GROSSETO. Il cielo è nuvolo, però non piove. Ma al mercato settimanale del giovedì non c’è la ressa. Ci sono tanti spazi vuoti, tra ambulanti che non si sono presentati o che non hanno rinnovato la licenza. Negli scorsi anni, riuscire a camminare il giovedì tra piazza Esperanto e Porta Corsica era quasi impossibile.
«Febbraio è sempre stato un periodo triste per le vendite, ma quest’anno in particolar modo. Siamo ai minimi storici. La gente ha paura, tra la guerra e il carobollette, e spende meno», dice Luca Bani, che partecipa al mercato dal 1999. «Il lavoro non va male, ma i guadagni vengono mangiati dalle tasse. Alla gente piace il mercato perché permette di fare una girata, ma è raro che vengano i ragazzi giovani», racconta Stefania Pisani dal suo banco di calzature. «Una volta si lavorava di più», dice Salvatore Annunziata, che vende biancheria per la casa dal 1969. «Al mercato vengono tutti, tranne quelli con la puzza sotto il naso. Qui si trova roba sia di alta che di scarsa qualità, basta fare un giro».
Secondo Marco Natale, ambulante che vende pentolame e utensili da 55 anni, la situazione è cambiata: «Prima, le persone venivano per trovare roba di qualità e di marca a prezzi scontati. Qualche banco del genere c’è ancora, ma pochi. Oggi viene la gente che per vestirsi vuole spendere molto poco, persone che comprano il capo usato o la maglietta a pochi euro. Un po’ come nel dopoguerra», racconta. Di banchi che vendono pentole e utensili ne sono rimasti pochi.
«La gente non cucina più. A pranzo mangia un panino al volo. La sera arriva a casa stanca». I banchi dove si vendono generi alimentari sono quelli con più persone intorno, ma anche qui un calo. «C’è poca gente – dice Lorenzo Patrone del salumificio Patrone – Grosseto è ancora uno dei migliori, dove resiste la cultura della “girata al mercato”».
Secondo lui, il calo delle vendite è dovuto a una scarsa possibilità di acquisto delle persone, visto che molte non hanno lavoro, o non è ben remunerativo. «Comprano le cose contate – dice Manuel Detti, che vende frutta e verdura – Chiedono le cose essenziali che servono per mangiare. Nelle frazioni, invece, fanno acquisti un po’ più consistenti». La primavera e l’estate, comunque, rimangono un periodo d’oro per gli affari anche perché ci sono tantissimi turisti. C’è anche da dire, però, che ci sono meno banchi perché non c’è ricambio generazionale. Quando arriva la pensione, molti storici ambulanti non rinnovano la concessione; quel posto rimane vuoto, o viene riassegnato solo dopo tanto tempo. Il grossetano Angelo Franzese e il senese Federico Cerretani, però, sono due eccezioni. Entrambi figli di ambulanti, portano avanti l’impresa di famiglia.
«Febbraio è un periodo strano: la gente non compra le cose invernali perché si avvicina il caldo, né quelle estive perché ancora fa freddo. Il mercato ha subito un duro colpo con l’apertura dei due centri commerciali», dice Franzese. «Qui ci sono tanti banchi rispetto alla quantità di persone che viene al mercato», dice Cerretani. Nonostante abbia subito un lieve declino, il mercato del mercoledì di Siena continua ad attirare molte persone. «A Siena non ci sono grandi catene o centri commerciali. Se vuoi fare acquisti vai al mercato, oppure devi spostarti. A Grosseto servirebbe una ristrutturazione del mercato, come stanno facendo tanti Comuni», dice ancora Cerretani. Insomma, forse si potrebbe tamponare la falla ridimensionando il mercato, evitando anche che ci siano tristi posti vuoti in alcune zone. Ieri, a esempio, il parcheggio di Porta Corsica era quasi deserto.