Grosseto, nonno condannato per violenza sessuale sul nipotino
Il bimbo aveva 5 anni: riuscì a parlarne in famiglia e fu aperto un fascicolo
GROSSETO. «Vieni che facciamo un gioco». Ma non un gioco innocente, non uno di quei giochi che un bambino e il nonno potrebbero fare: un gioco a sfondo sessuale, carezze reciproche nelle parti intime. Il “gioco dei gigi”, come era stato definito in codice.
Il bambino, cinque anni all’epoca, ne aveva parlato con la nonna. E da questo racconto era partito il procedimento penale. Il nonno materno, un 63enne abitante nella zona nord della provincia, è stato adesso condannato a sette anni e mezzo. Il collegio (Marco Bilisari presidente, Ludovica Monachesi, Agnieszka Karpinska) ha inasprito la richiesta della pm Valeria Lazzarini (sette anni) e ha disposto per l’imputato l’interdizione in perpetuo degli uffici di tutela, curatela e amministrazione di sostegno e da qualunque incarico nelle scuole e nelle strutture frequentate da minorenni. È stato anche interdetto dai pubblici uffici in perpetuo. Per un anno – una volta scontata la pena – dovrà sottostare alla misura di sicurezza del divieto di avvicinarsi a luoghi frequentati da minori, né per quello stesso periodo potrà svolgere lavori o attività che prevedano un contatto con loro. Dovrà anche risarcire le parti civili, e cioè il minore nella persona della curatrice speciale avvocata Serena Catocci, nonché il padre e la madre di lui, costituiti nel processo tramite gli avvocati Alberto Vannetti, Luisa Benelli e Cecilia Corsini. Sarà il giudice civile a occuparsi della quantificazione, il collegio penale ha intanto disposto una provvisionale da diecimila euro per il solo minorenne, che oggi ha poco più di dieci anni.
L’imputato dovrà anche provvedere alle spese sostenute dalle parti civili in questo giudizio, cioè 6.300 euro. Il collegio si è riservato il deposito della motivazione entro tre mesi; poi l’imputato, assistito dall’avvocato Alessandro Antichi, potrà proporre appello contro la sentenza di condanna.
I “gigi” altro non sarebbero stati che i membri genitali maschili e il “gioco” sarebbe consistito nello sfregamento reciproco. Il gioco perverso sarebbe avvenuto in una stanza della casa dove i due vivevano. Il nonno avrebbe abusato più volte del bambino, approfittando anche del rapporto di convivenza, carpendo – sempre secondo l’imputazione – la fiducia del bambino; e il fatto che si fosse approfittato di un ragazzino con meno di dieci anni ha costituito un’aggravante. Il tutto sarebbe avvenuto fino all’estate del 2019: fu in quell’epoca che la nonna, atterrita, venne a sapere dal bambino quello che accadeva con il nonno. Chiese più volte, voleva capire meglio.
Venne aperto un fascicolo, il racconto fu sottoposto al vaglio dell’incidente probatorio davanti al giudice delle udienze preliminari, era seguita la richiesta di rinvio a giudizio per le accuse di violenza sessuale aggravata dalla minore età, si sono susseguite le udienze davanti al collegio, la cui composizione è poi cambiata nel tempo, senza comunque la necessità di dover rinnovare gli atti.
L’imputato non è stato sentito in aula, sono state ascoltate le testimonianze della nonna, dei genitori, di una zia e di suo marito, nonché quelle dei carabinieri della Procura di via Monterosa che si erano occupati degli atti di indagine.
Un mese fa l’udienza nella quale l’accusa e le parti civili hanno formulato le proprie richieste. Poi è stata la volta della difesa. E adesso la sentenza.
