Fa discutere
Agguato sulle mura, calci e pugni a una 15enne: «Hai baciato il fidanzato di un’altra, ora la paghi» – La testimonianza choc
In aula, per il processo, i testimoni: imputata l’unica ragazza ai tempi maggiorenne, le altre coinvolte sono state giudicate dal Tribunale per i minorenni
GROSSETO. «Mi hanno picchiata tutte insieme perché dicevano che avrei baciato il ragazzo di un’altra, perché dicevano che me la sarei fatta con i fidanzati delle altre. Ma non era vero, non era vero niente».
«Pugni e calci»
Carlotta (il nome è di fantasia), all’epoca 15 anni, ha raccontato la sua verità anche di fronte alla giudice Agnieszka Karpinska. Lo ha fatto nel corso del processo che vede imputata l’unica maggiorenne allora (il pomeriggio 30 agosto 2019), accusata di lesioni in concorso con sette ragazzine, molte delle quali anche loro 15enni, tutte già giudicate dal Tribunale dei minorenni: vicende chiuse con archiviazione o perdono. Carlotta ha raccontato di essere stata picchiata all’arena della Cavallerizza, per decine di minuti, di essere andata al pronto soccorso, dove era stata giudicata guaribile in trenta giorni: tirata per i capelli, pugni e calci anche quando lei era finita a terra. Carlotta aveva fatto nomi, cognomi, numeri di telefono, indicando chi aveva iniziato, chi l’aveva colpita. «È stato un agguato», ha detto la mamma di lei.
Il processo
A distanza di oltre sei anni, il processo cerca di far luce sul comportamento di una giovane donna oggi 25enne, assistita dall’avvocata Serena Iazzetta, che secondo il racconto di Carlotta non sarebbe intervenuta per prima. Il primo gesto in assoluto, appena arrivata alla Cavallerizza (dove era stata convocata per telefono tramite un’amica), sarebbe stato di una ragazza oggi 22enne, sentita tra l’altro proprio l’altro giorno in aula: l’avrebbe tirata per i capelli. «Ci siamo prese», ha ammesso la 22enne. Poi sarebbe sopraggiunta l’imputata, che avrebbe tolto a Carlotta la borsa e il telefono, gettando tutto lontano, per evitare che potesse chiedere aiuto. Poi le altre: «Mi hanno portato al centro dell’anfiteatro, mi tenevano in due, le altre mi tiravano i capelli, sono volati schiaffi, mi hanno rotto un dito tirandomi un pugno, mi hanno buttato per terra, mi hanno sputato, hanno mandato via una donna che diceva loro di smettere, “lei non si intrometta”. Un’ora, quaranta minuti, a turno».
«Ecco chi c’era»
L’avvocata Iazzetta ha chiesto a Carlotta di precisare meglio, riscontrando discordanze anche notevoli tra la querela e il racconto in aula, ad esempio a proposito degli schiaffi. Difficile ricordare un po’ per tutte le ragazze quel giorno presenti (c’erano anche due maschi, chiamati preventivamente da Carlotta, che aveva capito che qualcosa sarebbe potuto avvenire – «ma anche a loro è stato impedito di intervenire»). La 22enne l’altro giorno testimone ha descritto il crescendo, le parole grosse, le spinte, una che si era messa di mezzo per calmare la situazione, le altre che non avrebbero avuto alcun ruolo, l’imputata che se la sarebbe infine presa con Carlotta.
La querela
Lei era riuscita ad arrivare a casa, aveva avvertito la mamma, insieme erano andate in ospedale. Poi erano andate in caserma per sporgere querela, un racconto integrato qualche giorno dopo, perché tre ragazze tra cui l’imputata (insieme a tutto quello che all’epoca era chiamato “il gruppo dei leoni”) sarebbero andate sotto casa di Carlotta per insultarla; ancora, nei giorni successivi l’imputata e la ragazza che per prima l’avrebbe presa per i capelli nell’arena avrebbero pubblicato un video sui social, per offenderla di nuovo e minacciarla anche («Ora ti si fa la tomba, amica»). Carlotta si era rivolta a un’avvocata ma non si è costituita parte civile nel procedimento, nel corso del quale sono stati ascoltati anche i carabinieri, oltre ad altre ragazze, alcune estranee alle vicende penali.
Quelle invece a suo tempo indagate a Firenze sono state ascoltate adesso a palazzo di giustizia nelle forme assistite, cioè in presenza di un difensore: una di queste, alla domanda dell’avvocata Iazzetta, ha spiegato che l’aggressione si era interrotta a causa di un temporale. C’è chi ha detto che una del gruppo era intervenuta non per separare ma per incitare; dinamica più o meno confermata, prima la tirata di capelli di una, poi l’aggressione dell’imputata.
Deve ancora essere sentita una testimone, quella che secondo alcune testimonianze avrebbe cercato di fare da paciere e che secondo altre sarebbe stata invece una fomentatrice. Non si è presentata l’altro giorno, pur se convocata, la giudice l’ha multata e ha deciso l’accompagnamento coattivo per la prossima udienza, ad aprile. Ma non sarà quella la data di conclusione del processo: la giudice ha fissato un’ulteriore udienza per giugno.
