Il Tirreno

Castrazione chimica, l’apertura del Governo nel Dl Sicurezza: cosa succede ora e in quali casi sarebbe utilizzata


	La premier Meloni insieme a Antonio Tajani e Matteo Salvini 
La premier Meloni insieme a Antonio Tajani e Matteo Salvini 

Sale la protesta da parte delle opposizioni dopo l’approvazione dell’ordine del giorno del leghista Igor Iezzi

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Con 210 voti favorevoli, 117 contrari e 5 astenuti, la Camera dei Deputati ha approvato la fiducia al decreto Sicurezza. Nel corso della discussione, ha suscitato particolare attenzione l’approvazione da parte del governo di un ordine del giorno presentato dalla Lega, che apre alla possibilità di introdurre la castrazione chimica volontaria per chi è stato condannato per reati sessuali. L’ordine del giorno – firmato da Igor Iezzi, capogruppo leghista in commissione Affari costituzionali – impegna l’esecutivo a valutare l’istituzione di un tavolo tecnico o di una commissione incaricata di analizzare la fattibilità del provvedimento. Il tutto, si legge nel testo, nel rispetto dei principi sanciti dalla Costituzione e dalle norme sovranazionali. Non si tratta di una norma vincolante, ma di una chiara indicazione politica da parte della maggioranza di centrodestra, che così si schiera apertamente a favore dell’iniziativa.

Castrazione chimica: la proposta della Lega

Il meccanismo immaginato è volontario e subordinato al consenso dell’interessato, il quale potrebbe essere sottoposto a un trattamento sanitario di tipo farmacologico e psichiatrico, con l'obiettivo di ridurre la possibilità di recidiva. Il trattamento, secondo quanto riportato nel documento, dovrebbe produrre effetti temporanei e reversibili, con una durata attiva stimata di sei mesi. I destinatari sarebbero le persone condannate per reati di violenza sessuale o per crimini spinti da motivazioni di natura sessuale. La Lega sottolinea come l’iniziativa intenda affiancare alla sanzione penale tradizionale uno strumento aggiuntivo di prevenzione, alla luce di un crescente numero di episodi di cronaca relativi ad aggressioni e violenze sessuali. La richiesta, inoltre, ricalca una proposta già formulata e approvata sotto forma di ordine del giorno nel settembre 2023, sempre a firma dello stesso Iezzi.

Il contesto politico

La proposta si inserisce in una dinamica più ampia di rapporti interni alla maggioranza. L’ok all’ordine del giorno da parte del governo potrebbe essere letto anche come un segnale distensivo nei confronti del Carroccio, che da anni fa della castrazione chimica uno dei suoi cavalli di battaglia più simbolici. Non a caso, durante il voto dello scorso anno, il leader della Lega Matteo Salvini aveva parlato di una “vittoria politica”. Tuttavia, da allora poco è cambiato sul piano concreto: non sono stati ancora avviati percorsi legislativi formali in merito. Ma l’attenzione sul tema resta alta anche a livello internazionale: proprio in questi giorni, il Regno Unito ha annunciato l'avvio di un progetto pilota per sperimentare la castrazione chimica in venti istituti penitenziari.

Le critiche dell’opposizione

La reazione delle opposizioni non si è fatta attendere. Il Partito Democratico ha puntato il dito contro Forza Italia, accusata di essersi appiattita su posizioni considerate estreme: «Si stanno piegando alle derive punitive della Lega», è stato il commento di alcuni esponenti dem. Anche l’Alleanza Verdi e Sinistra ha criticato duramente la misura: «La Lega propone da anni la castrazione chimica, ma non ha mai dimostrato lo stesso impegno nell’affrontare le cause culturali della violenza maschile», ha dichiarato Luana Zanella, capogruppo alla Camera. Nel frattempo, il decreto Sicurezza si appresta a proseguire il suo iter in Senato, mentre la discussione sulla castrazione chimica promette di alimentare ulteriori divisioni politiche nei prossimi mesi.

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