Scabbia, tossinfezioni e legionella: quali sono le malattie più diffuse in estate in Maremma e i consigli del medico
Dopo il caso di tubercolosi in un asilo nido a Grosseto, il punto con il direttore del dipartimento di prevenzione dell’Asl Toscana sud est: «Non è il primo in città»
GROSSETO. L’anno scorso, nell’Asl Toscana sud est, i casi di scabbia sono stati 361. Quarantatré invece quelli di tubercolosi, sempre con gli stessi riferimenti spazio – temporali. In realtà, a “caratterizzare” di più la Maremma, con il caldo estivo e il notevole afflusso di turisti, sono le tossinfezioni alimentari, che colpiscono l’organismo quando si ingeriscono cibi contaminati. L’anno scorso, sempre nell’ambito dell’Asl sud est, «ne abbiamo avute 68 e siamo già a 43 nel primo semestre del 2025», dice Giorgio Briganti, direttore del dipartimento di prevenzione dell’Asl Toscana sud est. Numeri «che non vanno divisi aritmeticamente – sottolinea Briganti – perché questa casistica è più diffusa nella provincia di Grosseto, che risente del boom di popolazione durante il periodo estivo, quando si solito avvengono le tossinfezioni. Di solito, infatti, sono causate dal consumo di alimenti o fuori dalla propria abitazione, ma anche all’interno, visto che le temperature estive richiedono più accorgimento nella gestione e conservazione degli alimenti anche in ambito domestico».
Scabbia e scarlattina
Eccole, le malattie che più spesso “bussano” al dipartimento di prevenzione e igiene dell’Asl Toscana sud est. L’altro ieri, a Grosseto, è stato notificato un caso di tubercolosi in un asilo nido della città. «Non è il primo di quest’anno», precisa Briganti. Ed è bene sottolineare anche un altro aspetto: «Non si tratta di un focolaio – sottolinea il direttore del dipartimento – perché quest’ultimo presuppone più casi». C’è stato, questo sì, un focolaio di scabbia in una casa di riposo in città, sempre di recente. È proprio la scabbia la patologia per cui più spesso viene attivato il dipartimento, seguita – con 165 casi l’anno scorso nell’Asl Toscana sud est – dalla scarlattina.
Legionellosi
La “geografia” delle malattie infettive che richiedono un intervento della Prevenzione non è variata nel corso degli ultimi anni, con cifre stabili. Semmai «negli ultimi anni abbiamo registrato – dice Briganti – un aumento di legionellosi (112 nel 2024). Questo dipende anche dalla maggiore accuratezza delle indagini diagnostiche, un altro aspetto da considerare. La legionellosi, pur manifestandosi con casi singoli, richiede una serie di azioni e di indagini sulla gestione dell’acqua o degli impianti di condizionamento, e questo nelle strutture dove risiedono comunità, da quelle ricettive alle sanitarie».
Le malattie infettive
Poi c’è tutto il capitolo delle malattie infettive. «Sono un po’ in aumento, ma – sottolinea Briganti – non in maniera rilevante ed è una tendenza a livello nazionale, anche i casi di arbovirosi, malattie trasmissibili tramite insetti vettori, come Dengue o West Nile». L’anno scorso, nell’Asl, si registrarono 6 casi di Dengue. Quest’anno uno. «Sono tutte malattie importate, non autoctone, “da viaggio”, nel senso che provengono – spiega Briganti – da persone che hanno soggiornato in Stati esteri, nei quali sono malattie endemiche». C’è stato anche un caso di colera l’anno scorso, nessuno nel 2025, ma «i numeri sono talmente bassi – sottolinea Briganti – che non ha alcun impatto a livello epidemiologico, è del tutto trascurabile. È però tra le tipologie di malattia che possiamo trattare».
Quando ci si attiva
Queste ultime vanno dalle infettive alle virali, come le epatiti, alle batteriche, come l’Escherichia Coli. «Ci attiviamo – sintetizza Briganti – per tutte le malattie infettive e diffusive, che sono state codificate da norme per le quali, una volta diagnostica la malattia – può essere l’ospedale, il medico di medicina generale o il pronto soccorso –, dobbiamo attivarci per motivi di igiene e sanità pubblica, prevenendo le problematiche sulla popolazione».
Dove e chi
Ma dove interviene più di frequente il dipartimento di prevenzione? «Visto che la maggior parte sono malattie infettive e diffusive – sottolinea Briganti – le ritroviamo più spesso nelle comunità, negli ambienti di vita, lavoro, scuola, nelle residenze turistiche o sanitarie. Dove, insomma, i contatti tra persone sono più stretti». Vanno poi tenuti in considerazione i fattori scatenanti, che dipendono dalla tipologia della malattia e in ogni caso sono influenzati da condizioni oggettive come l’ambiente circostante (il caldo, ad esempio, agisce sulle tossinfezioni alimentari) e che sono diversi da quelli predisponenti, che possono essere, per alcune tipologie di malattie, i viaggi, aumentando la probabilità. Anche sul fronte delle età, difficile individuarne una maggiormente predisposta. Dipende sempre dalla tipologia della malattia. «Per quelle infettive – spiega Briganti – a essere più colpiti sono i bambini, mentre in altri casi, come la legionella, il problema riguarda di più i soggetti più immunodepressi e anziani. In altri casi ancora, come ad esempio per le arbovirosi, l’età non ha alcuna influenza».
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