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Giustizia

La proposta di legge di Fratelli d’Italia: abrogare il reato di tortura. Cucchi: «Equivale a legittimarla»

La proposta di legge di Fratelli d’Italia: abrogare il reato di tortura. Cucchi: «Equivale a legittimarla»

Tutta l’opposizione si scaglia contro questa ipotesi e annuncia barricate: «Sicuramente non ci fermeremo. Saremo in tanti a far sentire la nostra voce»

24 marzo 2023
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ROMA. Abrogare i reati di tortura e istigazione alla tortura. La proposta di legge presentata alla Camera da Fratelli d'Italia, e assegnata alla commissione Giustizia, promette di rappresentare un altro campo di battaglia parlamentare dopo gli ultimi casi delle madri detenute e maternità surrogata. Tutta l'opposizione si scaglia contro l'ipotesi e annuncia barricate. «Abrogare il reato di tortura equivale a legittimarla», dice la deputata di Alleanza verdi sinistra Ilaria Cucchi, il cui fratello Stefano morì a causa delle percosse ricevute mentre era in custodia cautelare, vicenda per cui due carabinieri sono stati condannati in via definitiva per omicidio preterintenzionale. Ma in serata FdI, con il capogruppo a Montecitorio Tommaso Foti, spiega che «non vi è volontà da parte di Fratelli d'Italia di abrogare il reato di tortura, ma di tipizzarlo in modo molto nitido così come è nelle convenzioni internazionali. Lo chiariamo alla sinistra che pretestuosamente ci attacca ben conscia che non vi è adeguata chiarezza nella lettera dell'art. 613 bis del codice penale». La pdl, a prima firma della deputata Imma Vietri, sancisce l'abrogazione dei reati di tortura e istigazione alla tortura previsti dagli art. 613 bis e 613 ter del codice penale. La pdl prevede che la fattispecie sia aggiunta invece tra le circostanze aggravanti comuni, applicabili a qualsiasi reato. Quella norma infatti, ha reso «concreto il rischio, paventato anche dai rappresentanti delle Forze di polizia, di vedere applicata la disposizione nei casi di sofferenze provocate durante operazioni lecite di ordine pubblico e di polizia», si spiega nella relazione introduttiva al provvedimento, e «l'incertezza applicativa in cui è lasciato l'interprete potrebbe comportare la pericolosa attrazione nella nuova fattispecie penale di tutte le condotte dei soggetti preposti all'applicazione della legge, in particolare del personale delle Forze di polizia che per l'esercizio delle proprie funzioni è autorizzato a ricorrere legittimamente anche a mezzi di coazione fisica». Quindi il reato specifico va cancellato «per tutelare adeguatamente l'onorabilità e l'immagine delle Forze di polizia». Se restasse in vigore, gli agenti di polizia penitenziaria «rischierebbero quotidianamente denunce per tale reato a causa delle condizioni di invivibilità delle carceri e della mancanza di spazi detentivi», sostengono i firmatari, secondo i quali le pene previste «sono chiaramente sproporzionate rispetto ai reati che puniscono nel codice attualmente tali condotte (percosse, lesioni, minaccia eccetera) e non giustificate dall'andamento della situazione criminale in Italia. Non risulta, infatti, che ci sia una recrudescenza di reati e di abusi in genere commessi da appartenenti alle Forze dell'ordine nell'esercizio della loro funzione tale da giustificare l'introduzione di un nuovo reato».

«Il reato di tortura ce lo siamo sudati», spiega Ilaria Cucchi, che annuncia battaglia in Parlamento: «Sicuramente non ci fermeremo. Saremo in tanti a far sentire la nostra voce. La legge sulla tortura non si tocca». Sono molti a sottolineare, anche sui social, la coincidenza dell'iniziativa legislativa con lo svolgimento del processo per i fatti avvenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, nel quale sono imputati agenti penitenziari e funzionari del Dap per abusi ai danni dei detenuti. Circostanza che la stessa Cucchi mette in chiaro: «In questo momento mi vengono in mente le immagini terribili» delle violenze in quel carcere «e mi viene da pensare che quegli agenti che hanno picchiato i detenuti hanno oggi trovato il loro difensore nel governo di Giorgia Meloni».

Il capogruppo FdI Foti ritiene che «che la PdL possa essere un'utile base per un confronto con le altre forze politiche per migliorare la disciplina del reato di tortura come oggi codificato. Soprattutto per evitare che fantasiose incriminazioni si concludano con clamorose assoluzioni», spiega, aggiungendo che le forze dell'ordine «vanno invece rispettate e messe in condizione di fare il proprio lavoro. Questo non significa riservare immunità alcuna a chi dovesse sbagliare». Ma questo non evita che insorgano le opposizioni. «È agghiacciante la proposta di FdI di cancellare il reato di tortura. Meloni dica qualcosa», afferma la presidente dei senatori del Pd Simona Malpezzi. Per il Movimento 5 Stelle si tratta di un ennesimo attacco ai diritti da parte di governo e maggioranza. «La classe dirigente di Fdi è disarmante, la presidente Meloni li fermi, è inaccettabile», chiosa Raffaella Paita, capogruppo di Azione-Italia viva al Senato. Insomma, un nuovo terreno di scontro da affrontare per la maggioranza, all'indomani delle polemiche sulle detenute madri: quest'ultimo un tema che - a quanto riferiscono fonti parlamentari - avrebbe lasciato qualche strascico all'interno del centrodestra. FdI, infatti, non avrebbe gradito la fuga in avanti della Lega e il mancato coordinamento con gli alleati. 

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