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Crisi e futuro

Ecco perché i ventenni e i trentenni di oggi andranno in pensione a 70 anni, spiegato dall’Istat

Ecco perché i ventenni e i trentenni di oggi andranno in pensione a 70 anni, spiegato dall’Istat

Nei prossimi anni più morto che nati e sempre meno figli nelle famiglie. Un conto salato da pagare per alcune generazioni

08 ottobre 2024
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Sul versante previdenziale "le ipotesi sulle prospettive della speranza di vita a 65 anni contemplate nello scenario mediano presagiscono una crescita importante, a legislazione vigente, dell'età al pensionamento.

L’aumento progressivo fino ai 70 anni

Rispetto agli attuali 67 anni, si passerebbe a 67 anni e 3 mesi dal 2027, a 67 anni e 6 mesi dal 2029 e a 67 anni e 9 mesi a decorrere dal 2031, per arrivare a 69 e 6 mesi dal 2051". E' quanto indica il presidente Istat Francesco Maria Chelli durante l'audizione sul Psb davanti alle commissioni Bilancio riunite della Camera e del Senato. 

Il problema delle poche nascite

Secondo l'Istat per effetto della prolungata bassa fecondità degli ultimi decenni, nonché sulla base delle ipotesi considerate nello scenario mediano, si prevede una prosecuzione della diminuzione delle coppie con figli. Tale tipologia familiare, che oggi contabilizza 7,7 milioni di famiglie (circa il 30%), nel 2031 potrebbe scendere a 7,2 milioni (27%). Parallelamente si prevede un aumento delle coppie senza figli: da 5,3 milioni nel 2024 a 5,6 milioni nel 2031. La loro quota sul totale delle famiglie crescerebbe così dal 20,3% al 21,1%. Nello stesso arco temporale la crescente instabilità coniugale comporterà, infine, anche un aumento più contenuto di famiglie composte da un genitore solo, che passeranno da 2,8 milioni (il 10,6% del totale) a 2,9 milioni (10,8%). In futuro, rileva l'Istat, si prevedono quindi famiglie sempre più piccole e caratterizzate da una maggiore frammentazione, il cui numero medio di componenti scenderà dalle attuali 2,25 persone per famiglia a 2,18 nel 2031.

Più morti che nati

Anche nello scenario di natalità più favorevole ci sarà «un`amplificazione dello squilibrio tra nuove e vecchie generazioni» che comporterà «un impatto importante» sulle politiche di protezione sociale. Lo rileva l'Istat nell'audizione alle commissioni Bilancio di Camera e Senato sul Piano Strutturale di bilancio. "Anche negli scenari di natalità e mortalità più favorevoli il numero di nascite non potrà comunque compensare quello dei decessi" ha sottolineato il presidente dell`Istituto  Chelli «e i flussi migratori attesi non controbilancerebbero il segno negativo della dinamica naturale».

"Per ora dal lato crescita del pil siamo tornati a una fase di stato stazionario o 'steady state' con tassi di crescita contenuti che stentano a dimostrare un' economia che si sviluppa in modo consistente", spiega ancora Chelli durante l'audizione.

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