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«Ti sventro e ti tolgo il bimbo»: violenze sulla ex, lui patteggia

di Matteo Scardigli
«Ti sventro e ti tolgo il bimbo»: violenze sulla ex, lui patteggia<br type="_moz" />

Grosseto, deve scontare 2 anni e 8 mesi di lavori sociali alla Croce rossa

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GROSSETO. «Ti sventro, ti taglio le budella e te lo levo dalla pancia (il feto, ndr). Ti brucio viva». Lei era incinta del loro bambino, per il quale avevano già deciso il nome, ma neanche questo lo fermò; né il fatto che in casa ci fosse anche l’altro figlio minorenne.

Lui quasi quarantenne, dipendente di una catena di supermercati, lei qualche anno di meno; entrambi grossetani. Per 23 mesi consecutivi l’ha ingiuriata e offesa, presa a calci, spinta e strattonata; e minacciata di morte. Una situazione diventata ben presto insostenibile per la donna, malgrado la sua famiglia provasse in tutti i modi ad aiutarla. La gabbia in cui lui l’aveva intrappolata andava anche oltre le mura domestiche: «Ti devi guardare le spalle, lo sai io che ti faccio», le sibilò una volta al telefono.

Fu così che lei andò a denunciarlo, portando con sé una chiavetta Usb sulla quale aveva scaricato i messaggi WhatsApp. Nella comunicazione della notizia di reato (Cnr) la squadra Mobile mise nero su bianco tutto quanto, comprese l’annotazione dei carabinieri del nucleo operativo radiomobile (Norm) di due anni prima e quella relazione del servizio per le dipendenze patologiche (Serd) anche per precedenti di guida in stato di ebbrezza, gli atti relativi alla misura cautelare e l’ordinanza di rigetto del tribunale del riesame di Firenze; perché due anni prima, rientrando a casa ubriaco, al culmine di una discussione le aveva tirato addosso una sedia e aveva aggredito il padre di lei intervenuto per difendere la figlia, afferrandolo al collo e minacciando di morte anche lui: lei, in un estremo tentativo di salvare il salvabile, decise di non andare per vie legali.

Le indagini fecero emergere una «abituale condotta di maltrattamenti», un «durevole stato di sofferenza fisica e morale»: una convivenza divenuta ormai insostenibile. Scattò quindi il Codice Rosso, la legge che rafforza la tutela di tutti coloro che subiscono atti persecutori, maltrattamenti e violenze e prevede che la polizia giudiziaria, acquisita la notizia di reato relativa a delitti di violenza domestica e di genere, debba riferire «immediatamente» al pubblico ministero, anche in forma orale; alla comunicazione orale deve seguire «senza ritardo» quella scritta: allontanamento dalla casa – di proprietà della famiglia di lei – e braccialetto elettronico; cioè (nel complesso) la misura cautelare di cui sopra, oggetto dell’ordinanza di rigetto del tribunale del riesame di Firenze.

Nel frattempo il bambino è venuto al mondo e la madre, difesa di fiducia dall’avvocato Tommaso Galletti (Foro di Grosseto) si è costituita parte civile contro l’ormai ex compagno, difeso di fiducia dall’avvocato Roberto Burzi (Foro di Grosseto).

L’udienza preliminare si è celebrata a fine marzo di quest’anno: l’imputato, tramite il suo legale, ha chiesto il patteggiamento e l’applicazione della pena sostitutiva dei lavori di pubblica utilità; la sostituta procuratrice Valeria Lazzarini ha espresso il proprio consenso, mentre nessuna delle due parti ha chiesto l’applicazione delle attenuanti generiche.

Il giudice Giuseppe Coniglio ha infine applicato la pena di 2 anni e 8 mesi (dai 4 di partenza, considerata l’aggravante di aver commesso il fatto in danno di una donna incinta e in presenza dell’altro figlio minore), le spese del procedimento e il risarcimento di 1.320 euro in favore della parte civile; pena detentiva sostituita da 978 giorni (1.956 ore di lavoro) da svolgere alla Croce Rossa italiana di Grosseto.

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