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Lorenzo Tosa condannato per una petizione online: la motivazione e la cifra che dovrà pagare


	Lorenzo Tosa
Lorenzo Tosa

Il commissario per l’Expo Mario Vattani: «Mai rinunciare a far valere le proprie ragioni di fronte a questi linciaggi mediatici»

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Il Tribunale di Genova ha condannato martedì 29 ottobre il giornalista Lorenzo Tosa, direttore di Next quotidiano e tra i personaggi legati al mondo dell’informazione più seguiti sui social in Italia, per aver diffamato Mario Vattani, attuale Commissario Generale per l’Italia a Expo 2025. Tosa dovrà pagare 15mila euro. 

Cosa è successo

I fatti risalgono al 2021, quando Vattani fu designato ambasciatore d’Italia a Singapore e Tosa promosse sul sito “change.org” una petizione per chiedere al presidente della Repubblica di revocarne la nomina, facendo riferimento a condotte violente relative a fatti risalenti a oltre trent’anni prima (un'aggressione con due feriti gravi avvenuta al cinema Capranica di Roma il 9 giugno 1989), nonostante il diplomatico fosse stato allora assolto dalla Corte d’assise di Roma con formula piena, «per non aver commesso il fatto».

La sentenza

La sentenza conferma il provvedimento emesso in sede cautelare dal Tribunale di Genova, che, già nel 2021, aveva ordinato a Tosa di rimuovere la petizione, ribadendo come il testo costituisse «un chiaro esempio di travisamento e manipolazione di uno specifico fatto storico», con il quale è stata volontariamente realizzata «una distorsione rispetto all'intento informativo dell'opinione pubblica». Un modo di agire, dunque, che secondo i giudici non integrava il diritto di critica ma la diffamazione. Nei giorni precedenti alla sentenza di martedì 29 ottobre, in difesa del direttore di Next quotidiano si era schierato l’Ordine dei giornalisti, che aveva definito «intimidatoria» l’azione legale intrapresa da Vattani.

Dopo la pronuncia

«Non nascondo la mia soddisfazione per questo provvedimento del Tribunale di Genova che segna in maniera netta il confine tra ciò che è diritto di critica, e ciò che invece è una deliberata aggressione alla reputazione di un individuo, e non fa altro che intossicare il dibattito - ha detto all'Adnkronos Vattani commentando la sentenza - Sono provvedimenti importanti che hanno rafforzato in me la convinzione che non bisogna mai rinunciare a far valere le proprie ragioni in sede legale di fronte a questi linciaggi mediatici».

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