVORNO. Hanno nomi come siuski e shizzan che a nord del Calambrone e a sud di Quercianella possono essere scambiati per piatti giapponesi, prendete poi ovo e cammellone, oppure militare, e spiegate a chi non è livornese che si tratta di tuffi, un’arte che si ripete ogni giorno d’estate, sui bagni o dagli scogli, salendo sui trampolini o arrampicandosi sulle rocce del Romito dove vanno in scena le olimpiadi di questa disciplina, sintesi tra tradizione popolare, fantasia e coordinazione (FOTO). Un passatempo che si trasforma in sfida dove vince «chi fa più schizzi» e non sempre il peso, unito alla gravità, fa la differenza.

Di generazione in generazione questa singolare caratteristica viene trasmessa attraverso osservazione ed emulazione, e si conclude, spesso, con una presa in giro se qualcuno sbaglia i tempi d’ingresso in acqua e il volo finisce in una panciata o gropponata, a seconda del verso con cui si impatta sull’acqua.

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Ecco allora che nessuno si stupisce quando Stefano dalla spalletta delle Vedove, periferia sud dei bagni Pancaldi-Acquaviva si apre in aria, con il petto parallelo al mare, per poi chiudersi, poco prima di entrare in mare, portando ginocchia e braccia al petto. Un colpo di reni e la siuski, forse il più celebre dei tuffi livornesi, è completata.

«Quando rialzi la testa dall’acqua - dice Iacopo che si dà arie da accademico in materia - devi sentire i goccioloni sulla testa, allora vuol dire che hai fatto un bel tuffo».

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