Il Tirreno

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Il caso

Grosseto, cocaina in bocca: scatta un arresto al centro commerciale di Gorarella

di Matteo Scardigli
Grosseto, cocaina in bocca: scatta un arresto al centro commerciale di Gorarella

Blitz delle Volanti, udienza per direttissima: 29enne portato in carcere

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GROSSETO. Le forze dell’ordine non hanno certamente dimenticato il centro commerciale di Gorarella, dove esercenti e residenti mesi fa avevano lanciato una petizione contro degrado e spaccio chiedendo più controlli e telecamere: in seno a un servizio di vigilanza nel primo pomeriggio di venerdì è scattato un fermo della polizia di Stato.

Personale delle Volanti in divisa aveva messo gli occhi su un ventinovenne, che alla loro vista si stava allontanando furtivamente. Gli agenti lo avevano avvicinato per chiedergli i documenti e lui aveva risposto loro a labbra serrate; letteralmente. Il motivo? Quando i poliziotti gli hanno chiesto di aprire la bocca l’uomo ha sputato a terra della polvere bianca contenuta in tre sacchettini di cellophane.

In questura il trentenne viene identificato: Kais Briki, nato nel 1996 in Tunisia e residente in Italia da alcuni anni, un precedente per droga risalente a pochi mesi fa quando era stato preso dai carabinieri di Orbetello. Contenuto dei sacchettini: cocaina. E spunta fuori un mazzo di chiavi: gli agenti gli chiedono dove vive ma lui sostiene di essere senza fissa dimora, grazie però al precedente si riesce a risalire alla sua compagna e quindi al loro appartamento. Si procede con la perquisizione.

In casa, nel comodino della camera da letto, ecco altri 18 involucri di cellophane: 17 con la cocaina, poco più di 30 grammi in tutto, e uno con dell’hashish; e un cellulare, due rotoli di cellophane, un bilancino di precisione e poco meno di 2mila euro in due mucchietti di banconote di vario taglio. Si procede con il sequestro.

Ieri mattina l’udienza per direttissima: giudice Marco Bilisari, viceprocuratore onorario Massimiliano Tozzi e difesa affidata d’ufficio all’avvocato Giulio Parenti (Foro di Pisa). La polizia ricostruisce le circostanze che hanno portato al fermo, l’iter negli uffici di piazza Palatucci e il sopralluogo nell’abitazione. Il Vpo ha poche domande, giusto per appurare alcuni dettagli dell’operazione; il legale dell’imputato nessuna. Briki declina le proprie generalità e poi si avvale della facoltà di non rispondere, e così si procede alle richieste delle parti: Tozzi chiede la custodia cautelare in carcere o in alternativa il divieto di dimora in provincia, Parenti viceversa l’obbligo di dimora nelle ore notturne e di firma in questura. Bilisari si ritira per deliberare.

Al suo ritorno il giudice convalida arresto e sequestro, e ritenendo che l’imputato – il precedente è “fresco” e lui non ha lavoro fisso – possa cadere nella recidiva dispone il suo trasferimento nella casa circondariale di via Saffi: prossima udienza in settimana. Il difensore di Briki, chiesti i termini a difesa, valutan di ricorrere al riesame presso la corte di Firenze.

 

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