Il Tirreno

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La produzione

Olio, produzione in calo per colpa della "mosca" ma resa migliore: le prime stime dai frantoi

di Massimiliano Frascino

	Fabrizio Filippi presidente di Olma
Fabrizio Filippi presidente di Olma

Grosseto, lunedì 29 settembre comincia la campagna olivicola 2025. Filippi (Olma): «Il prezzo dell’Igp rimane alto». Franci: «Fino a oggi non abbiamo risentito dei dazi statunitensi»

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GROSSETO. Domani (lunedì 29 settembre) inizia di fatto la campagna olivicola 2025, con i produttori che inizieranno a conferire le proprie olive ai frantoi della provincia. Le aspettative generalizzate sono di un calo della produzione intorno al 20% rispetto all’anno scorso, che peraltro fu un’annata eccezionale. Quest’anno, in conseguenza del calo delle temperature e delle piogge di luglio, ad avere un impatto sarà soprattutto la mosca olearia, che è proliferata nel mese di luglio ed è successivamente andata in difficoltà con il ritorno delle alte temperature ad agosto e inizio settembre. Per cui in chiusura della campagna olivicola andrà verificato in quali zone avrà fatto più danni. La qualità dell’olio, ad ogni modo, dovrebbe essere mediamente buona, ma soprattutto tornerà ai livelli normali la resa delle olive – lo scorso anno mediamente fra il 9 e il 10% – che dovrebbe attestarsi sul 13-14%, compensando in parte la diminuzione dei frutti sugli alberi.

L’Olma di Braccagni, che con i suoi 1.000 soci è il frantoio leader in Toscana per l’olio evo Igp, ha iniziato questa settimana a frangere piccole quantità di olive monovarietali. «Da lunedì – spiega il presidente Fabrizio Filippi – saremo in grado di iniziare a lavorare i primi conferimenti dei soci. La mosca olearia è proliferata un po’ in tutta la regione, ma chi come noi ha iniziato i trattamenti preventivi per tempo ha gestito bene il problema e il prodotto non ne risentirà. D’altra parte, negli ultimi tre anni il caldo intenso e prolungato aveva tenuto a lungo lontana la mosca dalle colture e, per così dire, ci eravamo abituati male. Dalle nostre stime il calo del prodotto dovrebbe essere fra il 20 e il 30%; lo scorso anno abbiamo lavorato 70mila quintali di olive, quest’anno metterei la firma a 50mila». Poi Filippi fa un ragionamento sui prezzi. «Il prezzo sullo scaffale dell’olio a marchio italiano è in leggero calo, mentre quello dell’Igp toscano continua a tenere bene e rimane alto. Noi esportiamo il 90% nella nostra produzione attraverso Certified Origins Italia, e quest’anno saremo in grado di liquidare ai soci un prezzo tra 10,50 e 10,80 euro al chilo».

Il Frantoio Franci, da anni ai vertici di tutte le classifiche italiane e mondiali con i propri prodotti, è un punto di riferimento per oltre un centinaio di piccoli e medi olivicoltori dai quali ritira le olive. «La nostra azienda agricola ha 75 ettari di oliveti, con 30mila piante, e lavoriamo sia le nostre olive che quelle dei fornitori, una parte dei quali conferiscono olive biologiche – spiega Giorgio Franci, titolare dell’omonimo frantoio – anche noi abbiamo avuto un po’ di pressione dovuta alla mosca olearia che si è diffusa soprattutto a luglio in concomitanza con l’abbassamento delle temperature e l’aumento dell’umidità, ma abbiamo lavorato bene sulla prevenzione con le trappole a cattura massale per cui il problemi sono stati contenuti e la qualità dell’olio non ne risentirà. Lo scorso anno la resa per quintale di olive era più bassa della media di circa il 3%, ma quest’anno sarà allineata con quella standard del 13%. La produzione sarà inferiore di circa un 20% anche a causa di una fioritura non ottimale nella scorsa primavera. I conti li faremo alla fine della campagna olearia».

Quanto al mercato, Franci sottolinea come «i prezzi alti dello scorso anno, dovuti anche al calo produttivo degli altri Paesi mediterranei, hanno penalizzato i consumatori e i ristoratori italiani che soffrono il calo del potere d’acquisto, per cui si sono rivolti a un prodotto comunitario (spagnolo e greco, ndc ) non certificato Igp. Mentre l’export è andato piuttosto bene. Quest’anno le stime dei prezzi danno ancora un differenziale di 5 euro al chilo tra olio comunitario e quello Igp. Ai nostri fornitori di olive noi corrisponderemo dagli 11 euro al chilo. Fino ad oggi, infine, non abbiamo risentito dell’effetto dei dazi statunitensi sul nostro export, anche perché gli importatori hanno accumulato scorte prima che questi scattassero».

Arte Olio, che nello scorso anno ha inaugurato il nuovo frantoio nell’area del Madonnino II a Braccagni, quest’anno vedrà entrare in produzione 550 dei 700 ettari di olivi super intensivi nella piana a nord di Grosseto. «Non abbiamo avuto problemi con la mosca olearia perché abbiamo fatto i trattamenti preventivi – spiega l’ad, Riccardo Schiatti – Per noi sarà il primo anno con una produzione significativa, ma non abbiamo termini di paragone. La gran parte dell’olio certificato italiano sarà venduto all’estero, in Usa e Asia, ma contiamo anche di incrementare le vendite in Italia e apriremo lo spaccio al Madonnino».

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