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Il caso

Verona, botte e umiliazioni nella questura degli agenti violenti: le intercettazioni-choc dei poliziotti arrestati

Verona, botte e umiliazioni nella questura degli agenti violenti: le intercettazioni-choc dei poliziotti arrestati

Le carte della procura: a capo del “sistema” un 24enne che si vantava della droga intascata dopo una perquisizione

07 giugno 2023
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«Si vede che la canottiera è bagnata. È bagnata dalla pipì che un poliziotto mi ha fatto addosso quando siamo arrivati in questura». E poi scoppia a piangere mentre continua a raccontare le sue ore di terrore in balìa degli agenti che lo hanno torturato il 21 ottobre del 2022.

Le telecamere hanno ripreso tutto. Anche mentre l’uomo rantola sdraiato per decine di minuti, dopo essere stato portato nella stanza degli orrori alle 6,26 del mattino da tre agenti già privo di sensi. «Non ho visto chi è stato – prosegue – perché ero sdraiato a terra e non riuscivo a vedere bene. Quando mi hanno fermato prima di essere caricato sulla volante (con all’interno Federico Tomaselli e Filippo Rifici Failla, nda) mi hanno subito spruzzato lo spray al peperoncino sul volto. Poi mi hanno picchiato».

I nomi e le accuse

Nelle carte della procura il giudice per le indagini preliminari, la dottoressa Livia Magri, parla di trattamento inumano. Alessandro Migliore, Loris Colpini, Federico Tomaselli, Filippo Rifici Failla e Roberto Da Rold. Sono i cinque poliziotti in forza alla questura scaligera arrestati e accusati, a vario titolo, di tortura, lesioni, falso, omissioni di atti d’ufficio, peculato e abuso d’ufficio. Per mesi hanno picchiato e umiliato le persone fermate per strada. Il teatro dei loro abusi era una stanza a vetri. L’indagine è iniziata da un favore eccessivamente evidente che i poliziotti hanno fatto a un amico che lavorava nella sicurezza di una discoteca da loro frequentata abitualmente.

“L’acquario”

Finestre in plexiglass. Per osservare tutto dall’esterno. Anche le botte a chi chiedeva semplicemente di andare al bagno. È la stanza dei fermati della questura veronese. Ribattezzata l’acquario dai poliziotti arrestati, come si evince dalle intercettazioni telefoniche che hanno permesso di chiudere il cerchio delle indagini. «Si si, amo’, lui stava dentro l’acquario, ho caricato una stecca ed è svenuto», racconta Alessandro Migliore – 24 anni, originario di Torre del Greco e inquadrato dagli inquirenti come il “capo” del sistema di violenze della questura di Verona – alla fidanzata il 22 agosto alle 14,34. Si riferisce al pugno che ha sferrato al volto di uno sbandato fermato alle 12,30 dello stesso giorno. E picchiato. Come capitava spesso nel quartier generale della polizia.

Via i soldi ai fermati

Lo stesso uomo a cui il 22 ottobre un agente ha urinato addosso, nel solito giorno, al momento del fermo in via Villa, viene perquisito: in tasca ha 750 euro che vengono fatti sparire dagli agenti. Un modo di fare che i poliziotti della questura di Verona finiti nell’inchiesta avevano già adottato il 9 novembre 2011: 40 euro sottratti a un fermato e poi “riversati – si legge nelle carte della procura – su una chiavetta utilizzata in condivisione per la macchinetta del caffè” a disposizione degli agenti.

La droga intascata

«Indovina chi ce l’ha». Lo dice Alessandro Migliore alla fidanzata in una telefonata del 10 ottobre 2022. Racconta che il giorno precedente con un collega ha sorpreso un extracomunitario con della sostanza stupefacente. E se l’è intascata, naturalmente facendo in modo che il controllo nei confronti di quella persona non comparisse in alcun documento ufficiale. «Voglio provare», dice la fidanzata di Migliore ridendo. Lui le ricorda che l’ultima volta che ha provato stava «tutta fatta».

Razzismo e violenza

«Tunisino di m...». Così si rivolge Tomaselli all’uomo portato in questura il 21 ottobre. Ed è sempre Tomaselli che ride mentre un collega punta una torcia intermittente contro lo stesso uomo, steso a terra nell’acquario e ricoperto dall’urina di un agente.

L’origine dell’indagine

Gli orrori commessi all’interno della questura di Verona sono venuti alla luce grazie all’indagine che è scattata in seguito a un’altra indagine, che la polizia stava portando avanti su una perquisizione fatta nel marzo 2022 da Migliore nei confronti di un gruppo di albanesi accusati di tentato omicidio e detenzione di armi: la polizia sospettava che quella perquisizione fosse stata eseguita con eccessiva leggerezza per via di presunti legami personali tra Migliore e alcuni parenti delle persone perquisite. E infatti in quell’occasione Migliore e i colleghi si “tappano gli occhi” quando si accorgono che l’abitazione e l’auto – in cui sono presenti una pistola e numerosi oggetti da scasso – che stanno perquisendo sono riconducibili al fratello del buttafuori di una discoteca che i poliziotti sono soliti frequentare. L’addetto alla sicurezza è un amico: riserva sempre loro un tavolo nel locale, permette loro di saltare la fila. E capita che vadano tutti a cena insieme. Da qui parte l’indagine. Che poi si allarga fino a scoprire soprusi e torture tra le mura della questura di Verona.

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