Il Tirreno

L’omicidio di Giulia

L’incontro rifiutato con Impagnatiello e i sospetti: così l’amante ha potuto salvarsi

di Tommaso Silvi
L’incontro rifiutato con Impagnatiello e i sospetti: così l’amante ha potuto salvarsi

Le carte della procura: l'uomo è andato a casa della donna dopo il delitto della compagna, Giulia Tramontano. Il racconto della giovane: «Era agitato, faceva paura»

02 giugno 2023
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«Non sapevo che fine avesse fatto Giulia, lui non dava spiegazioni convincenti. Quando l’ho trovato a casa ho avuto paura».

Sesto senso

Lei non si è fidata di lui. Ha percepito il pericolo. «Parliamo, ma dalla finestra delle scale. Tu stai fuori», gli ha detto alle 2 di notte di domenica scorsa. Già da qualche ora nutriva un terribile presentimento. Aveva ragione. Lei ancora non poteva saperlo, ma davanti aveva un assassino. Che prima di raggiungerla aveva ucciso la fidanzata – Giulia Tramontano, 29 anni, incinta di sette mesi – e poi nascosto il corpo, dopo aver tentato due volte di dargli fuoco. Il contenuto delle carte della procura di Milano fa nascere il dubbio: le vittime potevano essere due.

«Fammi vedere Giulia»

Sono le 23,29 di sabato 27 maggio. Alessandro Impagnatiello è seduto sul balcone di casa. In videochiamata con l’amante 23enne, che poche ore prima – alle 16,30 – ha incontrato la fidanzata di Alessandro – in una chiacchierata durata fino alle 18,45 –, Giulia Tramontano, incinta proprio di Impagnatiello, per un confronto: avevano scoperto le vite parallele del barman 30enne, che aveva una relazione con tutte e due. «Fammi vedere Giulia», chiede la 23enne a Impagnatiello. «Non posso, sta dormendo», risponde lui. «Allora inquadrala mentre dorme». La 23enne nota che Alessandro è «agitato, stava sudando», racconterà ai carabinieri. È sudato perché pochi minuti prima («alle 23,30 la casa era già pulita», le parole del 30enne agli inquirenti) ha trascinato sulle scale il cadavere della fidanzata, per portarlo nel box auto sotto casa, dopo aver tentato di incenerirlo nella vasca da bagno. Allora Alessandro cambia versione: «È a dormire da un’amica, non è qui», dice all’amante. E inquadra le stanze di casa deserte.

L’incontro

Un mare di bugie. Quelle in cui era solito navigare Alessandro Impagnatiello. All’amante aveva mostrato un certificato del dna per provare come il figlio di Giulia non fosse suo. Lo aveva falsificato lui, e pochi giorni prima del femminicidio la 23enne lo aveva scoperto. Sono le 2 di notte tra sabato e domenica scorsi. L’amante, ormai, sa di avere a che fare con un bugiardo seriale. Se lo trova sotto casa poco più di due ore dopo quella stranissima videochiamata. Lui nel tragitto per raggiungere la 23enne si è disfatto di alcuni indumenti di Giulia bruciati e dei prodotti utilizzati per pulire le scale di casa dopo aver trascinato il corpo della fidanzata nel box auto. Alle 2,30 – dopo essere stato respinto dalla 23enne – Alessandro risale in auto. Alle 3,14 torna nella propria abitazione e lascia l’auto nei parcheggi di fronte all’ingresso. Alle 3,22 le videocamere di sorveglianza lo immortalano mentre esce ancora dal cancello per dirigersi verso la macchina. Sotto al braccio sinistro ha un involucro bianco. Sarebbe la bottiglia con la benzina presa a un distributore nelle vicinanze, utilizzata per il secondo tentativo di bruciare il corpo di Giulia, nel box auto. Domenica mattina si vede uscire di casa con un altro sacco: «oggetti sporchi di sangue che ho gettato», dice nell’interrogatorio.

Tutto troppo strano

L’amante era rimasta in contatto con Giulia dopo l’incontro di sabato pomeriggio – avvenuto di fronte al bar dell’hotel Armani, dove lavorano l’amante e l’assassino – e alle 20,31 le scrive – sapendo che aveva fatto ritorno a casa, dal fidanzato – per accertarsi che stesse bene. “Tutto ok?”, il messaggio dell’amante. Giulia è già morta. Dal suo telefono risponde Alessandro, che le dice di lasciarla in pace: sono le 21,52 di sabato. La 23enne prova anche a chiamarla, alle 21,49. Ma parte la segreteria.


Il numero negato

Domenica pomeriggio l’amante e l’assassino si trovano sul luogo di lavoro. Lei gli chiede ancora di Giulia. Lui dice che non riesce a contattarla. L’amante è quasi certa che Impagnatiello stia nascondendo qualcosa. Gli chiede di darle il numero della sorella di Giulia, lui si rifiuta. E alle 20,16 la 23enne scrive a Chiara Tramontano su Facebook: racconta della relazione con Alessandro e chiede notizie di Giulia.

Le ricerche del killer

Alessandro denuncia la scomparsa di Giulia lunedì 29. I carabinieri controllano appartamento e auto del 30enne. E mentre i militari eseguono una delle ispezioni sul suv dell’omicida, lui – in meno di un minuto – effettua sei ricerche sul web: “rimuovere macchie sudore”, di “candeggina”, di “olio”, di “ruggine”, di “sangue”, di “erba”. Sono le 11,06 di mercoledì. Alessandro da circa 8 ore – dopo averlo tenuto nel bagagliaio dell’auto per tutta la giornata di martedì e spostandosi in macchina con il cadavere in bauliera – ha nascosto il corpo della fidanzata nel luogo in cui poi è stato ritrovato nelle prime ore di giovedì. Quelle ricerche sono gli ultimi frenetici tentativi di depistare le indagini prima della confessione. 

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