Corsi di formazione “fantasma” in Maremma, maxisequestro da 600mila euro: due indagati
Lezioni inesistenti e firme falsificate: così intascavano i crediti d’imposta previsti dal ministero
GROSSETO. Lei sull’Amiata e lui a Grosseto, lei titolare di una nota azienda agricola produttrice di olio e vino e lui di un’agenzia che eroga, tra gli altri servizi, corsi della cosiddetta Formazione 4.0: una misura prevista dal ministero delle imprese e del Made in Italy volta a sostenere tramite un credito d’imposta le imprese nel processo di trasformazione digitale e tecnologica creando o consolidando le competenze nelle tecnologie abilitanti necessarie a realizzare – appunto – il “paradigma 4.0”. Una misura che oggi non è più attiva ma grazie alla quale i due avrebbero intascato cifre a cinque zeri; finché non è arrivata la guardia di finanza.
L’attività era scaturita dagli esiti di una verifica fiscale condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria nei confronti della società utilizzatrice del credito. «Indebita compensazione tra debiti tributari e crediti d’imposta», riassumono dalle Fiamme Gialle al termine di un’indagine coordinata dal sostituto procuratore Carmine Nuzzo che ha portato il giudice per le indagini preliminari a emettere un decreto al quale i finanzieri del Comando provinciale hanno dato esecuzione nei giorni scorsi: due indagati (i rispettivi titolari) e sequestri per circa 600 mila euro.
In particolare, le investigazioni avevano consentito di accertare come l’azienda avesse compensato debiti erariali con crediti fiscali maturati dichiarando di aver svolto, dal 2020 al 2022, corsi di formazione finalizzati all’acquisizione di competenze digitali e tecniche e alla specializzazione del proprio personale. Il fatto è che, secondo le Fiamme Gialle, i corsi non sarebbero mai stati erogati; tanto che gli stessi dipendenti dell’azienda, messi di fronte ai fogli delle presenze, hanno negato di averli mai firmati. Corsi “fantasma”, insomma, creati ad arte dall’impresa attraverso false fatture fiscali ricevute dalla società incaricata di reperire i docenti e procurare il materiale didattico, nonché di offrire consulenze; prestazioni di fatto mai avvenute.
Un meccanismo del tutto sovrapponibile a quello al quale mise i bastoni tra le ruote la Finanza di Salerno che nell’aprile 2023 eseguì, su tutto il territorio nazionale, una maxioperazione che vide coinvolte oltre 274 imprese e i relativi rappresentanti legali: oltre 100 furono i reparti delle Fiamme Gialle impegnati in 42 province per eseguire un’ordinanza del Gip del tribunale di Vallo della Lucania, che dispose nove misure cautelari personali per – a vario titolo – associazione per delinquere, autoriciclaggio, emissione di fatture per operazioni inesistenti e indebita compensazione di crediti di imposta; e il sequestro preventivo di circa 57 milioni di euro per una serie di truffe al piano nazionale Industria 4.0.
I sequestri eseguiti nei giorni scorsi dai colleghi maremmani, in attesa di diventare eventualmente confische (dal Comando si ricorda che in attesa di giudizio definitivo trova applicazione, per tutti gli indagati, il principio della presunzione di innocenza), riguardano gli immobili ricondotti alla titolare dell’azienda agricola e ai conti collegati all’impresa grossetana.