Bufera su Paolo Cappuccio, lo chef stellato e l’annuncio di lavoro discriminatorio: “No comunisti, gay e masterchef”
Un post su Facebook dai toni offensivi ha scatenato indignazione e critiche verso lo chef. Tra accuse di omofobia e discriminazione politica, Cappuccio si difende parlando di "esasperazione". Poi arrivano le scuse
Lo chef stellato Paolo Cappuccio è finito al centro di una forte polemica mediatica a seguito di un controverso annuncio di lavoro pubblicato sul proprio profilo Facebook. Il post, rivolto alla selezione di personale per un hotel quattro stelle in Val di Fassa, ha suscitato scalpore per i contenuti giudicati offensivi e discriminatori.
Il post: «No comunisti, fancazzisti, persone con problematiche di orientamento sessuale»
Nel messaggio, rimosso poche ore dopo la pubblicazione, Cappuccio escludeva in maniera esplicita alcune categorie di persone, scrivendo: “Sono esclusi comunisti/fancazzisti, Masterchef del ca**o ed affini, persone con problematiche di alcol, droghe e di orientamento sessuale. Quindi se eventualmente resta qualche soggetto più o meno normale… ben volentieri”.
Parole che hanno subito fatto il giro del web, attirando reazioni indignate da parte di utenti, giornalisti, attivisti e colleghi del settore. Le critiche più forti si sono concentrate sull’equiparazione tra orientamento sessuale e "problematiche", e sull’uso dell’aggettivo “normale” in modo implicitamente escludente nei confronti delle persone LGBTQI+ e di orientamento politico comunista.
Reazioni e prese di distanza
Diversi giornalisti hanno commentato pubblicamente l’accaduto. Luca Bottura ha ironizzato sull'assurdità del tono e del contenuto dell’annuncio, mentre Simone Alliva ha evidenziato con decisione la gravità delle affermazioni e la violazione dei principi di inclusività e parità sul posto di lavoro. Anche il ristorante “La Casa degli Spiriti”, dove Cappuccio aveva lavorato in passato, ha voluto prendere le distanze con una nota ufficiale: “Giudichiamo queste affermazioni discriminatorie e inaccettabili, diametralmente opposte ai valori della nostra realtà”.
Le giustificazioni dello chef
Intervistato da varie testate, tra cui il Corriere della Sera, lo chef ha tentato di chiarire le proprie intenzioni, parlando di un "annuncio dettato dalla frustrazione". Ha spiegato di aver vissuto numerose esperienze negative con collaboratori inaffidabili, dichiarando: “Ero esasperato dopo l’ennesima esperienza negativa. Ho diritto a scegliere chi entra nella mia cucina”. Cappuccio ha poi aggiunto di non voler discriminare nessuno, precisando: “Ho amici gay, non è quello il punto. Ma se sul posto di lavoro si ostenta in modo eccessivo, si creano problemi nella brigata. Voglio solo che ci sia rispetto e disciplina”.
Infine, ha cercato di riformulare il significato del termine “normale” usato nel post: “Il termine ‘normale’ era riferito all’affidabilità professionale, non all’identità sessuale”.
Le scuse
A seguito dell’ondata di critiche, lo chef ha riferito di aver ricevuto numerosi insulti e persino minacce. In conclusione, ha voluto porgere le sue scuse pubbliche: “Se ho leso la sensibilità di qualcuno, mi dispiace”.