Sughere, allarme dopo l’evasione a Livorno. Il direttore: «Problemi enormi»
Giuseppe Renna, insediatosi appena tre mesi fa, ha più volte sollecitato il ministero su alcuni punti fondamentali: «C’è sovraffollamento, gli agenti di guardia sono pochi e le telecamere non vanno»
LIVORNO. «Purtroppo le Sughere, come molti altri istituti italiani, sono piene di problemi. E i problemi, come si sa, molto spesso viaggiano più veloci delle soluzioni. In carcere c’è un alto sovraffollamento di detenuti, sicuramente c’è grande carenza di agenti penitenziari e le telecamere, è vero anche questo, in generale non funzionano. Queste criticità le ho personalmente segnalate al ministero della Giustizia, ma è chiaro che da Roma non potranno risolverle subito. Anche perché, come sappiamo bene, in Italia non esiste soltanto il nostro penitenziario, ci sono anche tutti gli altri».
A parlare per la prima volta, dopo l’evasione del trentaseienne detenuto dell’alta sicurezza Umberto Reazione, è il direttore del carcere di Livorno Giuseppe Renna. Il dirigente di via delle Macchie, in passato al timone di San Gimignano, si è insediato appena tre mesi fa, sostituendo lo storico responsabile (ora in pensione) Carlo Mazzerbo. E non si sottrae alle domande del Tirreno, confermando una realtà molto difficile, come del resto confermato pure dai sindacalisti locali, che con l’arrivo dell’estate (e i piani ferie stagionali) temono che la situazione, già critica, peggiori ulteriormente.
Renna, Reazione è stato catturato dopo 24 ore su un treno. Ha capito come abbia fatto a scappare da un reparto dell’alta sicurezza durante l’ora d’aria?
«Sto approfondendo la situazione proprio per evitare che un fatto del genere si ripeta. In questi giorni ero a Lecce per votare, visto che nella mia città c’è il ballottaggio per eleggere il sindaco. Ero pronto a tornare immediatamente, ma poi per fortuna il detenuto è stato rintracciato. Al mio ritorno affronterò tutti i problemi. Il livello di sicurezza deve aumentare».
I sindacalisti denuncia da tempo la carenza di personale di guardia e il mancato funzionamento delle telecamere. È vero che nessuno ha visto scappare il trentaseienne?
«Nessuno lo ha visto, altrimenti non sarebbe scappato. Le “sentinelle”, in quel tratto di cinta murari, non c’erano. Sulle telecamere, purtroppo, abbiamo grossi problemi: non funzionano. Al ministero ho già fatto presente la situazione e spero che in futuro venga affrontata e risolta».
In pratica, sabato scorso, almeno a livello di sicurezza sono molte le cose che non hanno funzionato.
«È così, dopo però ha funzionato tutto».
Reazione ha avuto un’ora di vantaggio nella sua fuga, visto che nessuno lo ha visto.
«Sì, è quello che so anch’io. Per fortuna, appena ci siamo resi conto dell’evasione, la macchina delle ricerche si è messa in moto tempestivamente e i controlli sono partiti. Devo ringraziare tutte le forze dell’ordine: questura, carabinieri, polizia municipale, guardia di finanza e ovviamente i nostri agenti penitenziari. A Livorno la collaborazione interforze è incredibile, si lavora bene, ed è grazie ai loro vertici che riusciamo a lavorare benissimo. Voglio quindi ringraziare, fra gli altri, la questora Giusy Stellino e il colonnello dell’Arma Piercarmine Sica».
Avete per caso capito se Reazione abbia avuto un complice (non sembra comunque ndr).
«Su questo aspetto preferisco non dire niente perché sono in corso gli approfondimenti investigativi. In ogni caso, ripeto, non essendo stato presente in prima persona preferisco parlare di ciò che conosco».
Quali altri problemi ha trovato da quando si è insediato alle Sughere?
«Beh, la caserma che dovrebbe ospitare i poliziotti è chiusa da 15 anni, parliamo di un palazzo alto sette piani. E da 13, invece, è interdetta l’area trattamentale, quella dove lavorano gli educatori. Un’attività alla base della Costituzione: lì si dovrebbero rieducare i detenuti, in modo che a fine pena possano riacquistare la libertà nel migliore dei modi».
Quindi alle Sughere non si fa rieducazione?
«Al contrario, si fa eccome. Solo che siamo costretti, a causa dei vari padiglioni che cadono a pezzi, a utilizzare altri locali.
C’è molto da fare, insomma.
«Sì, molto. Dobbiamo ripartire da ciò che ha funzionato: dopo la fuga di Reazione, infatti, la macchina delle ricerche non ha sbagliato nulla. C’è molto da lavorare, è vero, ma dobbiamo anche considerare, nonostante le criticità, che c’è una buona base di partenza».
Ora, insomma, non si può che migliorare.
«Esatto, l’obiettivo è migliorare, far sì che certe cose non ricapitino più. E piano piano risolveremo tutti i problemi, serve però un po’ di tempo».