«Bullizzavano il compagno di scuola»: due condanne a un anno – Dovranno seguire un percorso anti-maltrattamenti
Grosseto, gli episodi sono iniziati quando tutti gli studenti erano minorenni. La sospensione della pena avverrà soltanto se seguiranno il percorso Sam per uomini maltrattanti per almeno dodici mesi
GROSSETO. Sono stati condannati a un anno di reclusione i due giovanissimi riconosciuti colpevoli del reato di stalking, in particolare un caso di bullismo a scuola, episodi iniziati quando tutti gli studenti erano minorenni e che secondo l’imputazione avevano raggiunto il culmine tra il 2020 e il 2021: «ciccione, clown» e altro ancora, episodi insopportabili per lui, oggi 22enne, che aveva deciso di farsi bocciare per evitare di vederli ancora. Uno dei due ha oggi 22 anni, l’altro 23. Era coinvolto anche un terzo studente, minorenne, la cui posizione è stata trattata dal Tribunale dei minori di Firenze e che si è concluso con il cosiddetto "perdono".
Era stata di otto mesi ciascuno la richiesta di condanna del viceprocuratore onorario Massimiliano Tozzi, che aveva individuato come prevalenti le attenuanti. La giudice Agnieszka Karpinska le ha invece ritenute equivalenti alle aggravanti e ha quindi ritenuto di stabilire una pena più alta. E la giudice ha disposto per entrambi la sospensione, subordinandola però alla frequentazione del corso Sam per uomini maltrattanti istituito da Coeso: per almeno un anno, con una rendicontazione che consenta di valutarne l’efficacia. Le motivazioni saranno depositate entro sessanta giorni. Poi i difensori potranno decidere se presentare appello.
Le richieste delle parti (gli avvocati Paola Pucino, Maurizio Infetti, Romano Lombardi) erano state formulate nell’udienza che si era tenuta a metà ottobre, poi era stato disposto un rinvio per le repliche, che non ci sono state: e l’altro giorno è arrivata la sentenza. Nel corso del dibattimento, che si è articolato in un paio di anni, sono state ricostruite le circostanze a fondamento della querela presentata dal giovane. Il tutto sarebbe avvenuto non soltanto nell’istituto superiore della provincia che frequentavano ma anche all’esterno, sul pullman utilizzato per gli spostamenti: qui, secondo l’imputazione, il giovane sarebbe stato costretto a prendere a testate i finestrini del bus, mentre gli altri lo riprendevano. Una ripresa fatta con i cellulari, un video che poi gli sarebbe stato inviato con lo scopo di prenderlo in giro. E quella dei video denigratori girati a scopo di umiliazione sarebbe stata una costante, presente anche in un altro caso di bullismo identificato dalla Procura: a scuola, tra una lezione e l’altra, il giovane sarebbe stato legato a una sedia con del nastro isolante e gli sarebbe stata versata dell’acqua addosso, mentre la scena veniva ripresa con i cellulari.
Le offese, poi, sarebbero state ripetute e parole come «down» e «ciccione» sarebbero risuonate spesso, anche quando c’erano terze persone presenti. Lui, la vittima, si sarebbe impaurito: non soltanto per sé ma anche per la sorella. Perché anche lei, seppur indirettamente, sarebbe stata coinvolta: lui sarebbe stato costretto a ubriacarsi, con vodka e limoncello, perché gli imputati avrebbero minacciato in caso contrario di picchiare la sorella. E con questo convincimento, e anche per tutelare la sorella, il giovane studente avrebbe preso una decisione: mi faccio bocciare, così non li vedo più e non mi perseguitano più.
Ricevuta la querela, i carabinieri avevano compiuto accertamenti di vario genere. Anche a scuola, prendendo visione dei verbali del consiglio di classe. Anche dalla Asl, che aveva firmato un documento inerente il giovane. Anche da chi avrebbe assistito agli episodi. La Procura aveva poi incaricato un consulente tecnico per analizzare i telefoni e creare una base di appoggio per le accuse. Da tutti questi elementi, la Procura aveva formulato l’ipotesi di stalking, contestando anche l’aggravante di aver commesso i fatti ai danni di una persona non ancora diciottenne.
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