Il Tirreno

Grosseto

In aula

Violenza in campo, daspo a Ceri, Ciani e Moni: l’avvocato ricorre al Tar

di Matteo Scardigli
Simone Ceri, il giorno successivo ai fatti di Roselle in cui era coinvolto insieme a Riccardo Ciani e Marietto Titino Moni, e Thomas Tenci (il custode del campo): qui è fuori dagli uffici della questura i (foto Agenzia Bf)
Simone Ceri, il giorno successivo ai fatti di Roselle in cui era coinvolto insieme a Riccardo Ciani e Marietto Titino Moni, e Thomas Tenci (il custode del campo): qui è fuori dagli uffici della questura i (foto Agenzia Bf)

03 dicembre 2022
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GROSSETO. Come anticipato da Il Tirreno, Simone Ceri, Riccardo Ciani e Marietto Titino Moni hanno presentato ricorso al Tar contro i provvedimenti emanati nei loro confronti dalla questura di Grosseto per i fatti accaduti al campo sportivo di Roselle lo scorso 24 giugno, quando – secondo la ricostruzione della Digos – i tre si resero responsabili dei reati di violenza e lesioni ai danni di Thomas Tenci (il custode del campo), violazione di domicilio e danneggiamenti.

Il questore Antonio Mannoni dispose il Daspo (divieto di accedere alle manifestazioni sportive) per Ceri, Ciani e Moni: dieci anni per l’ex vicepresidente del Grifone e – da pochi giorni – ex socio di minoranza nella società acquistata poi dall’imprenditore Giovanni Lamioni (Ceri gli ha ceduto le sue quote), otto per lo storico leader della curva e altrettanti per il noto ultras biancorosso.

I tre si erano quindi affidati all’avvocato Lorenzo Contucci, che aveva contestato il provvedimento perché – sosteneva – i fatti non erano collegati allo svolgimento di un’attività sportiva (presupposto per un Daspo).

Sulla base di quel Daspo, il 28 settembre Moni era stato arrestato dalla polizia di Pontedera perché trovato in auto diretto al parcheggio dello stadio Comunale di Ponsacco, dove si stava disputando la partita fra Mobilieri Ponsacco e Us Grosseto. Moni, secondo la linea difensiva, era capitato accanto all’impianto sportivo (a gara già in corso) di ritorno da uno spostamento personale in tutt’altra zona. Moni era stato subito rilasciato in applicazione dell’articolo 121 del Codice di procedura penale. Il pubblico ministero aveva quindi chiesto spiegazioni al giudice, e così era stato – intanto – rimosso l’obbligo di firma.

Nel caso in cui la questura non avesse ritirato anche il resto del Daspo, Contucci preannunciava un ricorso al Tar. Il ritiro era quindi arrivato, accompagnato però a stretto giro di posta da ulteriori provvedimenti; con misure inferiori, ma sempre Daspo, anche questi non convalidati dal giudice.

Forte dei dinieghi pronunciati dai togati fino a quel momento, il legale auspicava quindi un ulteriore ritiro da parte degli uffici di piazza Palatucci, “pena” sempre l’appello al Tribunale amministrativo regionale. Il secondo ritiro, tuttavia, non c’è stato.

Il ricorso al Tar invece sì, e lo ha presentato nei giorni scorsi per Ceri, Ciani e Moni il nuovo difensore Giovanni Adami; che chiede, previo accoglimento dell’istanza cautelare, l’annullamento dei provvedimenti. Al Tribunale amministrativo regionale ora il compito di confermare le valutazioni dei colleghi giudici grossetani o ribaltare le loro sentenze.l


 

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