Blocco degli stipendi ai dipendenti pubblici con i debiti verso il fisco: la nuova norma, da quando entra in vigore e come funziona
Il prelievo continuerà fino all’estinzione completa del debito, senza necessità di ulteriori notifiche o procedimenti giudiziari
Dal 1° gennaio 2026 entrerà in vigore una nuova misura che collega i debiti fiscali dei dipendenti pubblici al pagamento della loro busta paga. L’obiettivo del governo è duplice: recuperare in tempi certi le somme dovute al fisco e rafforzare il principio che chi lavora con fondi pubblici deve rispettare le regole tributarie.
Chi è interessato
La norma riguarda una fascia specifica del pubblico impiego. Possono essere soggetti alla trattenuta automatica solo i lavoratori con cartelle esattoriali non pagate per almeno 5 mila euro e con uno stipendio mensile netto superiore a 2.500 euro. Secondo le stime ufficiali, circa 30 mila dipendenti rientreranno in questi criteri, su un totale di circa 250 mila con debiti fiscali superiori ai 5 mila euro.
Come funziona
Ogni volta che l’amministrazione erogherà lo stipendio o la pensione, i sistemi dell’Agenzia delle Entrate verificheranno automaticamente se il dipendente rientra nei parametri previsti. In caso affermativo, scatterà una trattenuta diretta che non potrà superare un settimo della retribuzione mensile. Per esempio, uno stipendio di 3.500 euro subirà una trattenuta massima di circa 500 euro al mese. Il prelievo continuerà fino all’estinzione completa del debito, senza necessità di ulteriori notifiche o procedimenti giudiziari.
Tutele e limiti
La legge prevede un tetto alla somma pignorabile per proteggere il diritto a un reddito minimo, garantendo così che la trattenuta non comprometta la sopravvivenza economica del lavoratore.
Obiettivo della misura
L’iniziativa punta a rafforzare la correttezza fiscale tra chi percepisce risorse pubbliche e a garantire un recupero più rapido dei crediti del fisco, evitando lunghe attese o iter burocratici complessi.