Grosseto

Comunità in lutto

Marina di Grosseto piange il suo “Nappino”

di Maurizio Caldarelli
Marina di Grosseto piange il suo “Nappino”

Frazione in lutto per lo storico meccanico Silvano Chechi, morto a 83 anni. Ex portiere nella squadra locale, si prese il soprannome dopo un incidente

31 agosto 2023
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GROSSETO. La comunità di Marina di Grosseto ha dato ieri pomeriggio l’ultimo saluto a Silvano “Nappino” Chechi, 83 anni, morto all’ospedale Misericordia dopo una malattia.

La frazione balneare piange uno storico meccanico di automobili, che fino a vent’anni fa era stato un punto di riferimento per i suoi concittadini.

Originario di Montalcino, Silvano, orfano dall’età di quattro anni (il padre Arturo fu ucciso da una scheggia di bomba a Paternò, in Sicilia) arrivò a Marina nel 1954 insieme all’amico Ugo Fedolfi, anche lui proveniente dalla cittadina senese, per aprire un laboratorio davanti alla Fortezza, dove oggi c’è il supermercato Carrefour. A metà degli anni Settanta, dopo che il socio decise di aprire un punto vendita Conad, si trasferì subito dietro l’angolo, in via Bramante, la strada che porta al Bar Torino.

Fu una persona amata per la sua disponibilità e viene ricordato per la simpatia e la gioia di vivere, che non aveva perso nemmeno durante gli ultimi anni.

«Mio zio – lo ricorda Roberto Caselli, marinese doc, oggi residente a Santa Fiora – ha trascorso tutta la vita a Marina di Grosseto. Ugo se lo portò dietro ad appena 14 anni perché già faceva il ragazzo di bottega. Ha lavorato anche per un’azienda che si occupava di pini, ma il suo amore erano i motori, dei quali era molto competente. Con il passare degli anni lo corteggiarono anche le più importanti concessionarie Fiat cittadine, per offrirgli un posto da capo officina, ma preferì sempre rimanere nell’impresa che aveva messo in piedi e nella quale per un paio d’anni ho lavorato anch’io d’estate».

“Nappino” (ancora il nipote spiega che «il soprannome, oltre che per il naso pronunciato, gli fu affibbiato dopo che andò a sbattere con il motorino contro un muro») ebbe anche altre due grandi passioni: la caccia e il calcio.

«Faceva il portiere al Marina – sottolinea sempre Caselli – ed era grande tifoso juventino, una fede che ha trasmesso anche a me. Finì la sua carriera al termine di una giornata infelice del direttore di gara: dopo il triplice fischio lo prese per il “cravattino” e l’accompagnò nello spogliatoio a calci nel sedere».

Silvano “Nappino” Cechi lascia la moglie Patrizia (figlia di Ireneo Benelli), con la quale viveva nel quartiere di Sciangai, subito dopo il ponte, e il figlio Daniele, che si trasferì a Milano per mettere su famiglia.

 

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