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Le denunce

Le tante Saman dimenticate costrette alle nozze forzate: l’analisi di un fenomeno

di Jacopo Della Porta
Le tante Saman dimenticate costrette alle nozze forzate: l’analisi di un fenomeno

Il caso della ragazza scomparsa e uccisa in provincia di Reggio Emilia ha portato alla luce un fenomeno diffuso ma sommerso. Nel 2022 in Italia denunciati 13 episodi, erano stati 23 l’anno prima

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Esattamente due anni fa la Gazzetta di Reggio titolava in prima pagina “Rifiutò le nozze, è scomparsa”. In quel momento, dopo giorni di ricerche condotte in modo riservato nelle campagne di Novellara (in provincia di Reggio Emilia), il caso di Saman Abbas finiva sotto i riflettori ed è tuttora al centro della cronaca. La ricerca del corpo si è conclusa soltanto molto tempo dopo, il 18 novembre 2022, grazie alle rivelazioni di uno zio Sanish Hasnain, che in carcere si è confidato con la polizia penitenziaria e ha indicato il luogo della sepoltura, a 500 metri dal casolare dove la vittima viveva.

La vicenda della diciottenne di origine pakistana, che gli inquirenti ritengono sia stata uccisa dalla famiglia per essersi rifiutata di sposare un cugino (a Reggio Emilia è in corso un processo a carico dei genitori, lo zio e due cugini) ha gettato luce sul fenomeno dei matrimoni forzati in Italia. La ribellione di Saman è stata fonte di ispirazione per tante ragazze, come dimostra il fatto che in Emilia e altri luoghi d’Italia sono emersi nuovi casi, l’ultimo che ha destato particolare clamore è avvenuto a Modena, dove una indiana di 19 anni che ha denunciato i genitori, ha potuto sposare il 17 maggio il ragazzo che ama.

Sebbene il fenomeno sia noto da anni, il legislatore italiano ha tardato nell’affrontarlo.

Ma qualcosa si sta muovendo. La legge 19 luglio 2019, numero 69, nota come “Codice rosso”, ha introdotto il reato di costrizione o induzione al matrimonio. L’articolo 558 bis del codice penale punisce con la reclusione da uno a cinque anni “chiunque, con violenza o minaccia, costringe una persona a contrarre matrimonio o unione civile”.

La pena prevista non appare draconiana. I genitori di Saman furono denunciati per tentata induzione al matrimonio e destinatari di un decreto penale di condanna di tre mesi, commutati in una multa di 3.375 euro.

Dopo l’introduzione di questo reato il Servizio analisi criminale del ministero dell’Interno ha iniziato a monitorare il fenomeno. I casi che sono fino ad ora emersi sono molto pochi, ma c’è ragione di credere che si tratti della classica punta dell’iceberg.

Il legislatore punisce quello che viene definito il matrimonio forzato, cioè contro la volontà dei contraenti, che rappresenta una degenerazione di quello combinato, che è una consuetudine estremamente diffusa nel subcontinente indiano.

Nel 2022 i casi emersi in Italia sono stati 13, a fronte dei 24 dell’anno precedente. Nel 2019 e nel 2020 erano invece stati, rispettivamente, 7 e 8.

Le regioni dove risulta essere stato commesso il maggior numero di reati sono l’Emilia-Romagna e la Lombardia, nelle quali si registra il più alto numero di immigrati provenienti dal Pakistan e dall’India.

Le vittime sono nell’86% dei casi donne. L’analisi per fasce d’età mostra come circa un terzo di esse siano minorenni (in particolare il 5% infraquattordicenne, mentre il 26% ha un’età compresa tra i 14 e i 17 anni). Ma anche tra le vittime maggiorenni la percentuale nettamente preponderante (50%) è quella riferita ai giovani nella fascia d’età compresa tra i 18 ed i 24 anni.

Per quanto attiene alla cittadinanza, risultano prevalenti le vittime straniere (59%); tra queste, la nazionalità più rappresentata è quella pakistana (57%); seguono Albania, India e Bangladesh e Romania (7%), e poi Croazia, Nigeria, Polonia, Serbia e Sri Lanka che, con una vittima, rappresentano ciascuna circa il 3%.

Analizzando le segnalazioni a carico degli autori del reato, si evince come sia predominante il genere maschile (68%) su quello femminile (32%).

In relazione alla cittadinanza dei responsabili, i più numerosi risultano gli stranieri: in maggioranza pakistani 38% (32, 22 dei quali uomini e 10 donne), cui seguono gli albanesi con il 6% (5), i serbi con il 5% (4), i bangladesi con il 4% (3, uno dei quali donna).

Nel “Decreto migranti” recentemente approvato è stato inserito un emendamento che prevede la concessione del permesso di soggiorno a chi denuncia di essere vittima di induzione al matrimonio.

Anche questo rappresenta un passo in avanti, anche se sicuramente non sufficiente, per contrastare questo fenomeno.

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