Il Tirreno

Grosseto

Il caso

Vemar, capannoni all’asta: è la fine di un’era. Banca creditrice sui resti dell’azienda famosa per i caschi

Il grande casco da motociclista simbolo della Vemar (foto Agenzia Bf)
Il grande casco da motociclista simbolo della Vemar (foto Agenzia Bf)

L’impresa di via Topazio fu tra i produttori più prestigiosi di caschi integrali da motociclette

27 settembre 2024
3 MINUTI DI LETTURA





GROSSETO. Arriva all’epilogo un po’ triste di un’asta curata dall’Istituto per le vendite giudiziarie (Ivg) a Grosseto, Pisa e Livorno, la storia gloriosa della Vemar (Vetroresina Maremma).

L’azienda di via Topazio iniziò a utilizzare la vetroresina nel 1969 per produrre tini destinati allo stoccaggio di olio e vino, per poi successivamente passare alla produzione di caschi integrali per moto. Diventando uno dei più prestigiosi marchi del settore fino ai primi anni Duemila. Quando il boom della manifattura low cost Made in China fece fuori uno a uno i produttori europei di caschi da moto, fra i quali Vemar.

Conclusosi senza esito il precedente concordato, nel 2020 il Tribunale di Grosseto ha attivato la procedura fallimentare con un’asta andata deserta per la vendita degli immobili di Vemar Helmets e Vh Industries. Oggi è la volta di una banca creditrice, che avvalendosi dell’articolo 41 del Testo unico bancario, in veste di creditore ipotecario ha attivato la procedura esecutiva per ottenere la vendita dei beni residui della società.

Ad andare all’asta, senza incanto e in un unico lotto, i locali di via Topazio: una palazzina di due piani adibita ad uffici, per 500 metri quadri, una tettoia di 900 mq e l’adiacente capannone di 4mila mq, sul tetto del quale a memoria dei fasti del passato campeggia la riproduzione fuori scala di un grande casco da moto, che si nota percorrendo la rampa di accesso di Grosseto nord all’Aurelia. Icona conosciuta da tutti i grossetani.

L’asta si svolgerà senza incanto in modalità telematica e asincrona, con un prezzo a base d’asta stabilito dal perito in 1 milione e 336mila euro, che abbattuta del 25 per cento consentirà di partire da un’offerta minima di 1 milione e 2.000 euro, con un rialzo minimo di 41.000 euro. Il termine per presentare le offerte, esclusivamente per via telematica, scade alle 23,59 di giovedì 14 novembre. L’asta avrà una durata di 24 ore.

In caso di presentazione di un’offerta o di un rilancio entro i dieci minuti antecedenti la scadenza del termine, sarà possibile fare fino ad altri dodici rilanci, a intervalli di dieci minuti ciascuno. Per avere informazioni sulle modalità di partecipazione all’asta e sullo stato di fatto e di diritto dei beni immobili soggetti di allineare azione, è possibile consultare il portale delle vendite pubbliche, oppure accedere direttamente all’indirizzo internet https://pvp.giustizia.it/pvp/it.

Il complesso industriale oggetto di vendita è situato nell’area del Pip Nord. Lo stato dei locali, inutilizzati da anni, è di deterioramento ma non fatiscente, con impianti di condizionamento e un impianto fotovoltaico sul tetto oramai inutilizzabili, per cui sono necessari lavori di adeguamento impiantistico e di rifinitura. Gli infissi in alluminio e vetrocamera sono dotati di avvolgibili, le porte in legno, e pareti e soffitti sono rifiniti a intonaco tradizionale. Nel capannone, infine, ci sono depositi di materiali di scarto e residui di lavorazione da smaltire previa cernita. Lo smaltimento dovrà essere preceduto da campionamento dei materiali e dall’analisi chimica dei campioni, per poi procedere a cernita, separazione, trasporto, smaltimento dei rifiuti e bonifica.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Soldi 

La guida

Dall’Inps avvisi di pagamento ad artigiani e commercianti: cosa contengono e chi deve pagare

di Leonardo Monselesan
Sportello legale